“Ma dai, fatti una canna!” Credo che questo sarà quello che molti lettori mi diranno dopo aver letto questo post. Nel linguaggio comune e nell’ideologia dominante la cannabis è già stata ampiamente sdoganata. Quando incontro genitori di ragazzi con qualche problema come insonnia, difficoltà scolastiche, rabbia esplosiva, difficoltà a socializzare, immancabilmente l’uso – quasi sempre presente – della marijuana viene derubricato a “sa dottore, con gli amici si rilassano”.

Dai mezzi di comunicazione di massa è sparita la consapevolezza che queste sostanze stupefacenti a dosaggi elevati o anche a dosaggi bassi ma per lunghi periodi siano dannose. Purtroppo le canne fanno male, a volte anche molto male. Una singola canna solitamente non determina grandi problemi, anche se esiste una percentuale di giovani che anche solo al primo uso presenta attacchi di panico e stato di confusione. Sono persone predisposte o forse più fragili di altre, ma possono stare molto male con conseguenze per diversi mesi, anche nell’uso occasionale.

Fortunatamente la stragrande maggioranza dei ragazzi non ha effetti così negativi; però a lungo termine si determinano, in quasi tutti: ad esempio deficit della concentrazione e della memoria. Alcuni giovani nell’uso prolungato possono slatentizzare un disturbo schizofrenico che, forse, senza questa sostanza sarebbe stato silente a lungo. Compaiono spesso problemi a “sentire” le emozioni e distacco affettivo con progressivo ritiro sociale. Le canne fungono da amplificatore di ciò che il giovane prova. Se è allegro può avvertire ancora di più questa allegria e rilassamento, ma se è triste sarà ancora di più cupo e sofferente. Per questo i giovani vanno avvertiti perché a volte il “fumo ti prende male” e puoi provare una forte sofferenza.

Dopo aver letto il dibattito conseguente alla bocciatura del referendum provo a portare, a chi vorrà leggerla, la mia esperienza di medico. Molti commentatori si sono soffermati sulle questioni giuridiche o di opportunità politica, dimenticando il nocciolo del problema, e cioè che siamo di fronte a sostanze che possono condizionare negativamente la vita delle persone. Non conosco bene la questione giuridica, ma derubricare la coltivazione delle sostanze contenute nelle canne mi pareva particolarmente pericoloso come messaggio sociale. Forse potrebbe avere un senso vendere in farmacia, sotto prescrizione medica, delle sostanze testate e pesate per stroncare il mercato clandestino. Su questo esiste un forte dibattito e, probabilmente, questa vendita sarebbe utile per fare concorrenza al commercio illecito, gestito dalla malavita organizzata.

Dovrebbe però rimanere il messaggio che il “fumo” fa male. Qualcuno obietterà che anche il vino o addirittura lo zucchero ad alti dosaggi sono tossici. Certamente ne sono consapevole, ma un conto è se parliamo di alimenti che fanno parte della nostra cultura e che comunque, a dosi corrette, sono anche benefici, un altro è una sostanza psicotropa (agisce principalmente sul cervello) che sicuramente è quasi sempre dannosa. Esistono studi ed esperienze cliniche controverse dell’uso terapeutico nel Parkinson, nella cefalea e come palliative (non come cura, ma per lenire i sintomi) nei dolori cronici.

Il problema annoso della correlazione fra sostanze stupefacenti “leggere” e “pesanti” come cocaina ed eroina è molto complesso e difficile. Certamente esistono molte persone che fumano solo e non si sognerebbero mai di assumere droghe più pericolose, ma esiste anche una nebulosa di ragazzi che passano da una sostanza all’altra con molta facilità. Purtroppo gli spacciatori spesso usano metodi per indurre il loro compratore a passare a droghe che determinano maggiore dipendenza e che per loro sono economicamente più proficue. Ad esempio, all’insaputa del compratore, mescolano droghe leggere e pesanti con varie tecniche, in modo che gradualmente l’acquirente divenga dipendente di sostanze che solo loro venderanno a prezzi maggiorati.

Non voglio dilungarmi troppo su aspetti controversi quali: occorre proibire o è meglio depenalizzare il consumo? Meglio colpevolizzare o accogliere il consumatore? Quale atteggiamento educativo è meglio portare avanti per presentare il problema ai ragazzi? Su questi argomenti credo che sia utile un dibattito senza schemi preconcetti ma che richiede una complessità di approcci. Rimane però, qualsiasi sia la nostra idea, la necessità di essere consapevoli che parliamo di sostanze dannose, soprattutto per certi gruppi di persone, e nocive a lungo termine per tutti coloro che le usano. Certamente è pericoloso anche andare in auto, ma lo Stato, ponendo dei limiti tipo 130, attua una scelta in cui il rischio è controbilanciato dal beneficio di potersi spostare. Nel caso delle canne il beneficio temporaneo esiste, in quanto molti si rilassano, ma quantomeno è controverso in quanto, a lungo termine, si determinano dei danni, soprattutto sulla capacità importantissima di provare le emozioni.

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