“Occorre educare a una cultura della non discriminazione, per costruire una comunità che metta al bando ogni forma di prevaricazione radicata nel rifiuto delle differenze”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 17 maggio, la Giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia (Idahot), dedicata quest’anno al tema ‘Our Bodies, Our Lives, Our Rights. “Questa Giornata internazionale chiede l’attenzione sulle violazioni alla dignità della persona motivate con orientamenti sessuali diversi dal proprio. Il rispetto dei diritti di ogni persona, l’uguaglianza fra tutti i cittadini, sancita dalla nostra Costituzione e dagli ordinamenti internazionali che abbiamo fatto nostri, non sono derogabili. Solidarietà e responsabilità”, prosegue il capo dello Stato. “Sono alla base della nostra comune convivenza. Solo la comprensione reciproca può portare alla piena accettazione di tutto ciò che è “altro” da sé e al riconoscimento di ciascuna individualità. Il messaggio di questa giornata è l’invito a rinnovare l’impegno al rispetto dell’altro e delle sue scelte: elementi alla base del vivere collettivo”.

Intanto quest’anno, per l’occasione e per la prima volta nella sua storia, il ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale espone sulla facciata della Farnesina uno striscione con i 6 colori della bandiera arcobaleno, la cosiddetta ‘Freedom Flag’ a simbolica testimonianza dell’impegno italiano nel mondo per la tutela dei diritti delle persone Lgbtiq+. “I diritti umani sono inviolabili e devono essere garantiti a tutti, senza distinzioni o discriminazioni, incluse quelle basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, sottolinea l’ente. “Sono ancora numerosi gli Stati in cui le persone Lgbtiq+ continuano a patire discriminazioni, marginalizzazione, abusi e violenze, sperimentando una sistematica violazione dei loro diritti fondamentali. In molti casi le stesse relazioni consenzienti fra persone adulte del medesimo sesso sono considerate reato, punibile anche con la pena di morte”.

L’allarme è lanciato anche dal ministero delle Pari opportunità, tramite un post su Facebook della titolare Elena Bonetti, che cita la creazione di Centri contro le discriminazioni l’avvio di presidi per la protezione di chi subisce odio e atti omofobici. “Con gesti concreti come questi possiamo contribuire a consegnare alle nuove generazioni una società giusta e plurale, dove le differenze costituiscono un valore e non un limite”. Bonetti precisa inoltre che l’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, “pubblica un Avviso rivolto alla società civile, per la selezione ed il finanziamento di progetti finalizzati alla realizzazione di campagne di comunicazione volte a sensibilizzare e informare la cittadinanza sui diritti fondamentali delle persone Lgbtiq+”.

Per il Movimento 5 Stelle, questa giornata “Ci ricorda una conquista di civiltà e al tempo stesso ci invita a proseguire la lotta per l’affermazione dei diritti di tutte le persone, a prescindere dal loro orientamento sessuale o identità di genere. Basti sapere”, prosegue articolo sul blog del partito, “che ancora oggi l’omosessualità è illegale in almeno 76 paesi e in 24 è addirittura punita con la pena di morte. Basti pensare che l’Oms ha rimosso dalla lista delle malattie mentali il transessualismo solo nel 2019”. Enrico Letta sottolinea l’importanza di approvare il Ddl Zan, tornato in Parlamento a sei mesi di distanza dagli applausi con cui il Senato aveva accolto il freno alla sua approvazione. “Nella giornata mondiale contro l’omofobia la biofobia e la transfobia il nostro impegno ancora più determinato ad approvare il Ddl Zan. Per noi i diritti non sono mai contrapposti ad altre priorità. In quest’ultima fase sta emergendo tutta la nostra alternatività”, ha proseguito il leader Dem. E in una nota si esprime proprio Alessandro Zan, promotore della legge: “Le principali Ong che monitorano questi indicatori relegano il nostro Paese in fondo a ogni classifica, alla stregua di Paesi come Polonia o Georgia, superato perfino dall’Ungheria di Orban. Intanto quotidianamente persone vengono fatte oggetto di discriminazione e violenza semplicemente perché esistono, con una responsabilità enorme di una certa politica che, oltre a mettersi di traverso a qualsiasi iniziativa di civiltà, diffonde becere e vergognose fake news. Ultima quella sulla circolare del Ministro dell’Istruzione Bianchi, che chiedeva alle scuole di applicare una legge già esistente e organizzare momenti di riflessione con gli studenti in occasione di questa giornata. Lega e Fratelli d’Italia hanno parlato di “ideologia gender”, quando, voglio ricordarlo proprio oggi, è la Costituzione che all’art. 3 impone alla Repubblica il compito di eliminare qualsiasi discriminazione verso i suoi cittadini. E proprio questo è l’obiettivo della legge contro i crimini d’odio, ovvero dare applicazione a quei principi fissati dalle madri e dai padri costituenti. In questi ultimi 10 mesi di legislatura, superato l’embargo dei 6 mesi al ddl Zan, c’è la possibilità di approvare un testo efficace e schiodare l’Italia da quelle ultime posizioni: ora spetta al Senato sanare la brutta ferita aperta il 27 ottobre scorso da quel voto e da quel vergognoso applauso“.

La senatrice Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Pd: “Potrei ricordare che in Italia è ancora altissimo il numero di episodi di discriminazione e violenza ai danni delle persone Lgbtqi+. Potrei ricordare che, anche quest’anno, l’Italia si è collocata ai gradini più bassi della Rainbow Map di Ilga Europe. O potrei parlare di tutto il lavoro che ancora c’è da fare, delle difficoltà della politica di dare risposte efficaci alla domanda di riconoscimento e giustizia che proviene dalle persone Lgbtiq+ del nostro Paese. Ma voglio dedicare la giornata di oggi, invece, a chi non si arrende“. Lo scrive in un post su Facebook.

E nel frattempo i numeri continuano a parlare: passano dal 35% del 2021 al 42% le segnalazioni alla Gay help line per maltrattamenti e violenze in famiglia. Più del 50% delle segnalazioni proviene da under35. Nella fascia 13-29 anni il 60% dei maltrattamenti a sfondo omofobico avvengono in ambito familiare. Questi i numeri forniti dalla Gay help line che sottolinea come il 20% degli utenti fra 18 e 26 anni ha richiesto accoglienza presso Refuge Lgbt, la prima casa famiglia in Italia per giovani lgbt+ discriminati in famiglia. Anche in questo caso si evidenzia un rilevante incremento. Dall’inizio del servizio sono stati accolti oltre 60 ragazzi e ragazze maggiorenni vittime di violenza familiare e segnalato molti minori ai servizi sociali. Il 35% segnala difficoltà di accesso / minori opportunità nel mondo del lavoro dopo il coming out. Il 18% denuncia atti d’odio nei confronti di adulti nel contesto lavorativo o formativo. Il 15% riguarda mobbing, stalking e revenge porn sul posto di lavoro, che raddoppiano per le donne trans. Il 19% denuncia aggressioni e minacce e il 15% denuncia bullismo e atti discriminatori. La quasi totalità – spiega Gay help line- sceglie di accedere ai servizi di Gay Help Line ma non denuncia formalmente alle autorità, perché dichiara di avere paura e non sentirsi abbastanza protetto. Nei casi di denuncia è risultata fondamentale la collaborazione con Oscad soprattutto nel contrasto della violenza in famiglia a seguito del coming out. Rispetto al periodo pandemico, sono aumentate del 150% le richieste di supporto da parte di richiedenti asilo per orientamento sessuale e identità e di genere, tornando ai numeri precedenti alla pandemia.

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