Sabato 12 febbraio l’evento online con esperti e politici contro la decisione della Commissione Ue: scelta contraria alla transizione ecologica

L’inserimento del gas metano e del nucleare tra le energie ambientalmente sostenibili – approvato mercoledì 2 febbraio dalla Commissione europea – è una modifica radicale della tassonomia verde attualmente in vigore nell’Unione europea che ne danneggia la credibilità e la reputazione sui mercati finanziari mondiali. A maggior ragione se si considera che dieci anni di campagna mondiale per il disinvestimento dalle fonti fossili hanno raggiunto un volume di risorse disinvestite di prima grandezza: 39,2 triliardi di dollari nel 2021, più della somma del Pil Usa (29,2 miliardi di miliardi di dollari) e del Pil della Cina (14,7 miliardi di miliardi). Di più: questo inserimento è uno schiaffo al Green Deal e alla Legge sul Clima approvata nel 2021 dal Parlamento europeo.

L’opposizione di Europa Verde alla decisione della Commissione non è frutto di una posizione ideologica prevenuta, ma della consapevolezza che siamo di fronte a una manovra, orchestrata dagli interessi nucleari della Francia, per far passare per sostenibili due fonti di energia che non lo sono affatto: il gas metano è di per sé un gas serra molto impattante; il nucleare non ha ancora risolto il problema del rilascio nell’ambiente di radioattività anche in fase di funzionamento di routine e quello delle scorie altamente radioattive che si formano, anche a seguito dello smantellamento delle centrali chiuse.

Inoltre, la durata pluriennale dei cantieri per realizzare centrali nucleari, come testimoniano in Europa gli impianti di Flamanville (in costruzione in Francia da dieci anni con costi quadruplicati) e Olkiluoto (entrato in funzione in Finlandia il 21 dicembre scorso con dodici anni di ritardo e i costi triplicati), rende questa tecnologia inadatta a contrastare con l’urgenza necessaria l’emergenza climatica. Senza considerare che il nucleare è una tecnologia competitiva solo perché finanziata dal pubblico, ma con costi esorbitanti come si registra nel contratto tra Edf e il Governo inglese per il reattore Epr di Hinkley point, che stabilisce per 35 anni un prezzo del MWh prodotto superiore da cinque a dieci volte a quello del solare fotovoltaico.

Per il Premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, “la tecnologia nucleare è più vecchia del transistor”. Ogni euro investito in gas e nel nucleare è quindi oggettivamente un euro sottratto alla transizione energetica ed ecologica. E’ sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica che bisogna puntare, anche per sottrarsi alla volatilità del prezzo di petrolio e gas metano che hanno portato all’odierno “caro bollette” e all’incremento dell’inflazione.

Di tutto questo parleremo nel corso dell’evento No nucleare e gas metano come fonti green, in programma sabato 12 febbraio dalle 16.30 (diretta anche dalla mia pagina Facebook). Oltre a Giorgio Parisi, interverranno esperti e figure politiche di grande competenza: Gianni Silvestrini (direttore scientifico di Kyoto Club), Alexandra Geese (eurodeputata dei Verdi tedeschi), Eleonora Evi (europarlamentare e coportavoce nazionale di Europa Verde), Angelo Bonelli (coportavoce nazionale di Europa Verde), Maria Grazia Midulla (responsabile clima del WWF), Giuseppe Onufrio (direttore di Greenpeace), Stefano Ciafani (Presidente di Legambiente), Vincenzo Balzani (chimico, professore emerito presso l’Università di Bologna), Leonardo Setti (Presidente del network delle comunità energetiche locali), Massimo Scalia (ex deputato verde, professore di fisica matematica all’Università Sapienza di Roma).

La diretta online si potrà seguire anche sulle pagine Facebook di Europa Verde Emilia-Romagna e da quella di Europa Verde nazionale, e sul canale YouTube di Europa Verde nazionale.

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