A partire dal 2022 in Italia non si potranno più allevare visoni per la produzione di pelliccia. Con un voto storico, la Commissione Bilancio del Senato ha approvato un emendamento alla Legge di Bilancio con cui vieta questa crudele pratica. Gli ultimi cinque allevamenti rimasti attivi dovranno svuotare le gabbie entro il 30 giugno 2022.

Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato ma, dieci anni fa, quando abbiamo fondato l’associazione, questo risultato sembrava irraggiungibile. Quello di ottenere un divieto di allevamento degli animali per la produzione di pelliccia è stato sin da subito uno dei nostri obiettivi principali. L’attenzione sui visoni deriva dal fatto che sono loro quelli ad essere allevati in Italia per questo scopo, a differenza di altri paesi dove vengono sfruttati anche altre specie come cincillà, volpi e procioni.

Nel 2013 abbiamo reso pubblica la nostra prima indagine negli allevamenti di visoni: la prima in Italia a documentare le condizioni di vita di questi animali negli allevamenti intensivi. Le immagini mostravano animali con ferite, comportamenti stereotipati e la presenza di cadaveri nelle gabbie. A questa ne sono seguite altre quattro, che hanno raggiunto un pubblico sempre più numeroso anche grazie all’interesse dei media: Tg1, SkyTg24, Striscia la Notizia, Report, Indovina chi viene a cena, Le Iene. Grazie a queste investigazioni il dibattito si è così spostato a un pubblico sempre più ampio che ha visto con i suoi occhi le terribili condizioni di allevamento dei visoni.

Sempre nel 2013 abbiamo lanciato la campagna #VisoniLiberi, grazie alla quale abbiamo raccolto oltre 210mila firme per chiedere al governo l’abolizione di tutti gli allevamenti di animali per pellicce. Non ci siamo fermati a questo: abbiamo organizzato numerose manifestazioni e proteste. Non sono mancate le azioni di fronte agli allevamenti, grazie alle quali abbiamo impedito la costruzione di quattro nuovi allevamenti di visoni, tra cui uno che sarebbe stato il più grande in Italia.

Ci siamo poi allucchettati all’interno di un allevamento, per tenere alta l’attenzione del pubblico su queste strutture. Abbiamo continuato a mettere pressione, anche tramite azioni legali e denunce, contribuendo alla chiusura di cinque strutture. Non essendoci una lista ministeriale pubblica, abbiamo creato una mappa con tutti gli allevamenti di visoni attivi e chiusi in Italia, continuando a monitorarli. Il nostro lavoro è proseguito anche online: con tweetstorm, email di protesta e pressione sui social media.

La pandemia di coronavirus degli ultimi due anni ha giocato un ruolo importante nella chiusura di molti allevamenti di animali per la produzione di pelliccia, sia in Italia che all’estero, e ha velocizzato un processo già in corso da diversi anni, vale a dire il lento declino di questo settore. La pandemia ha infatti mostrato che gli allevamenti di visoni rappresentano un grosso rischio per la salute pubblica, in quanto i visoni sono particolarmente sensibili al virus. Possono infatti non solo essere infettati, ma anche infettare a loro volta gli esseri umani e soprattutto trasmettere il virus in forma mutata, compromettendo potenzialmente gli sforzi dei programmi di vaccinazione.

A febbraio dell’anno scorso il ministro della Salute Speranza ha emesso un’ordinanza con la quale sospendeva le attività di allevamento fino alla fine del 2021, ma ieri, finalmente, la decisione di un divieto definitivo è arrivata. E ora eccoci qui: a festeggiare un risultato storico per il paese che ci porta un passo più vicini alla fine delle pellicce. Grazie a tutte le persone che in questi anni si sono impegnati in questo grande obiettivo, a chi ha partecipato alle proteste online, firmando e condividendo la petizione e a chi in prima persona ha manifestato nelle piazze e nei cortei.

Scopri di più su come puoi attivarti per gli animali e aiutaci a difendere gli animali rinchiusi negli allevamenti.

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Rifiuti radioattivi, per il deposito unico servirà mezzo secolo. E nel frattempo paghiamo 300 milioni l’anno per dismissione e gestione

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