di Pietro Francesco Maria De Sarlo

“Se sei convinto di ave toccato il fondo ricorda che puoi scavare”, si diceva. Chi ha vinto e chi ha perso? Di sicuro ha perso il Paese che, purtroppo, è pessimamente rappresentato. Ha vinto l’istinto di autoconservazione e l’attaccamento alla poltrona, anche se per pochi mesi e a discapito della Costituzione e del decoro. D’altronde, come diceva Guccini, la pensione è davvero importante. Scherziamoci sopra e affidiamo all’ironia la valutazione della situazione facendo l’elenco dei buoni e dei cattivi.

Enrico Letta: 10 e lode. “Quieta non movere et mota quietare”: ha centrato l’obiettivo che si era posto, come? ‘Sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire’. Ha raggiunto il massimo possibile, visto che non riusciva a trasferire Mario Draghi al Colle per tranquillizzare le burocrazie europee e il mondo della alta finanza e di Confindustria. Si è solo dovuto limitare a fare il tiro al piattello. Cosa c’entri questo con la sinistra non è dato sapere. Quale senso del futuro c’è in tutto ciò? Mah!

Matteo Salvini: 0-, siamo l’esercito del selfie. Più che a costruire una candidatura è sembrato fare il gioco: chi butto giù dalla torre? Si è limitato a scrivere dei nomi sui piattelli buttati giù da Letta.

Giuseppe Conte: 0+, paga il peccato originale di aver pensato che il M5S fosse emendabile dai suoi leader: Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Lo ha preso ormai defunto dopo l’appoggio al governo Draghi. È più che evidente che l’elettorato del M5S ormai si astiene o viaggia verso altri lidi (Pd, FdI o Lega). I militanti sono andati al mare e l’unico faro che è rimasto nella sua rappresentanza parlamentare è uno stipendio dopo l’altro fino alla pensione. “Sic transit gloria mundi”. Il + è solo per l’auspicio che dia le dimissioni abbandonando al suo destino il M5S e poi si vedrà.

Mario Draghi: 0 spaccato. Spocchioso e antipatico. Ne esce come un impiegatuccio che cerca una promozione minacciando le dimissioni. Avrà vita grama fino alla crisi di governo poco prima dell’estate, il tempo giusto per fare le elezioni in autunno, appena dopo la fatidica data del 22 settembre. Pronto a raggiungere Mario Monti tra i banchi dei senatori a vita.

Luigi Di Maio: 10 e lode… basta non averlo come compagno di classe o amico. È uno di quelli che ti passa i compiti sbagliati o che ti frega la ragazza. Cinico e spregiudicato. Mai comprare un’auto usata da lui o dargli le spalle in un vicolo buio. Un futuro da guastatore alla Matteo Renzi più che da leader.

Giorgia Meloni: 10 e lode. È lì. Sa benissimo che era ininfluente in questo giro e si è preparata per le prossime elezioni.

Sergio Mattarella: NP. Qualche segnale discreto e privato poteva darlo sulla sua indisponibilità nel corso di questa settimana. Forse si è reso conto della pochezza del quadro ma è in gran parte responsabile del degrado della politica non avendo sciolto il parlamento dopo il Conte II. Anche lui non mi pare ci faccia una bellissima figura accentando la rielezione.

I peones: 10 e lode. Hanno raggiunto l’obiettivo della salvaguardia della pensione, specie quelli del M5S. Felici per questo, i contribuenti meno.

Matteo Renzi: 10 e lode. Vince senza giocare gettando distrattamente un petardo là e uno qua.

Maria Elena Boschi: 10 e lode. Un’altra estate sulle copertine di Chi, difficilmente in quella del 2023 sarà ancora al parlamento.

Conclusione. Questa idea che il Paese non possa avere una politica normale la rifiuto e la trovo umiliante e contraria all’idea di una democrazia matura. Rifiuto il fatto che a causa della pandemia o del Pnrr non si possa votare, mentre in tutti gli altri paesi del mondo lo fanno. Ma Enrico Letta e i tanti leader o presunti tali la usano come scusa per la loro incapacità di dare prospettiva e visione al nostro futuro, agiscono solo per passare la nottata. Quello che accadrà è chiaro. Una lunga agonia per il governo Draghi fino alle elezioni che registreranno una pericolosa disaffezione da parte della società civile e degli elettori, preoccupante.

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