L’inflazione della Gran Bretagna ha raggiunto lo scorso aprile il 9%, valore più alto dal 1982. Il dato è leggermente al di sotto delle attese degli analisti (9,1%), segna tuttavia un salto notevole rispetto al 7% di marzo. Come ovunque anche in Inghilterra incidono moltissimo il costo dell’energia e delle bollette (+54%). L’istituto nazionale di statistica (Ons) ha sottolineato come i tre quarti dell’incremento dei prezzi sia riconducibile a luce e gas. Pesano anche i rincari dei beni alimentari esacerbati dalla guerra in Ucraina, paese grande produttore di grano come la Russia. I prezzi dei beni alimentari sono in media in rialzo del 6,7% rispetto all’aprile del 2021.

La banca centrale inglese si attende che l’inflazione toccherà un picco del 10,2% in ottobre per poi, si spera, iniziare una graduale discesa. Nel frattempo la stessa Bank of England ha alzato i tassi di interessi portandoli, lo scorso 5 maggio, all’1% ossia il valore più alto dalla crisi finanziaria e potrebbe ritoccarli ulteriormente all’insù. Alzare i tassi è un modo per ridurre la quantità di denaro in circolazione (i prestiti costano di più) e questo tende a frenare i rialzi dei prezzi. Come ha avvertito la stessa Bank of England tuttavia l’80% delle pressioni inflazionistiche derivano da fattori esterni. Un anno fa l’inflazione britannica era appena all’1,5%. Il rovescio della medaglia del rialzo dei tassi è che tende a rallentare l’economia. E le previsioni per il Regno Unito non sono rosee. Ci si attende infatti che la crescita economica rallenti a fine 2022 e possa entrare in recessione nei primi tre mesi del 2023.

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