“Luce e gas a prezzi bloccati per 24 mesi”. Da tempo ormai siamo inondati da mail e pubblicità di questo tenore in tv, online e sui giornali. Come è possibile, in pieno shock energetico, che i distributori di energia possano proporre un prezzo bloccato mentre in tutto il mondo elettricità e gas continuano ad aumentare? Riusciranno i gestori a mantenere la parola data ai consumatori nonostante gli 8,3 miliardi di euro messi a disposizione dal Governo nella legge di bilancio contro il caro bollette?

L’Autority per l’energia non dovrebbe intervenire suggerendo di non illudere i consumatori? Sembra impossibile visto che l’intervento dell’esecutivo si limita a rateizzare in dieci rate le fatture di luce e gas emesse da gennaio e ad annullare gli oneri di sistema, cioè le spese per investimenti e manutenzione della rete che pesano per il 25% circa sulle bollette per le utenze della luce fino a 16kwh (quelle di famiglie e piccole imprese). Sul gas, invece, l’Iva scenderà di qualche punto e verranno tagliati anche qui gli oneri di sistema. Ma per sterilizzare le tariffe non si dovevano utilizzare gli extraprofitti dei gestori?

Solo il 30% del prezzo in bolletta è determinato dal costo delle materie prime. Il restante 70% sono tasse (accise e Iva), costi di riscossione, incentivi alle fonti rinnovabili, costi di gestione e manutenzione delle reti e costi per investimenti solo programmati. Appare dunque impossibile che nel 2022 non ci siano aumenti delle bollette, visto che la maggior parte di queste risorse serviranno per assicurare i mancati introiti dei gestori dagli oneri di sistema: gestori che, nonostante la crisi, vedranno garantiti quindi i loro profitti. Azzerando gli oneri di sistema, tuttavia, si bloccheranno anche le risorse desinate agli investimenti in nuove tecnologie per l’accumulo, la distribuzione e lo sviluppo delle rinnovabili.

Se quindi si metterà una pezza momentanea agli aumenti, al tempo stesso si fermeranno i già scarsi investimenti nel settore da parte delle maggiori aziende. Proprio quelli che dovevano essere effettuati in questi ultimi anni di “vacche grasse”, e che però nessun Governo ha imposto ai monopolisti del settore, mostrandosi un pessimo regolatore pubblico. Neanche l’Autority dell’energia ha esercitato questo ruolo.

La strategia da imboccare è una sola: intensificare la produzione da fonti rinnovabili, basare gradualmente il prezzo sulle rinnovabili e sostituirli ai prezzi marginali determinati dalle centrali a gas. Le fonti rinnovabili sono più competitive in termini di costi di produzione e le sole che possano garantire una riduzione duratura e strutturale della bolletta energetica italiana, guardando alla transizione ecologica. Questa crisi ci costringe a fare i conti con la realtà energetico-climatica che abbiamo di fronte: è giunto il momento di confezionare un vestito green nuovo per l’Italia, senza perdere troppo tempo con le mode retrò del momento (idrogeno nelle varie colorazioni, nucleare e gas naturale).

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