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Lucio Dalla lo sapeva: senza la gente le canzoni restano gusci vuoti

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Oggi ricorrono dieci anni esatti dalla morte di Lucio Dalla, uno dei più grandi e certamente un personaggio dalla poetica esclusiva. Mettere insieme mondi lontani, quasi antitetici, mescolarli e farne “cosa altra”. Questa era una prerogativa dello stile e dei contenuti di Lucio Dalla. Oggi questi concetti sono oltremodo preziosi, in tempi di guerra e divisioni. Quando ancora i russi e gli americani si contrappongono come nel brano Futura.

Ecco allora che Futura, Anna e Marco, Cara, Caruso sono canzoni che descrivono elementi antitetici: una bella ragazza e un signore che non sembra essere esattamente il suo tipo, due ragazzi che hanno aspettative diverse da un rapporto e da un amplesso. Dalla sembrava raccontarci la storia dell’uomo e delle diversità, che significa vivere tra la gente, capirla, avvicinarsi e germogliare: tutto questo rappresentava un humus indispensabile per creare nuova vita, rigenerarsi, fruire. Lo ha raccontato bene Jacopo Tomatis in questi giorni, in un suo articolo per la rivista “il Mulino”.

Dalla aveva una caratteristica particolare: conosceva molto bene i meccanismi della comunicazione. Tomatis ci parla della sua continua ricerca di un pubblico, non per assecondarlo, ma per stabilire un contatto, un ponte linguistico adeguato, che a ben vedere è la preoccupazione degli artisti migliori. Leggiamone uno stralcio: “L’intera carriera musicale di Dalla può essere efficacemente raccontata così. La costante ricerca di un destinatario conta molto di più della costruzione dell’autorevolezza dell’emittente”.

Un cantautore che cercava la gente e stava tra la gente, che così parlava, sempre citato nell’articolo: “Per fare canzoni amate dalla gente bisogna amare la gente, starci in mezzo, e soprattutto raccogliere dati sufficienti a riflettere e a fare l’autocritica. Quando ho avuto la sensazione di non essere stato capito, ho sempre pensato di essere stato io a sbagliare. Non esiste concetto o discorso che, se portato con amore e con il desiderio di divulgarlo, non arrivi al pubblico e alle masse – che sono sempre più avanti degli intellettuali o degli artisti che dovrebbero esserne al servizio”.

La forma canzone si abbevera di tutto questo, oltre che di note e di parole. Anzi: senza questi aspetti sociali, sociologici e di intenzione, note e parole rimangono gusci vuoti. Dalla lo sapeva benissimo.

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