Irene sta carina. Il titolo del racconto di mamma Anna Claudia Cartoni. Una mamma come tante, una di noi, che in effetti non è come tutte. Esattamente come non lo siamo noi.

Lei scopre che la sua bimba avrà un percorso un po’ alternativo e un po’ diverso. E così passa anni in ospedale e vive là dentro il Sistema in tilt. Vive e sopravvive tra eccellenze e aberrazioni, tra amore per la sua Irene e la rabbia verso chi somma il danno alla beffa e la beffa al danno senza mai o quasi rendersene conto. Ho letto tanti racconti e io stessa ne scrissi uno anni fa. Questo racconto però colpisce e dovrebbero leggerlo tutti coloro che osservano le madri di bimbi disabili e non hanno il coraggio di rapportarsi per paura di ferire quel loro “giusto” dolore che solo nel “giusto” isolamento a volte si consola. O si sopporta. O si subisce. O si impara a ignorare. Scrive Anna Claudia: “I momenti di calma e tenerezza che si creano costantemente sono sufficienti a cancellare per un attimo il tormento quotidiano e fanno riemergere il sogno di una normalità possibile; una pausa per riprendere fiato”.

Viviamo in pausa. Per anni il nostro vivere quotidiano è accompagnato da indesiderati e ingombranti compagni: paura, rabbia, stanchezza, delusione, terrore, patimento, angoscia. Io che da 24 anni vivo la mia condizione di caregiver e di mamma e di attivista ho impiegato molto tempo ad aprire questo libro e a leggere, perché sapevo bene che vi avrei trovato un pezzo di me. Ero già consapevole che avrei dato pizzichi, pugni e calci a cassetti chiusi da tempo e con tanta fatica. Chiusi ma non davvero, e mai fino in fondo.

Le TIN (terapie intensive neonatali) sono luoghi particolari dove la solidarietà riunisce in un grande abbraccio. Dove tutti sono i genitori di quei piccoli scriccioli e tutti a loro modo si uniscono tra loro per trovare le forze giuste. Le energie migliori per superare giorno dopo giorno la scalata alla vita fuori di lì.

Ho scelto di dare spazio a questo libro perché chiunque desideri leggere dentro la nostra anima possa arricchirsi di un sapere modesto. semplice, pacato che si traduce in un racconto quando nessuno ci chiede abbastanza. La necessità di scrivere un libro, la nostra testimonianza, il nostro dolore, il nostro sentire è a volte l’esplosione soffocata della solitudine che ci circonda. Quanti ci hanno chiesto davvero cosa potessero fare per noi disperate? cosa avrebbero potuto dire amici parenti e conoscenti per alleviare quel pozzo nero calamitato verso le sabbie mobili che si porta via tutto prima di restituirci alla vita, rinate, rielaborate dentro e mai più uguali a noi stesse?

Anna Claudia affronta il tema della morte di un figlio e si chiede quando sia ora di smetterla di voler dare seguito ad una vita che non è. Quando una vita non è? E come vivono la morte quei bambini raggiunti da una diagnosi infausta? tutto ciò che è più grande di noi raccolto nelle osservazioni di una mamma che trascorre anni nel girone della vita al contrario. Temi di grande attualità che ci rifiutiamo di affrontare. E che invece debbono essere conosciuti, odorati, toccati, sentiti dentro dal racconto di chi sa di cosa si parla. Grazie Anna Claudia, ma grazie soprattutto a Irene.

Irene sta carina, di Anna Claudia Cartoni, ed. Harpo. Una lettura per chi vuole aiutare la società al rispetto della naturalezza, anche quando non si sa cosa dire.

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