Cultura

London Art Week, riportare nel Regno Unito collezionisti e mercanti d’arte post Brexit non è impresa facile: luci e ombre di un settore che ora punta su giovani e tecnologia

Luce Garrigues, Direttore della London Art Week, rivendica lo sforzo compiuto per implementare l’offerta digitale anche in questa edizione del ritorno totale in presenza: “Quello che la tecnologia oggi ci offre è la possibilità di andare dietro le quinte e di apprezzare un quadro o una scultura vedendole sotto una luce nuova”, spiega.

di Antonella Zangaro

Partirà tra luci ed ombre la prossima edizione della London Art Week che si terrà nella capitale inglese dal 3 all’8 Luglio. Luci, perchè, dopo la pandemia ed un tentativo di ripartenza ancora stentato nel 2021, adesso, nella Gran Bretagna che ha voluto ostinatamente tornare quanto prima alla normalità, questo appuntamento sarà decisivo. E poiché non sempre tutto è perduto, qualcosa di buono le edizioni passate l’hanno lasciata. La piattaforma digitale, fortemente implementata quando tutto si svolgeva on line, è diventata sempre più protagonista di un settore finora basato per lo più sul vis-à-vis. Al di là dei talk che continueranno a coinvolgere contemporaneamente esperti da tutto il mondo – senza spostarli da casa – l’uso della tecnologia permetterà di scrutare le opere sotto profili finora inediti.

Luce Garrigues, Direttore della London Art Week, rivendica lo sforzo compiuto per implementare l’offerta digitale anche in questa edizione del ritorno totale in presenza: “Quello che la tecnologia oggi ci offre è la possibilità di andare dietro le quinte e di apprezzare un quadro o una scultura vedendole sotto una luce nuova”, spiega. Raggi X, infrarossi, dettagli su cornici e fasi del restauro, podcast ad hoc: il senso è quello di mostrare, grazie al supporto digitale, tutto ciò che prima era sconosciuto, con il doppio obiettivo di rendere l’arte più accessibile a nuove interazioni e di aiutare ad accrescere la cultura del classico, sempre più lontana dal gusto delle nuove generazioni e dei nuovi mercati. Per i primi, si contano già diversi esperimenti di successo per rendere pop dettagli o icone classiche che hanno saputo incantare anche i più distratti o insofferenti al mondo dell’arte antica. Basti pensare al grande successo de “La ragazza con l’orecchino di Perla”, ad esempio, riscoperta e rilanciata con grande maestria qualche anno fa.

Luce Garrigues ci spiega anche che oggi, soprattutto le nuove generazioni, comprano arte on line e anche per questo motivo si è reso necessario chiedere alla tecnologia di raccontare un’opera a 360 gradi, dando la possibilità di scandagliare ogni dettaglio fino ad arrivare ad accertarne le proporzioni mettendola in contatto, virtuale, con oggetti reali. Per i secondi, i compratori e i collezionisti che arrivano dai nuovi mercati emergenti, il discorso, ci spiega Luce Garrigues, è più complesso. Per attrarre estimatori cresciuti lontano dal bacino europeo e della grande cultura dell’iconografia religiosa, è necessario legare l’arte classica ad elementi di novità ricreando una cultura dell’antico.

A farle eco anche Stefania Rulfi, artist agent, che conferma come la maggior parte dei soldi spesi nel settore oggi graviti sempre di più verso il mondo del moderno e del contemporaneo, trascurando il classico giudicato fuori moda e più difficile da adattare ai nuovi contesti abitativi e di aggregazione. Fenomeno, questo, non difficile da spiegare se si pensa a quanto le generazioni cresciute a suon di high tech e velocità possano meglio riconoscersi in un’opera scenografica, a forte impatto di colori ed immagini, piuttosto che in un quadro antico fatto di soggetti difficili da comprendere, magari dall’aria tetra o sofferente e comunque espressione di un gusto molto lontano da quello di oggi. “Ma il nostro obiettivo, chiarisce la direttrice di LAW – è quello di riportare le persone qui, a Mayfair, per farle entrare nelle nostre gallerie e riconquistarle”. Per offrire qualcosa in più, aggiunge, il tema conduttore dell’edizione estiva del 2022 sarà “Music & Dance” e vedrà la collaborazione dell’orchestra Filarmonica che organizzerà concerti live all’interno delle gallerie che sono state invitate ad esporre almeno un’opera legata a questo soggetto. Ma riportare collezionisti e mercanti d’arte a Londra non sarà facile.

E qui arriva la seconda ombra. Il combinato disposto di due fattori renderà la sfida di quest’anno particolarmente complessa. Da una parte tutti i problemi e le conseguenze generate dalla Brexit e dalle nuove tasse, dai nuovi costi per le spedizioni internazionali e da una burocrazia particolarmente complessa che disincentiva all’acquisto Oltremanica. Dall’altra, la quasi concomitanza con l’appuntamento di Maastricht che, quest’anno, svolgendosi a ridosso della London Art Week, sicuramente si porterà via tutto il mercato dei paesi di prossimità e difficilmente stimolerà quello intercontinentale ad indugiare in Europa per due settimane, per partecipare a tutti e due gli eventi. “A Londra difficilmente vedremo collezionisti europei quest’anno” commenta Saviano Bellè, restauratore toscano di stanza in Inghilterra da molti anni. “Qui ci saranno i locali e soprattutto quelli che normalmente stavano in panchina, perché i protagonisti del settore saranno tutti a Maastricht”. Ed è per questo che quest’anno Londra spera di potersi giocare con più forza la carta del richiamo del suo brand. In uno sforzo collettivo, la città cercherà di vendere l’arte e se stessa, aprendo le porte delle gallerie a tutti, in un modo più intimo di fruire dell’arte che metta a disposizione esperti dedicati a rispondere ad ogni curiosità e che dia la possibilità di ammirare artisti che normalmente si trovano nei musei.

Basti pensare al disegno di Albrecht Durer, Vergine con bambino, da poco riscoperto e presentato nella galleria Agnes, dove il curatore è a disposizione per illustrare l’opera e raccontare al pubblico tutti gli aggiornamenti su questa recente scoperta. Così come la galleria Colnaghi, che ha deciso di dedicare un focus speciale alle donne, artiste, del passato. A fare la parte del leone sarà naturalmente Artemisia Gentileschi, ma non ci sarà solo lei. Il mondo dell’arte classica, negli ultimi anni, ha riscoperto sempre di più la mano ed il talento femminile dei secoli passati che finora non aveva mai avuto la ribalta meritata. Donne che crescevano nelle botteghe di pittori e scultori importanti e alle quali veniva concesso di eseguire solo ritratti o nature morte. Tra queste figurano Fede Galizia, Rachel Ruysh, Clara Peeters, Elena Recco, meno famosa ma oggi molto ricercata. E non ultima, Caterina Angela Pierozzi, unica donna del XVII secolo che, dopo aver studiato all’Accademia e compagnia delle arti e del disegno con Artemisia Gentileschi, fu accolta e protetta alla corte dei Medici, sotto il patronato della Gran Duchessa Vittoria della Rovere, famosa per aver sempre sostenuto il talento delle donne nell’arte. Infine, come da tradizione, non mancheranno le attesissime aste serali di Bonhams, Christie’s e Sotheby’s che porteranno una selezione che vanta La Ninfa di Lucas Cranach I , una scena di battaglia di Willem van de Velde il Giovane e un trompe l’oeil di Edward Collier.

London Art Week, riportare nel Regno Unito collezionisti e mercanti d’arte post Brexit non è impresa facile: luci e ombre di un settore che ora punta su giovani e tecnologia
Precedente
Precedente
Successivo
Successivo

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.