La sua ultima apparizione in tv Catherine Spaak l’aveva fatta, nell’aprile dello scorso anno, a Oggi è un altro giorno, la trasmissione condotta da Serena Bortone su Rai Uno. E già mostrava pesantemente i segni della malattia che, proprio un anno dopo, il 17 aprile 2022, l’ha portata alla morte.

Era nata 77 anni fa a Boulogne-Billancourt, ovest di Parigi, nella regione dell’Île-de-France e anche sua madre, pure lei francese, Alice Perrier, in arte Claudie Clèves, era stata, per un certo periodo, attrice e aveva lavorato con registi del calibro di Henri-Georges Clouzot. La parte belga della famiglia viene dal padre, uno sceneggiatore notissimo soprattutto negli anni 30 (collaborò, fra gli altri, con Renoir e Duvivier) e dallo zio, il drammaturgo Claude Spaak, marito, a sua volta, di Suzanne Lorge, partigiana che salvò centinaia di ebrei belgi dai nazisti. Questa lunga premessa per sottolineare come Catherine (e sua sorella Agnes che, dopo aver recitato in una ventina di film non certo memorabili, divenne redattrice di moda al settimanale Gioia della Rusconi e poi fotografa) sia stata figlia d’arte e prole di una stirpe straordinariamente importante visto che era anche nipote di Paul-Henri Spaak, già primo ministro belga e segretario generale della Nato negli anni 50.

Non a caso, dunque, Catherine debutta a soli 14 anni, nel 1959, in un corto, L’Hiver (l’inverno), 13 minuti diretti da Jaques Gautier del quale lei è la sola protagonista. Ma il suo primo vero lungometraggio (nel quale, però, non è accreditata) è dell’anno successivo: Il Buco, storia di detenuti e ultimo film di Jacques Becker: la Spaak è la ragazzina con il foulard in testa che va a trovare in carcere il detenuto Gaspard.

In Italia debutta lo stesso anno in un film, ricco di noti attori, di Gianni Puccini (Il carro armato dell’8 settembre) con un soggetto di Elio Petri e sceneggiato, fra gli altri, da Pier Paolo Pasolini. Il ruolo da protagonista lo ottiene però dallo scopritore di ragazzine e amico di famiglia Alberto Lattuada: il film è Dolci inganni, che ebbe immotivati guai con la censura. Lattuada, in una nota intervista a l’Unità (20 agosto 1994) raccontava della Spaak: “L’avevo vista la prima volta a otto anni nella villa del padre del quale ero amico. Venne in giardino, in tutù e fece una danza per noi. Dissi al padre: ‘La voglio far fare un film’. E lui: ‘È ancora troppo piccola’. Passò qualche anno, la rividi mentre prendeva lezioni di pianoforte e tornai alla carica, ma il padre mi fece aspettare ancora. Quando compì 15 anni rinnovai la richiesta e lui mi disse: ‘Va bene, io te la consegno ancora vergine, tu me la devi restituire com’era’”.

È la celebrazione di Catherine come attrice-lolita, una sorta di Sue Lyon europea. Tanto che la rivedremo, solo due anni dopo, accanto a un mostro sacro come il quarantenne Ugo Tognazzi (che si infatua di lei, diciassettenne) ne La voglia Matta di Luciano Salce, il regista a cui, ha dichiarato la Spaak, è stata più affezionata. Non poteva mancare lo ‘spiaggiarello’ di turno per mostrarla, splendida, in bikini (Diciottenni al sole (’62) di Camillo Mastrocinque). Del resto, la Spaak non si è mai tirata indietro rispetto ai ruoli sexy che la la mostravano con pochi veli (sempre raffinatamente, come ne La parmigiana di Pietrangeli accanto a Manfredi): a noi tutti rimarrà negli occhi la sua immagine nuda, ricoperta di banconote, ne La noia (da Moravia) di Damiano Damiani. O ancora accanto al ‘maniaco’ dei palloncini Mastroianni (la cui esasperata fidanzata è Catherine) nell’episodio di Marco Ferreri di Oggi, domani, dopodomani (’65). E poi è Matelda, la ragazzina liberata da Branca-Gassman ne l’Armata Brancaleone (’66) di Monicelli sul cui set la Spaak racconterà – anni dopo – d’essere stata “bullizzata.

Lo stesso anno, durante le riprese di Non faccio la guerra faccio l’amore, lei, il regista Franco Rossi e l’operatore Gastone Di Giovanni, finirono in mare, al largo di Taranto, a causa del ribaltamento della barca sulla quale si trovavano per girare una scena: a salvarli fu un sottomarino dell’esercito che si trovava lì, mimetizzato, sempre per il film. Lei ne uscì “sotto choc”, dichiarò.

Oltre 60 i film, con i maggiori registi italiani e non (Risi – ne Il sorpasso dove, nei titoli di testa, il nome Spaak viene prima di Trintignant, a dimostrazione della popolarità dell’attrice! – Bolognini, Festa Campanile, Argento – ne Il gatto a nove code è la figlia di Tino Carraro nonché amante di James Franciscus). La Spaak partecipa anche all’ultimo film in cui appare Monica Vitti (che ne è anche la regista): Scandalo segreto (’90.)

Poi, apparizione conclusiva di Catherine, La vacanza (2019) del regista napoletano Enrico Iannaccone al suo primo lungometraggio, dove, a 77 anni, interpreta una donna ex magistrato che comincia a manifestare i primi sintomi di Alzheimer. Nel frattempo c’è stata tanta televisione (Harem, Rai Tre, programma ‘di sole donne’ che destò anche qualche ridicolo scandalo, come quando, dibattendo di lingerie con le ospiti, mostrò un curioso cappuccetto strizza-capezzoli oppure quando invitò Adriana Faranda senza affrontare il suo passato terrorista). E il teatro, tanto teatro che necessiterebbe un articolo a parte. Senza menzionare la sua giovanile attività di cantante. E la sua triste partecipazione (rinnegata) a L’isola dei famosi insieme con Rocco Siffredi.

Non ha mai gradito, Catherine, parlare della sua vita privata (il dolore per la figlia avuta dal primo marito Fabrizio Capucci, e che le fu tolta e affidata alla famiglia del fratello maggiore del padre, il noto couturier Roberto; gli altri tre matrimoni, fra cui quello con Dorelli, la relazione con l’attore Orso Maria Guerrini, con il quale andò a vivere in un casale con piscina nelle campagne di Magliano Sabina). E non ha mai avuto, forse anche per questo, splendidi rapporti con buona parte dei giornalisti, pur divenendo, in maturità, giornalista ella stessa. Di lei resta una bellezza sconcertante, al di là di una sua – almeno per alcuni che l’hanno conosciuta da vicino – non particolare simpatia, dovuta forse a quella sua aria un po’ snob.

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