Musica

Irama, esce “Il Giorno in cui ho Smesso di Pensare”: la nostra recensione

L'artista sforna uno dei dischi più belli in circolazione sia per la produzione che per la tavolozza di colori e suoni che vengono presentati con una unica radice comune di provenienza: l'urban. Ecco un disco contaminato culturalmente.

di Andrea Conti

Schivo, riservato con una spiccata sensibilità, restio alla sovraesposizione mediatica tanto che sui social della sua vita privata non c’è (quasi) nulla. Irama più che raccontarsi nelle interviste preferisce che a parlare siano le sue canzoni, calibra molto le parole e non vuole essere frainteso in alcun modo. La sua mission impossible è mettere la sua creatività al centro di tutto. Il risultato? È sotto gli occhi di tutti. La sua partecipazione al Festival di Sanremo 2021 non è stata fortunata a causa del Covid, così il video mandato in onda durante le serate dello show, tratto delle prove generali di Irama, ha permesso a “La genesi del tuo colore” di piazzarsi al quinto posto e portare a casa tre dischi di platino. Irama ha spiazzato tutti, quest’anno, sempre a Sanremo con l’intensa “Ovunque sarai” che manca per un soffio il podio, ma spenti i riflettori della kermesse è stato il secondo brano italiano più ascoltato al mondo su Spotify, dietro la canzone vincitrice “Brividi”, e Top 100 nella Global Spotify. In due settimane è disco d’oro.

Una cosa è certa: “Il Giorno In Cui Ho Smesso di Pensare” è uno dei dischi più belli in circolazione sia per la produzione che per la tavolozza di colori e suoni che vengono presentati con una unica radice comune di provenienza: l’urban. Un disco contaminato culturalmente. I brani sono stati curati dai producer Giulio Nenna, Junior K, Mace, Merk & Kremont, Greg William e naturalmente anche da Shablo, che è il nuovo manager dell’artista. Tante le collaborazioni tra cui Sfera Ebbasta, Guè, Rkomi e Lazza. Tra le canzoni più interessanti la potentissima “Sogno fragile”, prodotto da Mace, che nonostante duri 1:55 minuti racchiude il manifesto poetico del disco e si riallaccia alla copertina, dove Irama appare sospeso al contrario: “Cucimi le ali con un ago. Lasciami la terra mentre cado, Scordati il mio nome tanto qui alla fine non basta una preghiera”. C’è “Baby Capitolo XI” che in qualche modo richiama “One Love” degli U2 e la scrittura dei poeti maledetti: “Bella come un angelo. Rompo i vetri e sanguino”. Molto interessante il duetto con Sfera Ebbasta, “Una lacrima”, che si inserisce nel panorama dell’urban e del pop contemporaneo. Anni 80 e musica incalzante per “5 Gocce” con un altro protagonista di Sanremo 2022, Rkomi.

Nel cuore del disco tre brani dalle atmosfere latin-urban che sicuramente scalderanno l’estate. “Como te llamas” con la superstar francese Willy William, si candida a diventare un singolo estivo con l’inciso già tormentone, almeno sulla carta: “Como te llamas. Questa notte vamos a romper la discoteca. Sento il volume della voce che si alza. Tutto il quartiere dai palazzi che si affaccia. Ale, ale, ale”. Sensualità marcata in “Quiero Amarte”, scritta durante una session a Madrid con il chitarrista e compositore Victor Martinez: “La tua bocca era un’arma ed io son quasi morto per usarla (…) Due Whiskey e scopiamo. Mi fissi e veniamo tra i dischi… E restiamo senza niente da dire”. Chiude il trittico “Una cosa sola”, con il featuring di Shablo. Seguono poi brani rap come “Colpiscimi” con Lazza (“Ho fatto soldi e molti, ne spendo troppi per l’apparenza. Mica per le lobby è solo che ho l’hobby della ricchezza”) e “Iride” con Gué. Interessante l’intreccio rap e power ballad di “Goodbye” con una delle frasi più poetiche del disco: “Gli occhi si bagnano dove non si tagliano e lasciali su di me”. Chiudono “Moncherie”, con il talento italiano afrobeats Epoque, il reggaeton di “È la luna” e la canzone di Sanremo “Ovunque Sarai”. “Il Giorno in Cui ho Smesso di Pensare” è un album alieno nel panorama della musica italiana perché al passo coi tempi, con le sonorità americane e si sposa perfettamente con il panorama europeo. Irama con la sua scrittura offre poi scorci profondi di riflessione intima, a nervo scoperto. Il pudore lo spinge così a portare avanti il pensiero intrecciato nelle parole delle sue canzoni e a parlare meno davanti alle telecamere. Intanto Covid permettendo e lo stato di emergenza che dovrebbe finire il 31 marzo, Vivo Concerti ha annunciato il sold out per la data di Milano del 30 aprile e ha aggiunto la data zero del suo tour primaverile nei palasport: a Mantova il 24 aprile, alla Grana Padano Arena. Le altre tappe previste sono il 26 aprile a Roma e il 28 a Napoli. Nella speranza che si apra, nei prossimi giorni, alle capienze al 100%.

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