In Francia il governo ha annunciato oggi la completa nazionalizzazione di Edf (Électricité de France, una sorta di Enel francese) di cui già deteneva una quota dell’84%. La compagnia elettrica era stata in piccola parte privatizzata da Nicolas Sarkozy. “L’emergenza climatica richiede decisioni forti e radicali. Dobbiamo avere il pieno controllo della produzione e del nostro futuro energetico. Dobbiamo garantire la nostra sovranità di fronte alle conseguenze della guerra e alle colossali sfide che ci attendono”, ha affermato il primo ministro Elisabeth Borne durante il suo discorso politico in parlamento a Parigi. “Ecco perché confermo oggi l’intenzione dello Stato di detenere il 100% del capitale di Edf”. Il gruppo è alle prese con un oneroso e difficile piano di ammodernamento e sviluppo delle sue numerose centrali nucleari (da cui proviene il 69% dell’elettricità consumata in Francia) oltre che con l’ampliamento di impianti eolici e fotovoltaici. Il gruppo ha un indebitamento di 43 miliardi di euro e lo scorso aprile era stato ricapitalizzato per oltre 3 miliardi. Vale in borsa 33 miliardi di euro. Dopo la notizia le quotazioni si sono impennate a + 10%. “Anche la Francia deve prepararsi a tutti gli scenari riguardanti la fornitura di gas dalla Russia, anche i più difficili”, ha affermato ancora Borne aggiungendo che “Possiamo resistere, ma tutti dovranno agire”.

Il governo tedesco si sta invece muovendo per salvare Uniper, il più grande distributore del paese che ha visto prosciugarsi le sue finanze a causa del dimezzamento dei flussi dalla Russia. Per rispettare gli impegni contrattuali con gli utenti il gruppo deve recuperare il gas mancante sul mercato pagando prezzi maggiori rispetto a quelli che poi carica sui consumatori. Il piano di Berlino vale circa 9 miliardi di euro e dovrebbe includere anche la possibilità di rivedere al rialzo le tariffe per aziende e famiglie. Il governo di Berlino teme un effetto domino nel settore delle utilities energetiche sulla falsariga di quanto accaduto nel settore bancario dopo il crollo di Lehman Brothers. La situazione in campo energetico è cambiata “in modo così drammatico” da richiedere di “rivalutare le politiche di breve termine nel settore. Anche guardando al RePowerEu il tema è questo”. Lo ha indicato un alto funzionario Ue in vista dell’Eurogruppo di lunedì a Bruxelles, commentando la possibilità che i governi mettano in campo – come già annunciato da Germania e Francia – misure per salvare le compagnie energetiche in difficoltà.

In vista dell’inverno “andiamo incontro ad ulteriori enormi aumenti dei prezzi del gas“. Lo ha affermato oggi ministro dell’Economia e del Clima tedesco, Robert Habeck dichiarandosi comunque contrario a un tetto al prezzo. Il governo vuole impegnarsi a fare in modo che il peso degli effetti di questa situazione sia distribuito “equamente”, ha affermato. Quello in corso è però di “uno shock esterno” e “un tetto al prezzo del gas sarebbe un segnale sbagliato. Il gas viene in questo momento scambiato sul mercato di Amsterdam a 171 euro al megawatt/ora, in rialzo dell’3% rispetto alla chiusura di ieri, un prezzo sestuplicato rispetto ai valori pre Covid.

“Dobbiamo prepararci a ulteriori interruzioni delle forniture di gas, persino a un’interruzione completa della fornitura da parte della Russia. Oggi, complessivamente, 12 Stati membri sono direttamente interessati da riduzioni parziali o totali della fornitura di gas. È evidente: Putin continua a usare l’energia come un’arma. Per questo la Commissione sta lavorando a un piano di emergenza europeo. Presenteremo questo piano e gli strumenti necessari entro la metà di luglio”, detto oggi la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. “La Commissione sta preparando un piano d’emergenza” se le cose peggiorassero sulle forniture di gas. “E’ importante avere un approccio coordinato basato su due punti: chiedersi dove c’è più bisogno del gas e come fare in modo che più gas vada in queste aree. In circa due settimane presenteremo questo piano“, ha aggiunto la presidente. Per il prossimo 26 luglio è stato quindi convocato un vertice straordinario dei ministri europei dell’energia.

Sul fronte italiano, secondo alcune indiscrezioni, la Libia si appresterebbe a diminuire il flusso di gas destinato ad Eni del 25% a causa del peggioramento della situazione nel paese dove continua lo scontro tra fazioni. Tripoli dispone di riserve fi gas significative, circa 1.500 miliardi di metri cubi, ossia 20 volte le modeste riserve italiane. Tuttavia la produzione è andata declinando a causa dei disordini interni ed oggi non va oltre i 10 miliardi di metri cubi l’anno. Un settimo dei consumi italiani. La dipendenza italiana dal gas libico, che arriva sulle nostre coste tramite la condotta Green Stream è modesta: circa il 2,5% del totale. Circa un terzo di tutto il gas acquistato dall’Italia viene dal Nord Africa ma per nove decimi è di origine algerina. In un contesto di mercato già estremamente teso anche piccoli inconvenienti possono però generare ricadute pesanti. Oggi si segnala anche una significativa ripresa dei flussi dalla Russia. Secondo i dati di Snam arrivano al Tarvisio più di 2 milioni di metri cubi, quattro o cinque volte i valori degli ultimi giorni. Snam ha anche annunciato l’acquisto da Bw Lng un nuovo rigassificatore galleggiante per “contribuire alla sicurezza e alla diversificazione energetica dell’Italia”. Costruita nel 2015, ha una capacità massima di stoccaggio di circa 170mila metri cubi di gas naturale liquefatto (Lng) e una capacità nominale di rigassificazione continua di circa 5 miliardi di metri cubi l’anno. La nave ha un costo di 400 milioni di dollari che verranno pagati in due tranche.

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