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Mangiare in fretta raddoppia il rischio di colesterolo alto e fa ingrassare: “Almeno 20 minuiti a tavola per aiutare il metabolismo e controllare il peso”

“Se non mastichiamo pane, pasta, riso e altri alimenti amidacei, se non li amalgamiamo con la saliva, gli amidi giungono nell’intestino non digeriti e fermentano, gonfiano”, ammonisce il dottor Franco Berrino, già direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto tumori di Milano

di Ennio Battista

Avevano ragione i vecchi genitori a raccomandare di non mangiare troppo velocemente. E non solo per una questione di educazione e galateo. La fretta a tavola in realtà raddoppia il rischio di aumentare i livelli di colesterolo, mentre pranzare e cenare stando seduti a tavola almeno 20 minuti aiuta il metabolismo e consente di tenere sotto controllo l’introito calorico e quindi il peso. Il dato proviene da una ricerca dell’università Federico II di Napoli, in corso di pubblicazione sul Journal of Translational Medicine. Lo studio ha osservato le abitudini a tavola di 187 persone con obesità, mostrando che tra chi consuma i pasti in meno di 20 minuti le probabilità di avere il colesterolo alto raddoppiano.

“Il colesterolo è un fattore di rischio noto per malattie cardiovascolari come infarto e ictus, ma non è il solo elemento metabolico che peggiora con un pasto troppo frettoloso”, spiega in una nota Annamaria Colao, presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie), che ha coordinato la ricerca. “Studi precedenti hanno mostrato che mangiare troppo rapidamente si associa a un aumento del consumo di cibo e il nostro lavoro lo conferma”. Colao evidenzia come “fra i cibi che possono essere mangiati più velocemente ci sono quelli ultra-processati (come alcuni insaccati) che, oltre a essere molto calorici e poco sani, ci rendono anche meno capaci di controllare l’introito calorico“.

La raccomandazione di masticare a lungo andrebbe estesa in ogni caso a tutte le categorie di cibo. Anche “i cibi vegetali, qualunque sia la loro consistenza (comprese la purea di patate e la crema di riso!) devono essere masticati a lungo, anche cinquanta volte, o almeno fino a quando non sono diventati liquidi in bocca”, ammonisce il dottor Franco Berrino, già direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto tumori di Milano. La ragione di questo? “Se non mastichiamo pane, pasta, riso e altri alimenti amidacei, se non li amalgamiamo con la saliva, gli amidi giungono nell’intestino non digeriti e fermentano, gonfiano”, continua Berrino.

“Altri studi hanno evidenziato come l’aumentare il numero di atti masticatori prima di inghiottire incrementi il senso di sazietà, riducendo la quantità di cibo consumata nel pasto”. E di sicuro l’industria alimentare non aiuta a masticare a lungo, visto che “propone sempre più alimenti morbidi che possono essere inghiottiti senza masticare; lo fa nel suo interesse, perché più rapidamente inghiottiamo, più mangiamo. È come se non dessimo tempo al tubo digerente di segnalare al cervello che il cibo è sufficiente e che non occorre stimolare ulteriormente l’appetito”, ammonisce Berrino. In sintesi? “Mangiare in modo diverso, rispettando ritmi più lenti e acquisendo consapevolezza di quello che stiamo mangiando, ci aiuterebbe molto a prevenire le malattie del metabolismo“, conclude Colao, per cui è fondamentale “riappropriarci del tempo e vivere il momento del pasto come una coccola quotidiana”.

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