L’inerzia della Regione Lazio sull’accordo di programma che sbloccherebbe l’apertura dello storico cinema Metropolitan, in via del Corso a Roma, tiene in ostaggio anche la riqualificazione di altre due sale comunali: l’Airone in via Lidia, al quartiere Appio Latino, e l’Apollo in via Bixio, all’Esquilino. In ballo ci sono sette milioni di oneri accessori destinati a queste ultime due strutture, che arriverebbero dall’impresa impegnata nel recupero del Metropolitan se soltanto partisse la fase finale dei lavori. Bloccata, fin dal 2019, dalla mancanza di un accordo di programma della Regione Lazio, che – recependo una delibera dell’assemblea comunale – dovrebbe prevedere, in deroga al Piano regolatore generale la completa riconversione dell’ex cinema a spazio commerciale di media distribuzione con il mantenimento di una sola sala cinematografica al posto di quattro.

Il percorso di rigenerazione del Metropolitan è iniziato nel 2012 sotto la giunta Alemanno: da allora le amministrazioni che si sono succedute lo hanno hanno portato avanti, programmando e approvando la riconversione della struttura. L’ultimo atto è passato in Assemblea capitolina nel 2019. con la giunta Raggi: prevede la destinazione d’uso commerciale di poco più di duemila metri quadri della superficie disponibile, di cui 1.300 destinati alla vendita vera e propria e 330 per una sala cinema da 99 posti. In pratica, delle quattro sale esistenti ne rimarrebbe una sola e per il resto la struttura si convertirebbe in area commerciale, uffici e un magazzino. A gestire l’operazione è un’impresa privata, Dm Europa, che si è impegnata a mettere gratuitamente la sala cinema a disposizione del comune per 120 giorni all’anno, assumere almeno sessanta persone e a versare quei sette milioni di oneri che la giunta utilizzerà, come da accordi, per riqualificare le altre due sale comunali (anch’esse abbandonate da un decennio almeno). Intanto la società ha ristrutturato la facciata dello stabile, con un investimento di otto milioni di euro. “L’abbiamo riportata alle condizioni originarie del 1935, eliminando la pensilina che era stata introdotta nel 2000 ed era causa di degrado”, spiega Morris Attia, presidente della Dm Europa.

A bloccare i lavori e di conseguenza il versamento, però, è proprio la mancanza dell’accordo di programma, che dev’essere redatto e sottoscritto dagli uffici dell’assessore regionale all’Urbanistica, Massimiliano Valeriani. “Recentemente abbiamo incontrato l’amministrazione Gualtieri e ricevuto rassicurazioni, tuttavia non riusciamo ad avere risposte dalla Regione Lazio. Dal 2 febbraio abbiamo inviato loro una serie di sollecitazioni, un invito ad adempiere e poi una diffida. Nessuno ci ha risposto”, denuncia Attia. “Dopo anni di conferenze di servizio chiuse positivamente, con il via libera anche della Regione Lazio e investimenti già fatti, ci aspettiamo quantomeno una risposta se non la firma dell’accordo, in modo da decidere che valutazioni fare”, conclude Attia. Se restare, insomma, o lasciare.

I nuovi Re di Roma

di Il Fatto Quotidiano 6.50€ Acquista
Articolo Precedente

Coronavirus, il report Gimbe: “È flop della campagna per la quarta dose. Tra gli over 80 e fragili il tasso di copertura è appena del 5,6%”

next
Articolo Successivo

Avellino, “9mila euro per non diffondere un video a sfondo sessuale”: 27enne arrestata con l’accusa di estorsione continuata

next