Kiev è come Aleppo. I carnefici sono sempre gli stessi, solo che allora i russi venivano visti come dei liberatori. Infatti c’era la scusa dell’Isis, più convincente della “de-nazificazione dell’Ucraina” che il dittatore Putin – di dittatore si tratta, e dovremmo cominciare a indicarlo così – ha usato per giustificare l’invasione dell’Ucraina.

Matteo Salvini, così come Giorgia Meloni, maggiori esponenti della destra identitaria italiana, nel 2016 erano degli accesi sostenitori dello zar russo. “La Russia aiuta la Siria contro l’Isis” postava il leader del Carroccio sui social all’alba dei bombardamenti russi su Aleppo. Contrarissimo, invece, a un eventuale intervento dell’Occidente per punire Assad per l’uso delle armi chimiche a Ghouta, nel 2013, considerata “una fake news” da Salvini e co.

Allora, mentre Aleppo veniva stretta in un imbuto e i cimiteri della città venivano trasformati in piccoli orti per coltivare ortaggi per resistere all’assedio, la società civile non riempì, purtroppo, le piazze italiane, e l’opinione politica in Italia, e non solo, era divisa. C’era chi davvero credeva che quelle bombe sganciate dagli aerei russi fossero intelligenti e i morti fra la gente non fossero altro che collaterali a un progetto più grande e benefico.

Il sangue siriano è sempre valso poco, infatti nessuno scese in piazza a chiedere la pace o a protestare contro l’intervento russo: c’era una buona scusa, quella del fondamentalismo, che avrebbe giustificato perfino l’uso di una bomba atomica.

Kiev vive un destino forse uguale, dipenderà molto da quanto ci faranno bere la scusa dei nazisti che Putin usa al posto dei fondamentalisti. Ma, soprattutto, siamo messi davanti al banco di prova. Accetteremo che la Russia, impunita, invada uno Stato e minacci di farcela pagare se apriremo le nostre bocche? Quale credibilità possono avere oggi i leader di quella destra nostrana che prima sostenevano Putin e oggi lo condannano, nonostante i metodi da tiranno utilizzati siano stati sempre gli stessi?

Kiev è come Aleppo ma questa storia potrebbe concludersi diversamente se troveremo la capacità di dire no alla guerra e sosterremo un cambiamento dentro la Russia.

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