Caro Cacciari, Putin non è Hitler, Putin è Putin, questo è il problema. Hitler non aveva l’arsenale atomico di cui dispone Putin. Questo è un altro grosso problema. Se la filosofia è problematizzare la realtà, dobbiamo anche problematizzare Putin. La guerra è già un crimine di per sé, e Putin è anche un criminale di guerra. Altro grosso problema.

Quindi vorrei darle la prima bella notizia: lei non dovrà andare a combattere contro Putin, dato che Putin è Putin, e non è Hitler. Caro Cacciari, potrà restare a combattere negli studi televisivi, con quell’aria sempre scocciata e lievemente arruffata, quasi insofferente, come a dire: “Che ci faccio qui tra questi barbari che confondono l’ontologia con l’ornitologia?”. La sua bella barba non verrà schizzata di fango o di sangue, potrà continuare a sfogliare le pagine dei suoi libri, magari ascoltando Bach.

Ricordo di averla vista tanti anni fa sul sagrato del Duomo di Milano, era avvolto da un bellissimo cappotto, la vidi tornare indietro per dare una moneta a un barbone: venti centesimi. Io e il barbone ci guardammo perplessi, l’atto di carità era evidente, cristallino, ma si configurava in 20 centesimi. Pensai questo: il signor Cacciari ha una generosità metafisica, non conta tanto il valore della moneta, ma l’atto. Diciamolo chiaramente: Putin è molto più generoso di lei, almeno con gli oligarchi. Ma devo ammettere che è solo un episodio al quale ho assistito, e non dubito che in altre occasioni lei abbia dato anche 30 centesimi, forse 50, chissà.

Recentemente ho visto un bel documentario sull’artista Emilio Vedova, e andando a spulciare su Internet ho scoperto che siete stati amici. Vedova definiva i suoi quadri dei campi di battaglia, e gridava: “Emergenza, sprofondamento!”. Emergenza e sprofondamento, mi sembrano due parole perfette per descrivere i giorni che stiamo vivendo. A furia di emergenze finiremo sommersi, sprofonderemo negli abissi. Lei che è uno studioso di Nietzsche non dovrebbe avere problemi con gli abissi, per quanto mi riguarda le dirò che se “guardo dentro una pozzanghera, anche la pozzanghera guarderà dentro di me”. Non è tanto l’abisso il problema, ma la pozzanghera. Ci macchia le scarpe di camoscio, ammettiamolo senza arrossire.

Comunque non vorrei mai vederla su un teatro di guerra, la preferisco a teatro, lei è un intellettuale, un filosofo, un pensatore, anche Sartre in guerra non si è distinto particolarmente per atti di coraggio, ma per atti di cultura. Abbiamo bisogno di lei, delle sua cultura, non ci abbandoni, non vada a combattere Putin che è Putin e che non è Hitler. Non si senta deprivato di atti di eroismo potenziali, non è colpa sua e nemmeno di Putin. Che colpa ne ha Putin se si ostina a non essere Hitler ma a essere Putin? La logica aristotelica dovrebbe venirci in aiuto, Putin non può essere Putin e non essere Putin simultaneamente. Putin è Putin, questo è il dilemma. Essere o non essere? Nucleare o non nucleare?

Sento parlare di bombe nucleari tattiche, e mi vengono i brividi. Preferisco il tatto alla tattica. I corpi vanno accarezzati, non bruciati, e su questo credo che possiamo essere d’accordo. Che dice? Rinunciamo al gas per gli ucraini? Io ci sto, lei? Facciamo un referendum. Verrà l’inverno ma riusciremo a scaldarci, lei con il suo bellissimo cappotto e io con il mio, e anche con Ethel, la mia donna, è una fonte di calore rinnovabile molto erotica, è una stufa che non mi stufa mai. L’amore, caro Cacciari. L’amore ci salverà. Putin permettendo.

Il pensiero che un uomo come noi possa decretare la fine dell’Homo Sapiens, è un pensiero che mette in crisi tutta la storia dell’umanità, ma noi non dobbiamo arrenderci alla barbarie, per ogni tragedia c’è una catarsi, non dimentichiamolo. Pòlemos è padre di tutte le cose, pensava Eraclito, ma scriveva anche: è necessario che il popolo combatta per la legge come per le mura della città. Ed è quello che stanno facendo i resistenti ucraini, tra le macerie, mentre noi, per ora, siamo tra i frammenti, magari di Eraclito, il nostro caro Eraclito che leggiamo ascoltando Bach, tra una ospitata insofferente e l’altra. Cordialità.

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