E’ corsa alle scorte di gas e mentre l’Unione europea è ancora divisa sulla fissazione di un tetto al prezzo delle importazioni russe, brutte notizie arrivano dal nostro nuovo, principale fornitore, l’Algeria. La compagnia di idrocarburi statale algerina Sonatrach ha infatti annunciato di voler aumentare i prezzi del gas e massimizzare i profitti. Complice la fuga dalle forniture di Mosca, “l’aumento delle esportazioni algerine di idrocarburi è stato del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, ha detto l’ad del gruppo Toufik Hekkar. L’aumento del prezzo per ora non dovrebbe riguardare l’Italia, che ha appena chiuso un accordo con Algeri per l’aumento di forniture e siglato nuovi contratti tra Eni e la stessa Sonatrach. Che però sta già trattando la cosa con altri paesi Ue e proprio mentre l’Europa corre per raggiungere la soglia minima di riempimento degli stoccaggi, tra l’80 e il 90%, necessaria ad affrontare il prossimo inverno.

“Purtroppo siamo in ritardo come Paese, dovevamo diversificare molto prima ma abbiamo tanti partner e amici nel mondo”, dichiarava il ministro degli Esteri Luigi Di Maio il 10 aprile scorso, alla vigilia del viaggio in Algeria al fianco del premier Mario Draghi, del titolare della Transizione ecologica Roberto Cingolani e dell’ad di Eni Claudio Descalzi per siglare un accordo per maggiori forniture di gas “ed evitare gli eventuali ricatti russi”, come spiegava lo stesso Di Maio. Ricatti che si sono poi concretizzati nel taglio delle forniture ai Paesi europei da parte del gigante russo Gazprom, che ha risentito ben poco delle conseguenze visto l’aumento dei prezzi registrato dopo l’inizio del conflitto. Il nostro governo insiste sulla necessità di porre un freno a inflazione e speculazione finanziaria, colpendo gli interessi russi con un price-cap al gas di Mosca. Ma sul tema c’è ancora da discutere e sulla soluzione tecnica da adottare le divisioni permangono. Nel frattempo, nuovi problemi arrivano proprio da quei “partner e amici nel mondo”.

“Sonatrach ha deciso di attivare la clausola di revisione dei prezzi alla luce del forte aumento dei prezzi del gas sul mercato internazionale”, ha annunciato l’ad di Sonatrach, Hekkar, in una conferenza stampa ad Algeri, spiegando di aver avviato contatti con i partner europei per rivedere le clausole contrattuali delle forniture e di aver già raggiunto un accordo con tre Paesi mentre con gli altri le trattative sono in corso. L’economia dell’Algeria, membro dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec), dipende dagli idrocarburi per circa il 90%. Nonostante l’impegno del presidente Abdelmadjid Tebboune per un piano di ripresa economica basato sulla diversificazione, è impensabile che gli algerini voltino le spalle alle leggi del mercato. Con le esportazioni più che raddoppiate rispetto agli stessi mesi del 2021 per un valore di 21,5 miliardi di dollari nei primi cinque mesi dell’anno e un incremento nella produzione di idrocarburi del 2%, l’Algeria guarda ai suoi interessi e alza i prezzi delle forniture all’Europa.

Le indiscrezioni raccolte appena tre giorni fa dall’agenzia Reuters sono già realtà, con il gruppo algerino che – ha spiegato Reuters – intende slegare l’indicizzazione dei contratti dalle quotazioni medie dei prodotti petroliferi (Brent), e di spostarla verso il TTF, l’indice virtuale di scambio situato nei Paesi Bassi, dove quest’anno i contratti di riferimento per il gas naturale sono saliti fino al 110% mentre il Brent ha visto un aumento del 55%. Insomma, Algeri decide di approfittare delle conseguenze del conflitto ucraino e di massimizzare i guadagni vista la crescente domanda europea. Un bel guaio per l’Europa, che al momento vede gli stock delle sue riserve al 60% e deve avvicinarsi quanto più possibile al 90% per affrontare con maggiore tranquillità quello che il ministro Cingolani ha definito “un inverno difficile”.

L’annuncio di Sonatrach pesa, anche sull’Italia, che dall’Algeria riceve attualmente 60 milioni di metri cubi di gas al giorno. Non poco se consideriamo che la riduzione delle forniture all’Europa decisa dalla Russia ha portato il flusso che attraversa i gasdotti ucraini a 42 milioni di metri cubi. Al momento le intenzioni di Sonatrach non avranno ripercussioni immediate sul nostro Paese, titolare di contratti tra il gruppo algerino e Eni con scadenza al 2027 e rinnovi che quindi sono ancora distanti. Ma il Consiglio dell’Ue ha adottato un regolamento per garantire che le capacità di stoccaggio del gas nell’Unione possano essere condivise tra gli Stati membri in uno spirito di solidarietà. Quindi ci siamo dentro tutti. “Sonatrach ha un potere contrattuale molto forte perché ha il gas e sa che l’Europa ne ha bisogno, e gli acquirenti ora si rendono conto di essere bloccati tra l’incudine e il martello“, ha spiegato una fonte di Reuters, che ricorda come all’orizzonte ci sia anche “la potenziale interruzione totale dei flussi russi”.

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