Cultura

La magia del teatro? È più viva che mai con Christiane Jatahy. Guardate cosa mette in scena l’artista brasiliana

Dramaholic - Diario veneziano Parte 2

di Paolo Martini
La magia del teatro? È più viva che mai con Christiane Jatahy. Guardate cosa mette in scena l’artista brasiliana

È stato di una tale potenza evocativa, il nuovo ‘The Lingering now’ o ‘Le Present qui Déborde’ di Christiane Jatahy’, che qualcuno poteva pensare che persino il temporale che ha accompagnato l’ingresso in sala degli spettatori l’aveva fatto arrivare apposta l’artista brasiliana, Leone d’Oro 2022. Prima di far scrosciare gli applausi, tutti hanno comunque battuto a ritmo le dita dell’indice e del medio sull’avambraccio, invitati a imitare il rumore della pioggia, mentre sul grande schermo impallidiva il riverbero delle acque del rio degli Amazzoni.

Ecco la magia del teatro che si ripete: in questo presente che trabocca e sconfina e persiste, per tradurre un po’ il senso del titolo, il flagello della siccità non è altro che l’effetto dell’aridità che domina nei nostri cuori occidentali ricchi. Eppure, per 120 minuti questa Odissea contemporanea ricostruita con un linguaggio a cavallo tra cinema-documentario e teatro-happening fa straordinariamente vivere ai fortunati convenuti, pur nella proverbiale opulenza turistica veneziana, le vite dei migranti che la raccontano: coinvolge e travolge tutti, fa piangere e apre le menti all’indignazione ma fa anche ridere e ballare, invita a riflettere sull’esistenza e però pure a prendere atto dell’emergenza politica, ci obbliga a soffrire per qualche attimo con le persone di quei Paesi che fanno cambiare canale quando si guarda il telegiornale, Palestina, Siria, Iran, Sudafrica e Brasile. Che altro dire? Chapeau (per altro, vedi dramaholic.it).

2) Dimenticate Asia Argento e la sua strombazzata incursione al Late Hour Scratching Poetry della Biennale 2022. La vera disfida notturna all’Arsenale per l’interpretazione delle poesie di Alda Merini durante il DJset di Demetrio Castellucci, comincerà alle 22.30 del 25 giugno, quando Galatea Ranzi si lascerà alle spalle i premi Duse, le serie di Netflix, il ballo con Toni Servillo nella ‘Grande Bellezza’ di Sorrentino, per un compitino tutt’altro che invidiabile e non così agile, psicologicamente, per un’attrice di carriera: provare a fare da maieuta in scena, per sette tarde serate, di una selezionata pattuglia di fresche allieve dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Milano risponde, idealmente, lunedì 27 giugno, sfoderando Federica Rosellini (con una S soltanto, per carità!), la trentenne più in vista al Piccolo Teatro, fresca di Amleto per Antonio Latella e di un suo stesso primo spettacolo ‘Carne Blu’. Per il testo che ha vinto il premio autori under40, ‘En Abyme’ di Tolija Djokovic, nell’abisso scenderà idealmente anche la Rosellini, chiamata a rendere potabile, al caldo delle 16 nella sala d’Armi, una ‘mise en lecture’ – come si usa dire nell’aulico francese del teatro borghese -, ovvero una modesta lettura del copione sul leggio. Di grinta ne mostra fin troppa, ma basterà? Sì, sono piccole prove dove nessuno magari t’aspetta al varco, ma queste occasioni possono sempre nascondere un diavoletto nel dettaglio.

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