Musica

Francesco De Gregori: “Una canzone sulla guerra in Ucraina? Scrivere a ridosso del disastro è sempre brutto”. Venditti: “In passato tra noi ‘scintille’, ma da fratelli”

I due cantautori, dopo lo stop forzato per la pandemia, hanno presentato l'evento che il 18 giugno si terrà all'Olimpico di Roma. Una reunion dopo 50 anni, nata durante un pranzo a Roma. La pandemia, la guerra in Ucraina e il ricordo di Lucio Dalla a dieci anni dalla sua scomparsa, questo e tanto altro nell'incontro con i due artisti 

di Andrea Conti

Due dei cantautori più importanti della musica italiana di nuovo insieme, a 50 anni dalla loro collaborazione con l’album “Theorius Campus” del 1972. Francesco De Gregori e Antonello Venditti hanno presentato l’evento che terranno assieme il 18 giugno allo Stadio Olimpico di Roma, cui seguirà un tour estivo di dieci date (per ora) dal 7 luglio da Ferrara al Summer Festival fino al 28 agosto a Taormina con doppia data al Teatro Antico. In autunno è previsto un tour nei teatri. Venerdì uscirà, disponibile su Amazon, il 45 giri con “Ricordati di me” e “Generale” (programmato in radio) ri-arrangiati ed eseguiti insieme. Per “Theorius Campus” i due artisti hanno iniziato a collaborare appena ventenni, durante un viaggio in Ungheria. Così sono nate le loro prime canzoni insieme per arrivare al disco, dove Venditti ha inciso, ad esempio, “Roma Capoccia” e De Gregori “Signora Aquilone”. In questi giorni si stanno registrando tutte le fasi di lavorazione del lavoro live e discografico perché tutto il materiale sfocerà in un documentario – come anticipato da Ferdinando Salzano di Friends And Partners, che produce i concerti – che potrà contare anche sulle immagini del concerto all’Olimpico.

“L’idea di cantare insieme non ci era mai passata per la testa, – ha ammesso De Gregori – abbiamo cominciato da ragazzini, poi le nostre carriere si sono sviluppate in maniera parallela e differente. Abbiamo preso strade diverse per per stile, repertorio, atteggiamenti, ma ci tenevamo d’occhio sempre. Ogni tanto l’idea di fare qualcosa assieme veniva fuori, con una telefonata, una chiacchierata. Così è accaduto che a un pranzo, in un ristorante di Roma, abbiamo bevuto un po’ di vino, abbiamo cominciato alle 13 e finito alle 16:30 di pomeriggio a furia di parlarne e dire: ‘Ma veramente lo vogliamo fare?‘. Ma all’inizio non c’era niente di strutturato, l’idea che condividevamo è che alla gente sarebbe piaciuto molto vederci insieme”.

Antonello Venditti ha scomodato un paragone ciclistico: “Noi siamo stati visti per tanti anni dai fan come antagonisti, un po’ come Coppi e Bartali. Per me ogni canzone che scriveva Francesco era come se l’avessi scritta io. In passato c‘è stata qualche ‘scintilletta’ tra noi ogni tanto, ma sempre come fossimo fratelli. Sarà un Venditti-De Gregori compiuto, un confluire naturale. La cosa sorprendente è che io e lui ci guardiamo e sappiamo già cosa accadrà. È come se oggi avessimo avuto il tempo per ragionare sulle cose che si sono fatte, con l’atteggiamento sempre un po’ cazzaro da bambini”.

L’evento all’Olimpico e il progetto del tour è stato bloccato da questi due anni di pandemia. “È stato come se il tempo si fosse fermato con l’angoscia dell’uomo di fronte alla vita – ha continuato Venditti -. In questo periodo abbiamo fatto i conti con la solitudine che è il nostro stato primordiale: c’è chi ha ritrovato se stesso, c’è chi si è perso la verità per strada, ma io vedo gli effetti di quello che è successo sui ragazzini alle prese con stress emotivi enormi. Io, per esempio, non sono mai uscito di casa magari durante in questi mesi, mentre altri erano pervasi da moti di ribellione e c’è chi si metteva a bruciare i cassonetti. Ho visto delle cose sotto casa mia a Trastevere… Forse tra dieci anni riusciremo a capire bene cosa ci è successo e cosa sta succedendo ancora oggi. Noi poi del mondo della musica continuiamo a vivere nell’incertezza e tra mille contraddizioni: perché nei teatri si può cantare e nei palazzetti no? Sono cose che fanno male proprio all’intelligenza. Ma come cantavo: sarà quel che sarà, questa vita è solo un’autostrada che ci porterà alla fine di questa giornata. Non dobbiamo aspettarci niente di troppo e niente di meno. Dobbiamo vivere la vita”.

Poi il pensiero inevitabilmente porta all’attualità e alla guerra in Ucraina per mano della Russia, così Francesco De Gregori ha affermato sull’eventualità di scriverne una canzone: “Volevo citare un brano di Checco ZaloneMaremoto a Porto Cervo’, il senso della canzone è che gli artisti devono scrivere le canzoni prima, prevedendo i disastri, quando scrivono invece le canzoni a ridosso del disastro viene sempre fuori una cag**a perché fatta in fretta, viene brutta. Sto seguendo in tv gli eventi della guerra in Ucraina e su tutti – dai giornalisti ai politologi – ho visto soprattuto paura e smarrimento. È una sensazione che tutti proviamo, compresi me e Antonello. Quanto alla mobilitazione, per ora è al di fuori della mia testa. Che dovrebbe fare il mondo della musica un concerto?”. E Venditti ha aggiunto: “Noi abbiamo vissuto 50 anni di concerti e marce. La verità sta nelle canzoni, nell’arte. Un concerto non deve essere qualcosa di posticcio. C’è la guerra e bisogna cantare: ma chi l’ha detto? Piuttosto che cantare brutte canzoni sulla pace, la guerra e sulla politica è meglio stare zitti anche perché se no viene fuori pura retorica. Abbiamo visto concerti per terremoti… Ma sempre la competenza sulle cose. Siamo credo molto lontani da qualcosa di strutturato”.

Infine l’annuncio del progetto congiunto De Gregori-Venditti è caduto vicino al decimo anno dalla scomparsa di Lucio Dalla: “Ho avuto fortuna di lavorare con Lucio per ben due volte e condividere le nostre carriere con lui, aspetti scherzosi, ma anche seri. – ha ricordato De Gregori –Lui era una persona molto seria, poi a volte faceva ridere. Non mi piace l’aspetto celebrativo. Io l’ho conosciuto e ci ho lavorato da vivo e voglio ricordarlo da vivo”. Infine Venditti ha svelato un aneddoto: “Dalla mi ha salvato dopo la mia separazione, mi ha trovato una casa a Roma a Trastevere a 50 metri dalla sua. Era uno che ascoltavi sempre perché raramente aveva torto”.

Francesco De Gregori: “Una canzone sulla guerra in Ucraina? Scrivere a ridosso del disastro è sempre brutto”. Venditti: “In passato tra noi ‘scintille’, ma da fratelli”
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