Facciamo un giochino educativo e proviamo ad essere tutti oggettivi, magari anche onesti intellettualmente. Per chi non riesce almeno legga a voce alta. Partiamo da un principio costituzionale e precisamente dalla prima parte dell’art. 3, il quale recita testualmente: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Uno dei concetti che ne deriva è chiaro. Nessuno può essere perseguito penalmente per le proprie idee politiche.

Poi ci sono tutti gli articoli, individuati dal Titolo I, Rapporti civili, che vanno dal 13 al 28. Sono articoli fondamentali che mettono, almeno dovrebbero mettere, il cittadino al riparo da violazioni contro la singola libertà personale in generale. Come ad esempio afferma l’art. 15 nella parte in cui asserisce: La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. O come meglio ricorda l’art. 27: L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Utili da ricordare gli articoli ricompresi nel Titolo IV sempre della Costituzione, ossia la magistratura. L’art. 101 afferma: La Giustizia è amministrata in nome del popolo. I Giudici sono soggetti soltanto alla legge. Fondamentale, poi, rammentare l’art. 111: La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge. Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata.

Nel processo penale, la legge assicura che la persona accusata di un reato sia, nel più breve tempo possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell’accusa elevata a suo carico; disponga del tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua difesa; abbia la facoltà, davanti al giudice, di interrogare o di far interrogare le persone che rendono dichiarazioni a suo carico, di ottenere la convocazione e l’interrogatorio di persone a sua difesa nelle stesse condizioni dell’accusa e l’acquisizione di ogni altro mezzo di prova a suo favore; sia assistita da un interprete se non comprende o non parla la lingua impiegata nel processo.

Insomma, questi sono alcuni principi cardine del nostro sistema giuridico. Il tutto, poi, con varie integrazioni a secondo dei casi. Alla luce di ciò ogni cittadino dovrebbe avere la certezza di poter vivere liberamente senza subire soprusi di carattere giudiziario. Un cittadino che magari faccia anche politica non dovrebbe ricevere particolari attenzioni dalla magistratura solo perché ha idee politiche diverse o solo perché ha la voglia di procedere a riforme sulla Giustizia. Sarebbe, infatti, impensabile che un Pubblico Ministero (soggetto soltanto alla legge) un giorno indagasse un libero cittadino per una presunta violazione relativa ad un reato non previsto dalla legge. Ciò sarebbe addirittura incredibile se per fare queste indagini, basate su una fattispecie di reato inesistente, utilizzasse 176 uomini della Guardia di Finanza per procedere a perquisizioni, controlli e sequestri di materiale privato, cellulari, corrispondenza di persone completamente estranee e molte neanche indagate.

Ma non basta, oltre che incredibile e assurdo sarebbe impensabile se questo materiale magicamente venisse mandato alle redazioni, per essere poi pubblicato per il solo gusto di screditare e gettare fango sul bersaglio di turno. Non sarebbe un Paese civile se le lettere private, le email, i messaggi di cellulare, i conti correnti privati, tutti senza alcuna rilevanza penale, venissero pubblicati interamente sui giornali.

Parrebbe sempre più incredibile se tutto ciò avvenisse nonostante le sentenze della Cassazione che giudica il comportamento dei pm illegittimo. Ecco sarebbe abominevole se un pm decidesse di chiedere il rinvio a giudizio di un cittadino senza aspettare la terza sentenza della Cassazione sulla legittimità dei sequestri utilizzati per le indagini su un reato inesistente.

Forse avete capito, questo è quello che sta accadendo a Matteo Renzi e altri indagati per l’inchiesta sulla Fondazione Open. Ma il problema vero è che potrebbe accadere a chiunque. Renzi ha le spalle ma ha subito dei danni pesantissimi che però si ripercuotono sull’intera vita democratica del nostro Paese. Un semplice magistrato può alzarsi la mattina, iscrivere nel registro degli indagati un politico, perquisire e sequestrare materiale privato del soggetto. Quel materiale, magari penalmente irrilevante, uscirà sui giornali e si butteranno solo fango e falsità sul politico nemico di turno. Poi arriverà la Cassazione che certificherà che quelle indagini sono basate su un reato non previsto dalla legge e il risultato quale sarà? Che il pm rimarrà al suo posto mentre la vita politica del Paese ha subito una indebita, illegittima e irrimediabile influenza della magistratura. Questo il punto. E accade molto spesso anche ai singoli cittadini privati.

Per tale motivo occorre che la politica riprenda il mano il proprio ruolo legislativo e ponga fine a barbarie giuridiche. Lo deve fare nell’interesse generale e anche della Magistratura. Esiste anche in Magistratura un’anima nobile e corretta ma come in ogni categoria esistono pericolose e dannose eccezioni. Il Presidente Mattarella nel suo discorso al Parlamento lo ha ribadito con forza. Occorre riformare la Magistratura. Ora la palla passa al legislatore. Non è una lotta singola di Renzi. E’ una battaglia di civiltà giuridica per ogni cittadino.

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