Molti commentatori sostengono, con ragione soltanto teorica, che l’analisi della guerra in Ucraina sia viziata dal fatto che vengono considerate soltanto le argomentazioni di parte ucraina: Zelensky è un buon comunicatore, rappresenta il paese vittima della guerra ed è ascoltato da tutti i Parlamenti d’Europa; Putin e i suoi rappresentanti sarebbero invece rifiutati. Questa situazione, oggettivamente vera, non è però il riflesso di una scelta di parte occidentale; semmai è il risultato delle pessime ragioni e strategie comunicative russe. Una guerra si combatte su vari fronti: quello militare, quello logistico ed economico, quello politico e quello comunicativo; e la Russia sta perdendo su tutti i fronti.

Ci sono sostanzialmente due tipi di “ragioni” di Putin: quelle che noi gli attribuiamo e quelle che lui stesso ha dichiarato con proclami altisonanti ma inconsistenti. Le ragioni che noi attribuiamo a Putin vanno dalle richieste dell’Ucraina (come di altre ex repubbliche sovietiche) di aderire all’Ue e alla Nato, alla repressione delle proteste politiche nel Donbass, e alle presunte interferenze di parte Usa nelle proteste che portarono alle dimissioni e alla fuga di Yanukovich.

I proclami di Putin, il principale dei quali è un suo saggio autografo dal titolo “Sull’unità storica di Russi e Ucraini“, confermano solo in parte e molto indirettamente le ragioni che noi gli attribuiamo: Putin afferma che i due popoli russo e ucraino costituiscono una unità unica e indissolubile e per dimostrarlo risale indietro nel tempo di un millennio o anche più. Le conquiste del territorio ucraino compiute dalla Polonia e dall’Austria avrebbero incrinato la sostanziale unità dei due popoli, al punto che nel 1918, finita la I guerra mondiale, l’Ucraina si dichiarò indipendente (presumibilmente Putin avrebbe voluto che si fosse riannessa alla Russia). Nel 1922 l’Ucraina aderì all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e in quello che Putin ritiene un nuovo errore fu riconosciuta come repubblica partecipante e non come parte della Russia.

Al tempo la distinzione sembrava di minore rilievo, perché l’Urss costituiva politicamente una unione molto solida, ma era in realtà, nelle parole di Putin, una “bomba” destinata a scoppiare perché ogni repubblica poteva, almeno in teoria, dissociarsi dall’Unione. Putin scrive: “l’Ucraina moderna è soltanto un prodotto dell’era sovietica“. Ed è sempre Putin a citare Sobchak: se una repubblica decide di staccarsi dall’URSS deve “rientrare nei confini che aveva prima di aderire all’Unione Sovietica”. L’Ucraina, dopo la secessione sarebbe diventata, per colpa dei suoi governi, “una barriera tra l’Europa e la Russia”.

Putin cita la guerra fratricida del Donbass e i non rispettati accordi di Minsk e i rapporti tra l’Ucraina e la Nato come elementi di un “progetto anti-Russo” dell’Ucraina soltanto alla fine del suo pamphlet, prima di concludere: “Io credo che una vera sovranità dell’Ucraina sia possibile soltanto all’interno di una partnership con la Russia”.

Il discorso di Putin (scritto nel 2021, prima dell’invasione) è ovviamente pura propaganda e la sua sovrapposizione con le ragioni che noi gli attribuiamo è modestissima: quindi di fatto noi non conosciamo le vere ragioni di Putin, ammesso che ne esistano al di fuori delle considerazioni sulla millenaria unità di Ucraina e Russia. Putin apparentemente si rinchiude nel Cremlino e parla soltanto con i suoi confidenti più fidati: non è intervistabile. Da molti anni i giornalisti russi critici nei confronti di Putin muoiono malamente, e la Novaja Gazeta ha sospeso le pubblicazioni per proteggere i suoi autori. Chi parla da parte russa o è schierato sulle linee della propaganda ufficiale e chiama operazione speciale la guerra di aggressione o è costretto a rifugiarsi all’estero per evitare la galera come ha fatto Anisimov.

In conclusione: potremmo certamente valutare le “ragioni” di Putin, se ce le dicesse in modo credibile; speriamo che escano fuori nel corso dei negoziati di pace e che se ne possa tenere conto. Ma al momento le “ragioni” di Putin sono o nostre ipotesi, o pura propaganda bellica.

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