“Questo documento risponde solo alla richiesta del Committente di arrivare alla conclusione già definita, ovvero di sancire la bontà del suo vino rispetto a quello dei concorrenti”. Cristina Guarda, consigliere regionale di Europa Verde, ha preso visione (con accesso agli atti) del Documento di fattibilità delle alternative progettuali della pista da bob olimpica di Cortina che la società Dba Pro di Santo Stefano di Cadore (è un gruppo internazionale con 700 collaboratori) ha redatto per la Regione Veneto. La consigliera non può divulgarlo, solo commentarne i contenuti, ma ilfattoquotidiano.it ne è entrato in possesso per altri canali ed è in grado di svelarlo.

Lo studio, costato 89mila euro, doveva indicare la soluzione migliore per le gare di bob nel 2026. A Innsbruck come vuole il Cio (dove esiste già un impianto)? Oppure una nuova pista a Cortina al posto della “Eugenio Monti” dismessa da anni? O, infine, aggiungere un parco ludico-sportivo? La prima soluzione è gradita alle associazioni ambientaliste, perché non impattante. La seconda è irrinunciabile per la Regione, che altrimenti perderebbe metà delle gare. La terza è un tentativo di arricchire l’offerta turistica, a beneficio di albergatori e commercianti. Gli specialisti hanno stabilito che la seconda scelta (costo 61 milioni di euro, ma deficit annuo di gestione di 400mila euro) è la migliore, la terza è poco economica (85 milioni) e la prima, pur costando solo 26 milioni di euro, sarebbe negativa perché non porta soldi e pubblicità a Cortina e al Veneto. Per questo Cristina Guarda parla del vino buono dell’oste-Zaia. “Si fa un elenco di elementi di importanza e peso molto diversi, dando una valutazione del tutto arbitraria”. Il che è riassunto in tre domande: “Come si può preferire un’opzione che costa di più? Che produce un deficit per i prossimi 20 anni? Che ha tempi di realizzazione critici, con il rischio di non arrivare in tempo per le Olimpiadi?”.

“I TEMPI? CRITICITA’ ELEVATA” – La soluzione “61 milioni” si scontra con i tempi drammaticamente corti. “L’inizio dei lavori sarà possibile solo a giugno 2023 – scrivono i tecnici – e l’ultimazione deve avvenire per i test events del marzo 2025 – scrive Dba Pro – Il tempo è sufficiente solo nel caso in cui si dia sollecitamente inizio alle attività di progettazione e si prosegua con le fasi di realizzazione”. Serviranno 19 mesi di lavori ininterrotti, anche d’inverno, con previsione di incentivi e penali per le ditte. “Tale durata temporale rappresenta un elemento di elevata criticità, in quanto non comprende necessari margini di sicurezza, data la specificità dei luoghi”. E qui c’è un mistero importante. La candidatura del 2019 indicava 40 mesi per passare dai cantieri (giugno 2021) al fine lavori (ottobre 2024). Ora il tempo è dimezzato, solo 19 mesi, con l’inverno di mezzo. Si è pensato di lavorare solo sulla nuova pista in quel periodo e di rimandare al 2025 i lavori di contorno. Ma basta a giustificare un abbattimento così drastico, considerando che solo per passare dal progetto di fattibilità (non ancora pronto) ai cantieri erano indicati due anni e poi altri 3 anni e mezzo per i lavori veri e propri? Se si sfora di un mese, saltano i test di gara.

I COSTI: 35 MILIONI IN PIU’ – Il raffronto dei costi tra Innsbruck e l’impianto di Cortina è complesso, ma cruciale. Secondo lo studio, sistemare al pista austriaca costerebbe 26,7 milioni, soldi che non verrebbero nemmeno spesi dalla Regione Veneto, mentre fare la nuova pista a Cortina costerà 61 milioni, più del doppio. Eppure – paradossalmente – quest’ultimo “costo di realizzazione” è considerato – nel calcolo complessivo – un elemento “neutro” perché “l’investimento è già stato ipotizzato e gli importi previsti sono in linea con quelli del dossier di candidatura”. Non importa se si spende di più, perché la spesa era già prevista. In realtà l’opzione di Cortina è considerata più positiva per una questione di soldi e di immagine. Uno studio dell’Università Ca’ Foscari ha indicato in “diverse decine di milioni di euro” l’impatto diretto sull’economia (dai 70 ai 135 milioni per Veneto e Trentino Alto Adige assieme) e sul Pil (da 50 a 97 milioni di Pil delle due regioni). C’è poi la spesa diretta a Cortina da parte di atleti e spettatori, oltre alla pubblicità planetaria.

IL DEFICIT FUTURO – Sarà una cattedrale nel deserto bianco? Di sicuro la pista produrrà un deficit di 400mila euro all’anno, anche se Cortina, Veneto e Trentino Alto Adige si sono impegnate ad attingere ai Fondi di Confine della montagna per trovare le risorse. Viene perfino ipotizzato l’aumento del canone annuo per due attività confinanti di arrampicata e tennis (che usufruirebbero del riscaldamento della pista) così da abbassare il deficit di 100mila euro annui. E il danno ambientale per Cortina? Neanche parlarne, perché la nuova pista sorgerà al posto di quella vecchia.

PARK LUDICO? UN DISASTRO – Il “Cortina Entertainment Park” proposto accanto alla pista da bob sarebbe stato uno sfregio ambientale e un disastro economico. Dopo anni di annunci roboanti della Regione e allarmi degli ambientalisti, il bluff è stato svelato. Lo scopo era quello di “mitigare il deficit previsto” nel dopo-Olimpiadi, ma ha solo fatto arrabbiare il Cio e indotto la Regione a stanziare 85 milioni di euro per un’opera faraonica. Adesso i tecnici denunciano una sfilza di criticità. Le attrazioni sono “improprie” rispetto al contesto di “pregio ambientale” della conca. Di partner privati non si è vista l’ombra. Non è stata prevista la necessità di una variante al Piano regolatore. Quarta criticità: il parco si farebbe dopo le Olimpiadi e quindi dal 2026 in poi, con tempi indefiniti. Infine, i conti non tornano. Previsto un margine operativo lordo (dopo 10 anni) di 248mila euro all’anno, ma a patto di avere 151mila visitatori, la metà di tutti quelli che vanno a Cortina. Con 90mila visitatori, la perdita secca sarebbe di 750mila euro all’anno. Infatti, nessun privato si è fatto avanti e l’ipotesi sembra accantonata.

LE PAGELLE – Pagelle finali dei tecnici, suddivise in tre materie: costi di realizzazione, impatto dell’evento e impatto post-evento. Su 20 sottovoci, la soluzione “61 milioni” gradita alla Regione ha solo due pallini negativi: l’impatto temporaneo dei cantieri e il deficit di gestione annuale per vent’anni. Tutto il resto è sfavillante. Con un saldo attivo di 10 punti, nel confronto con le altre ipotesi non vince, stravince. La soluzione Innsbruck (11 pallini rossi) finisce a “meno 5”, addirittura peggio del “meno 4” della soluzione “bob+luna park” (4 pallini rossi) che costerebbe tre volte più di quella austriaca e produrrebbe un deficit annuo di 750mila euro.

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