“È legge di Dio che non si possa fare del bene a qualcuno, se prima non gli si vuole bene. Per questo san Pio X, entrando patriarca a Venezia, aveva esclamato in San Marco: ‘Cosa sarebbe di me, veneziani, se non vi amassi?’. Io dico ai romani qualcosa di simile: posso assicurarvi che vi amo, che desidero solo entrare nel vostro servizio e mettere a disposizione di tutti le mie povere forze, quel poco che ho e che sono”. Così, nel pomeriggio del 23 settembre 1978, cinque giorni prima di morire, si presentava ai fedeli della sua diocesi di Roma Giovanni Paolo I prendendo possesso della cattedra di San Giovanni in Laterano.

La sua parabola rivive nel volume Il Papa senza corona (Carocci) a cura di Giovanni Maria Vian, direttore emerito de L’Osservatore Romano. Un testo che, attraverso i contributi di quattro storici (Sylvie Barnay, Roberto Pertici, Gianpaolo Romanato e Vian), dello scrittore Juan Manuel de Prada e del critico cinematografico Emilio Ranzato, presenta la figura di Luciani sotto molteplici punti di vista con gustose e continue immersioni nella letteratura e nella filmografia.

Un libro che esce alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo I che sarà presieduta da Papa Francesco il 4 settembre 2022 in piazza San Pietro. Un evento atteso da tempo per l’ammirazione che quel Pontefice, che guidò la Chiesa per soli trentatré giorni, ha suscitato ben al di là della stretta geografia cattolica. Vian ha il merito di presentare la figura di Luciani sottraendola finalmente ai tanti, troppi cliché di cui la sua biografia è stata vittima negli ultimi decenni.

Un Papa umanissimo, eletto il 26 agosto 1978 e morto il 28 settembre successivo. Sulla sua repentina scomparsa si è scritto e detto di tutto. La verità è che essa avvenne per infarto miocardico acuto. “La morte fa parte della vita, è il segno che viviamo per tornare al Signore”, aveva detto nel 1970 il patriarca Luciani al giornalista Alberto Cavallari che aveva conosciuto il futuro Papa a Venezia quando dirigeva Il Gazzettino.

“Giovanni Paolo I – scrive Vian – era un uomo con problemi di salute, poi emersi da diverse testimonianze, che nella solitudine totale della prima sera trascorsa nell’appartamento papale non aveva trovato nemmeno un po’ di latte. E che per poterne bere un bicchiere aveva dovuto telefonare a un vecchio amico residente in Vaticano, il veneto Camillo Cibin, comandante della Gendarmeria, che ovviamente si era precipitato a portargliene un litro preso dal frigorifero di casa”.

Lo storico sottolinea, inoltre, che “poco si ricorda dei trentatré giorni del pontificato: in genere, soprattutto un’affermazione, ben radicata nella letteratura biblica e nella tradizione cristiana, ma che all’Angelus del 10 settembre suonò come rivoluzionaria e fece scalpore, quando il Papa disse che Dio ‘è papà; più ancora è madre’. La questione sarebbe stata spesso evocata nel dibattito teologico successivo e sul tema sarebbe intervenuto un trentennio più tardi Benedetto XVI, commentando la preghiera del Padre nostro”.

Alla vigilia della fumata bianca, non tutti erano convinti che Luciani sarebbe stato il successore di san Paolo VI. Il cardinale Jean Villot, segretario di Stato di Montini e camerlengo, chiese un parere sulla possibilità dell’elezione del patriarca di Venezia al suo amico e confidente Antoine Wenger, religioso assunzionista, valente bizantinista con la passione della Russia e dell’ecumenismo. “Io, rispondo di no, senza dubbio con troppa sicurezza”, scrisse Wenger come riporta Vian.

Poi, l’indomani, inviò al porporato un appunto: “Il nome del cardinale Luciani appare in modo sporadico sulla stampa e i cardinali non italiani s’informano su di lui (l’arcivescovo di Parigi ha interrogato a lungo in proposito un prete di Venezia che vive a San Luigi). A suo sfavore ci sono alcuni duri discorsi sulla teologia della liberazione e la severità di cui ha dato prova nei confronti dei preti della sua diocesi che hanno sostenuto la possibilità per un cattolico di votare per il divorzio al referendum”. Evidentemente, le cose andarono diversamente.

Vian riporta, inoltre, quanto scrisse Cavallari il 30 settembre 1978 sulla prima pagina del Corriere della Sera: “Come mai lo Spirito Santo ha mutato consiglio in trentatré giorni? Come rifare una scelta senza contraddizioni? Come ricominciare da capo? Né va dimenticata la domanda dei laici. Perché? Perché la morte ha schiacciato un Papa che ‘appena cominciava a sorridere’? Infine, la domanda dell’uomo qualsiasi che ha visto passare la meteora di un papato: chi era Giovanni Paolo I? Cosa poteva essere per l’umanità?”.

Articolo Precedente

Bullismo, il mio è un atto di resistenza: ora io e altri siamo pronti a uscire allo scoperto

next