di Paolo di Falco

Sono passati più di venti giorni dall’inizio di quest’assurda guerra in cui la Russia di Putin ha letteralmente invaso uno Stato sovrano come l’Ucraina e, anzi, tra qualche giorno sarà esattamente un mese dall’inizio di quella che in Russia non può neanche essere chiamata con il suo nome ma diventa una semplice operazione militare in cui a migliaia stanno perdendo la vita. Dopo quasi un mese di guerra però, adesso il rischio è che questo conflitto continui nell’indifferenza tra dirette improvvisate da Odessa solamente per far alzare l’audience del proprio programma ed etichette appiccicate addosso a chi cerca di guardare quest’invasione sotto altri aspetti o, più semplicemente, a chi cerca di ribadire un concetto che è identico per tutte le 869 guerre e guerriglie attualmente in corso in ben 70 Paesi: ovvero che, così come diceva Gino Strada, a fare le spese di queste lotte armate insensate sono sempre i civili.

Allo stesso tempo non dobbiamo mai dimenticarci che non esistono guerre giuste: sembrerà qualcosa di così banale e scontato però non se ne parla abbastanza, anche perché altrimenti non ci troveremmo in questa situazione assurda dove sono già in troppi ad aver perso la vita. Così come il novantaseienne ucraino Boris Romanchenko che, dopo essere sopravvissuto all’Olocausto, è morto nell’appartamento in cui viveva a Kharkiv a causa di un bombardamento. Internato nel 1942 nel campo di concentramento di Buchenwald prima e in quelli Peenemünde, Mittelbau e Bergen-Belsen dopo, insieme ad altri sopravvissuti aveva giurato di “costruire un nuovo mondo di pace e libertà” ma purtroppo la guerra è di nuovo entrata nella sua vita e questa volta ha avuto la meglio.

Stessa guerra che si è già portata via le vite e i sogni di 117 bambini di cui gli occhi, i sorrisi ignari di quello che li stava per aspettare sono destinati a entrare dentro la nostra coscienza e a restarci. Da privilegiati non riusciamo neanche a immaginare cosa voglia dire essere catapultati in mezzo a una guerra, essere costretti a imbracciare un’arma in una logica dove si uccide o si è uccisi: la guerra, così come la pandemia da cui stiamo quasi per uscire, non guarda in faccia nessuno e si presta a riempire le tasche di chi vive della produzione di quei mortai da 120 mm o dai missili Stinger passando dalle mitragliatrici pesanti Browning che la stessa Italia ha inviato all’Ucraina.

A far paura però è il fatto che sono in tanti coloro che glorificano questo conflitto santificando il presidente ucraino o il presidente russo Putin. In mezzo a questi assurdi estremi bisogna sottolineare come il secondo, oltre che aver dato inizio al conflitto, è lo stesso che ha già invaso la Georgia e la Crimea. Seppure su piani totalmente diversi, neanche del primo azzarderei una santificazione: Zelensky in Ucraina, dove si fa sentire la presenza degli oligarchi che influenzano fortemente l’opinione pubblica e anche il sistema giudiziario, ha realizzato la famosa serie televisiva Servitore del Popolo per la televisione dell’oligarca Igor Kolomoysky, che all’epoca era in rotta di collisione con il presidente ucraino di allora: Petro Poroshenko, ovvero il magnate del cioccolato. Lo stesso oligarca, ex governatore dell’Oblast di Dnipropetrovsk (oggi Dnipro) e presidente della PrivatBank messa sotto inchiesta dal Fondo Monetario Internazionale, che nel 2021 è stato sanzionato dagli Stati Uniti per corruzione.

Un altro elemento molto interessante da evidenziare e che si lega alla santificazione dei due leader sotto i riflettori è anche l’elemento della propaganda: quest’ultima, da sempre un’altra arma utilizzata in qualsiasi conflitto, ovviamente non è blandita solamente dalla Russia ma anche dall’Ucraina. Non a caso, lo stesso Zelensky ha da poco sottoscritto un decreto con cui tutti i canali televisivi nazionali sono stati accorpati in una singola piattaforma facendo riferimento all’importanza di “una politica d’informazione unificata” sotto la legge marziale.

Insomma, sembra scontato ribadire tutto questo ma leggendo e vedendo la polarizzazione del dibattito su questa guerra mi rendo conto che alla fine c’è sempre bisogno di ribadire che, come diceva il già citato Gino Strada della cui voce oggi ci sarebbe un gran bisogno: “la guerra genera guerra, un terrorismo contro l’altro, tanto a pagare saranno poi civili inermi”.

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