Con i finanziamenti Covid dallo Stato – ottenuti esibendo documenti falsi, gonfiando i bilanci di società create ad hoc e truffando le aziende da cui acquistavano mascherine e altri presidi di sicurezza – potevano permettersi anche vacanze su un fuori bordo da 15 metri del valore di oltre 300mila euro, ormeggiato al porto di Olbia. Si è estesa anche in Sardegna l’indagine del Comando provinciale della Guardia di finanza di Asti che ha portato all’arresto di 10 persone, 14 indagati e al sequestro di conti correnti e beni vari, per una frode di oltre 20 milioni di euro. I finanzieri hanno sequestrato tre imbarcazioni appartenenti a uno degli indagati: si tratta di due gommoni e uno yacht di 15 metri, con tre motori fuori bordo da 450kw, del valore di oltre 300 mila euro. Le imbarcazioni sequestrate su disposizione del gip del Tribunale di Asti sono ormeggiate al porto di Olbia e venivano utilizzate dall’indagato durante le sue vacanze in Sardegna.

Stando alle indagini attraverso i finanziamenti venivano ottenuti utilizzando società già esistenti e rilevate dai protagonisti della presunta truffa e altre da loro create. Si tratta di compagini non iscritte come cattivo pagatore nella Centrale rischi di intermediazione finanziaria, ma che sono state rese artificiosamente affidabili mediante l’utilizzo di bilanci artefatti, anche riciclando quelli redatti dalla precedente proprietà delle società acquisite in un momento in cui erano attive (in bonis), ma con dati economico-finanziari falsi, poiché riferiti ad un periodo di sostanziale inattività. Si è scoperto in sostanza che questi bilanci venivano regolarmente depositati presso la Camera di Commercio, mostrando in questo modo a terzi (banche, privati e pubbliche amministrazioni) una situazione florida, al fine di realizzare poi un inganno credibile; il tutto avvalendosi del rilascio di false fideiussioni, tutte apparentemente emesse da primario Istituto di Credito. Le società veicolo della frode accertata dalla guardia di finanza astigiana sono state costituite/rilevate in prevalenza da soggetti presentatisi ai notai incaricati esibendo documenti di identità abilmente contraffatti, nonché in via secondaria con l’interposizione di presta-nomi nullatenenti.

Ai 14 indagati vengono contestati l’indebita percezione, mediante società inesistenti o comunque inattive depositando bilanci con dati inattendibili, di finanziamenti bancari per 375.000 euro, attinti in base all’art. 13 comma 1 lett. M D.L. 23/2020 (Fondo Garanzia Covid 19) e la consumazione ai danni di privati (ex art 640 c.p.) con raggiro sia di fornitori ai quali è stata ordinata merce poi non pagata per un valore complessivo di 19.892.333, sia di istituti di credito/finanziarie per finanziamenti ordinari per un importo pari a 1.850.000. Gli investigatori hanno rintracciato un flusso di denaro per circa 250mila euro trasferito prima nell’Est-Europa (Bulgaria, Slovacchia) e poi da lì in Svizzera, da dove è stato movimentato di nuovo in Italia tramite società elvetica riferibile ad uno degli indagati – cui è stato contestato il delitto di autoriciclaggio aggravato dalla transnazionalità. Il giro attraverso tre diversi paesi europei doveva consentire all’attore di poter ripulire il denaro e poi riacquistare la proprietà di un immobile di pregio in Brianza che gli era stato pignorato a seguito di procedura risarcitoria giudiziaria che lo aveva colpito per un precedente crac finanziario.

I finanzieri hanno scoperto anche un tentativo di riscattare mediante identità false una polizza assicurativa per un valore di 550.000 euro intestata a un cittadino italiano residente nel Lodigiano. Uno dei soggetti colpito da misura cautelare di arresto in carcere è risultato peraltro percepire il reddito di cittadinanza che a seguito di tale provvedimento giudiziario però gli verrà sospeso come previsto dalla legge che regola il particolare beneficio sociale.

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