Il regalo di Natale dallo Stato Luca Zaia lo ha trovato sotto forma di un finanziamento. Sotto l’albero una ventina di milioni di euro che consentono alla Regione Veneto di non pagare nulla – “Mal che vada 5 milioni di euro”, ha detto il governatore leghista – per la realizzazione della nuova pista da bob a Cortina, in vista delle Olimpiadi invernali 2026. L’annuncio è stato dato a Venezia durante una conferenza stampa che ha fatto il punto dello stato dell’arte del progetto, alla presenza di Ivo Ferriani, presidente della Federazione mondiale del bob e dello skeleton.

Il nuovo finanziamento, che ha avuto il placet del ministro dell’Economia, Daniele Franco, si aggiunge ad altri due di 17 milioni e 23 milioni e mezzo di euro già stanziati alla fine del 2020 e pochi mesi fa con il decreto grandi opere. In questo modo il Veneto, pur fiero sostenitore della propria autonomia e delle richieste di deleghe da parte dello Stato, deve ricorrere a Roma per ridurre l’impatto economico delle Olimpiadi sulle proprie casse. Da sempre a Venezia si era detto che la pista da bob sarebbe stata pagata dal Veneto. Non a caso erano stati stanziati 85 milioni di euro, quando l’ipotesi era quella di abbinare al rifacimento della pista “Eugenio Monti” di Cortina anche un parco a tema per turisti. Questa ipotesi era però stata bocciata nell’aprile 2020 dal Comitato Olimpico Internazionale, che aveva invitato la Regione a scegliere sedi alternative. Poi si era arresa per rispetto della sovranità dell’ente territoriale veneto, dicendo però che quest’ultimo si sarebbe assunto onere e responsabilità di una realizzazione che non appariva in linea con gli scopi dei Giochi.

In un anno e mezzo la giunta Zaia ha fatto dietrofront (ma solo due mesi fa) rispetto alla pista dei divertimenti, che sarebbe stata un fallimento economico. Il Cio è rimasto alla finestra. Il governo italiano, probabilmente sollecitato dalle richieste del Veneto e dalle preoccupazioni del presidente del Coni Giovanni Malagò, ha deciso di allargare i cordoni della borsa. Risultato: Cortina avrà la sua pista, Zaia non vedrà dimezzate le Olimpiadi venete, i veneti non sborseranno quasi niente (a pagare ci pensa Roma). E l’effetto sull’ambiente delle Dolomiti lo si vedrà solo fra tre anni.

Sollecitato dalle domande, Ivo Ferriani (che già fu coinvolto anche nelle Olimpiadi di Torino 2006) è apparso un po’ elusivo. Non ha saputo dire quanti siano effettivamente i praticanti di bob in Italia, visto che il loro numero esiguo ha fatto storcere il naso ai critici di un’opera che comunque costerà 61 milioni di euro. Di certo, ha ammesso, le nazionali raccolgono appena una quindicina di atleti, anche se il bacino potrebbe arrivare a qualche decina di atleti. “Ma ci sono anche gli altoatesini che alla domenica vanno in chiesa con lo slittino”, ha aggiunto Ferriani. Ha poi parlato di “Giochi frugali” contraddistinti dalla sostenibilità economica e ambientale. Ma allora perché la pista di Cortina registrerà una perdita secca di 400mila euro all’anno per funzionare? “Si potrà migliorare quel bilancio, se agiremo da manager, Cortina diventerà un polo del bob”. Strano, di solito nelle opere pubbliche le previsioni sono più ottimistiche dei consuntivi. Non c’è il rischio di fare un’altra cattedrale nel deserto come la pista di Cesana in Piemonte, costata 110 milioni di euro e chiusa da 10 anni, perché troppo costosa? “Si impara dagli errori, io ci metto la faccia perché non vengano ripetuti”. Ferriani, che è membro del Cio, non ha spiegato che cosa abbia convinto l’organismo stesso a cambiare idea rispetto agli ultimatum inascoltati del 2020 di trovare piste alternative a quella di Cortina.

Quindi l’Italia, il Veneto e i rappresentanti italiani nel Cio voglio che la pista si faccia. Altrimenti sarebbe una figuraccia nazionale. Ma si riuscirà ad arrivare in tempo per la fine del 2024, termine ultimo per la consegna, in modo da rendere possibili i collaudi e le prove nell’inverno 2025 che precede le Olimpiadi? Su questo punto, come ilfattoquotidiano.it ha già denunciato, il ritardo è notevole. I cantieri avrebbero dovuto essere già aperti dal giugno 2021, mentre siamo appena alla fase di redazione dello studio di fattibilità (assegnato da pochi giorni a un pool di professionisti). Servono tutte le altre fasi: progetto definitivo, gare internazionali, assegnazione dei lavori, apertura dei cantieri. Il tempo effettivo per costruire la nuova pista era stato indicato nella fase di candidatura in 40 mesi (dall’avvio dei lavori), adesso la Regione assicura che ce la farà in 19 mesi, visto che le ruspe non si metteranno in funzione prima del giugno 2023. E’ realistico? La stessa Regione, in una delle 70 domande/risposte di un prontuario appena edito che vuole replicare alle obiezioni di ambientalisti e cittadini, deve ammettere: “I tempi costituiscono un tempo critico, ma ad oggi esistono ancora buone possibilità di realizzazione entro i termini utili qualora si rispetteranno da qui in avanti le programmazioni predisposte”. “Buone possibilità”, non ancora certezze.

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