Nel corso della tradizionale conferenza annuale i vertici del gruppo Bmw hanno fatto il punto sulla situazione del gruppo alla luce dei recenti accadimenti internazionali, che ovviamente stanno avendo e avranno un impatto pesante sull’economia internazionale e sull’industria automobilistica nello specifico. L’azienda bavarese ha fatto sapere di aver ridimensionato le aspettative sui profitti per il 2022, dal momento che la guerra tra Russia e Ucraina sta avendo effetti negativi sulla catena degli approvvigionamenti per quanto riguarda soprattutto la componentistica.

Quella che viene dall’Ucraina, giova ricordarlo, riguarda soprattutto il cablaggio delle auto. Riguardo al cui reperimento, tuttavia, l’amministratore delegato del gruppo Bmw Oliver Zipse si e detto ottimista per il futuro, dal momento che nel vecchio continente ci sono molti fornitori pronti a far fronte alla situazione.

La produzione, nondimeno, andrà avanti con interruzioni dovute all’impatto della situazione geopolitica nell’Europa orientale, in continua evoluzione. Ciò nonostante, le consegne dovrebbero essere mantenute più o meno al livello del 2021, ovvero circa due milioni e mezzo di veicoli nuovi. Senza dimenticare l’altra grande criticità che sta affliggendo il mondo dell’auto, ovvero quella carenza di semiconduttori che Bmw non prevede possa migliorare prima della seconda metà dell’anno.

Tornando all’inpatto finanziario, il gruppo Bmw ha fatto sapere che il suo EBIT, ovvero il margine prima di interessi e tasse, è stato stimato tra il 7 ed il 9%, mentre originariamente per il 2022 era previsto tra l’8 ed il 10%. Nel 2021 è stato del 10,3% (9,870 miliardi). Incoraggianti soprattutto i numeri dell’utile netto 2021, che ha raggiunto il nuovo massimo storico di 12,463 miliardi di euro, in forte aumento sul 2020 (3,857 miliardi), mentre i ricavi di fine 2022 saranno positivamente influenzati dal consolidamento dell’alleanza in Cina fra Bmw e Brilliance. Tuttavia, come detto all’inizio i fari rimangono puntati sulla situazione in Ucraina: l’aggravarsi di questa con relativo allargamento del conflitto, l’inasprimento delle sanzioni ed il relativo aumento prezzi dell’energia e delle materie prime rimangono fattori determinanti per il risultato economico finale.

Sul versante del prodotto, infine, forte accelerazione sull’elettrone anche in virtù degli ingenti investimenti sulla ricerca in tale direzione. Ci sono infatti ben 15 modelli elettrici in produzione quest’anno, e in cantiere c’è pure lo sviluppo di una nuova tecnologia per le batterie. Alla luce di questo, l’obiettivo di avere veicoli 100% elettrici che costituiscano la metà delle vendite globali entro il 2030 appare più verosimile. A cominciare proprio da quest’anno, in cui l’introduzione di modelli come la coupé i4 e il suv iX sui principali mercati dobrebbe contribuire al raddoppio delle vendite di veicoli elettrici. Senza dimenticare il debutto della maxi berlina elettrica I7, capace di 600 chilometri di autonomia.

Articolo Precedente

Gruppo Volkswagen, ricavi e utili ai livelli del 2019 nonostante il calo delle vendite

next
Articolo Successivo

Mercato auto Europa, un febbraio da dimenticare nel vecchio continente: -5,4%

next