La guerra giusta non c’è: 9 vittime su 10 sono civili – L’estratto del libro postumo di Gino Strada

Di Gino Strada
3 Marzo 2022

Pubblichiamo qui un estratto del libro postumo di Gino Strada, da oggi in libreria, Una persona alla volta (Feltrinelli): il racconto in prima persona di una missione durata tutta la vita: “Non un’autobiografia, un genere di cosa che proprio non mi piace, ma le cose più importanti che ho capito guardando il mondo dopo tutti questi anni in giro”.

La guerra è morti, e ancora di più feriti, quattro feriti per ogni morto, dicono le statistiche. I feriti sono il “lavoro incompiuto” della guerra, coloro che la guerra ha colpito ma non è riuscita a uccidere: esseri umani che soffrono, emanano dolore e disperazione. Li ho visti, uno dopo l’altro, migliaia, sfilare nelle sale operatorie. Guardarne le facce e i corpi sfigurati, vederli morire, curare un ferito dopo l’altro mi ha fatto capire che sono loro l’unico contenuto della guerra, lo stesso in tutti i conflitti. (…)

“La guerra piace a chi non la conosce”, scrisse 500 anni fa l’umanista e filosofo Erasmo da Rotterdam. Per oltre trent’anni ho letto e ascoltato bugie sulla guerra. Che la motivazione – o più spesso la scusa – per una guerra fosse sconfiggere il terrorismo o rimuovere un dittatore, oppure portare libertà e democrazia, sempre me la trovavo davanti nella sua unica verità: le vittime. (…)

C’è stato, nel secolo più violento della storia umana, un mutamento della guerra e dei suoi effetti. I normali cittadini sono diventati le vittime della guerra – il suo risultato concreto – molto più dei combattenti.

Il grande macello della Prima guerra mondiale è stato un disastro molto più ampio di quanto si sarebbe potuto immaginare al suo inizio. Una violenza inaudita. Settanta milioni di giovani furono mandati a massacrarsi al fronte, più di 10 milioni di loro non tornarono a casa. Per la prima volta vennero usate armi chimiche, prima sulle trincee nemiche, poi sulla popolazione. Circa 3 milioni di civili persero la vita per atti di guerra, altrettanti morirono di fame, di carestia, di epidemie.

Trenta anni dopo, alla fine della Seconda guerra mondiale, i morti furono tra i 60 e i 70 milioni. Quest’incertezza sulla vita o la morte di 10 milioni di persone è la misura del mattatoio che si consumò tra il ‘39 e il ‘45: così tanti morti da non riuscire neanche a contarli.

Gli uomini e le donne di quel tempo conobbero l’abisso dell’Olocausto e i bombardamenti aerei sulle città. Era l’area bombing, il bombardamento a tappeto di grandi aree urbane, Londra, Berlino, Dresda, Amburgo, Tokyo…. Non esisteva più un bersaglio militare, un nemico da colpire: il nemico era la gente, che pagava un prezzo sempre più alto (…). E poi le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, che cambiarono la storia del mondo: l’uomo aveva creato la possibilità dell’autodistruzione.

Nella Seconda guerra mondiale le vittime civili furono più del 60 per cento; in pratica, due terzi non avevano mai imbracciato un’arma. Sono proprio queste vittime, in maggioranza persone disarmate, a testimoniare la follia della guerra e l’assoluta incapacità di controllarla.

Howard Zinn si era arruolato volontario nell’aviazione nel 1943, convinto di combattere una battaglia giusta. Era disgustato da quello che aveva letto della Prima guerra mondiale, quella carneficina orrenda, eppure pensava che la guerra per liberare l’Europa dal nazifascismo fosse necessaria, inevitabile. Dal suo B-17 sganciò bombe su tante città. “Quando sganci bombe da 8 chilometri di altezza non vedi quello che accade sotto. Non senti urla, non vedi sangue. Non vedi bambini fatti a pezzi dall’esplosione delle tue bombe. In tempo di guerra, le atrocità vengono commesse dalla gente comune, che non vede le vittime come esseri umani, li vede soltanto come il nemico, anche se il nemico ha 5 anni”.

Sceso da quel bombardiere, capì che non esiste una guerra giusta e spese la sua vita per farlo capire al mondo.

Dopo il 1945 hanno insanguinato il pianeta altri 265 conflitti interni o internazionali, con una percentuale di vittime civili che ha continuato a salire.

Sparito il campo di battaglia, eserciti e gruppi ribelli, fazioni in lotta con o senza divisa si sono affrontati nel mezzo delle città, tra le scuole e le case, tra i mercati e gli ospedali. Tra i cittadini.

Il risultato è stato che più di venticinque milioni di esseri umani hanno perso la vita nelle guerre del cosiddetto “secondo dopoguerra”. Le vittime non combattenti, una ogni dieci all’inizio del Novecento, erano diventate nove su dieci alle soglie del Duemila.

I dati sui feriti di Kabul – oltre il novanta per cento civili – che avevo ricavato dai registri dell’ospedale non erano conseguenza di una situazione particolare: rappresentavano la realtà delle guerre di oggi, non solo del conflitto afgano. (…)

Ogni giorno, migliaia di persone soffrono le conseguenze di guerre di cui ignorano le ragioni. Ma allora qual è il senso della guerra, contro chi si sta combattendo, se si dichiara di combattere contro dittatori e terroristi e poi il risultato finale è che nove volte su dieci è un civile a perdere la vita? Quale medico prescriverebbe un farmaco che nove volte su dieci uccide il paziente? In un ospedale, quel farmaco verrebbe proibito, e chi si ostinasse a somministrarlo sarebbe denunciato.

© Giangiacomo Feltrinelli Editore
Milano, marzo 2022
QUESTO LIBRO SOSTIENE EMERGENCY

Ecco il calendario delle presentazioni del libro “Una persona alla volta” di Gino Strada

Milano, mercoledì 9 marzo ore 18.30 laFeltrinelli Librerie, Piazza Piemonte 2. Con Simonetta Gola, Massimo Moratti, Camila Raznovich e Elio Germano

Roma – Libri Come – sabato 12 marzo ore 12, Auditorium Parco della Musica. Simonetta Gola con Marco Damilano e Neri Marcorè

Napoli, giovedì 17 marzo ore 18 laFeltrinelli Librerie, Piazza dei Martiri

Genova, lunedì 21 marzo ore 18 laFeltrinelli Librerie, Via Ceccardi 18/24R

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