Cinque giorni prima della strage di Ravanusa c’è stato un intervento di manutenzione ordinaria sull’impianto della rete di metano: non aveva evidenziato criticità. È questa l’ultima novità sull’esplosione avvenuta nelle scorse ore in provincia di Agrigento. Lo hanno accertato i carabinieri che ora dovranno acquisire il verbale d’intervento per verificare chi abbia materialmente eseguito il collaudo per conto di Italgas e se sia stato compiuto in modo corretto. Sette le vittime accertate, due persone ancora disperse. L’impatto è stato molto violento e ha riguardato cinque palazzine crollate, mentre 3 sono rimaste danneggiate in modo grave. Un’altra quarantina di edifici saranno ora dichiarati inagibili dal sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo. Sono in tutto cento gli sfollati e l’area interrata è pari a 10mila metri. Intanto riemerge un documento del 2014, firmato dagli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas, che chiedeva con urgenza “un intervento di risanamento” per il “Il 76% delle tratte di rete indagate“.

Le ipotesi – Intanto Vittorio Stingo, comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento arrivato sul luogo della strage, ha fatto sapere che l’esplosione potrebbe essere causata “da un accumulo di gas sotterraneo”. Ha tuttavia precisato che risposte certe ancora mancano: “Potrebbe essere stata una frana, questa è una zona con una elevata fragilità idrogeologica, ma non è escluso neanche che ci possa essere una cavità sotterranea naturale. Non lo sappiamo ancora, lo potremo verificare quando saranno rimosse le macerie”. Alcune ipotesi ci sono già: l’accumulo sulla rete e gli innesti per ampliarla, l’impatto tellurico su un territorio a rischio, le frane. Di certo è coinvolta la rete comunale di metano. Nel frattempo le forze dell’ordine stanno interrogando decine di abitanti della zona per cercare riscontri in merito all’odore di gas che, secondo alcune voci, si è sentito alcuni giorni prima dell’esplosione. Ancora infatti non è stata trovata conferma. “Non appena saranno ritrovati i dispersi, l’area sarà sottoposta a sequestro e potremo svolgere la nostra attività investigativa per dare la giusta risposta e giustizia alla comunità di Ravanusa”, ha proseguito Vittorio Stingo in collegamento da Ravanusa a Rainews24. “In contemporanea – ha aggiunto – schiereremo a breve le nostre unità operative per garantire controlli anti sciacallaggio che, devo dire la verità, fino a oggi non è ancora avvenuto”.

Le indagini – Con le ricerche dei dispersi ancora in corso, inquirenti ed investigatori intanto lavorano alla lista di domande alle quali tentare di dare risposte per spiegare come sia stato possibile che una fuga di gas abbia provocato una strage a Ravanusa. Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo: gli esperti da lui nominati sono già al lavoro per studiare le mappe delle reti del gas di Ravanusa. L’area interessata al momento riguarda 10mila metri quadrati, ma lo stesso procuratore ha detto che potrebbe diventare più ampia – e, con ogni probabilità, all’iscrizione nel registro degli indagati dei primi nomi di tecnici e amministratori che a vario titolo possano avere responsabilità in merito alla rete del gas. Il gas si è accumulato o nel sottosuolo o in un ambiente chiuso. A innescare l’esplosione potrebbe essere stata anche l’attivazione dell’ascensore”, ha detto il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento, Giuseppe Merendino. “Nei prossimi giorni faremo accertamenti più approfonditi – ha aggiunto – certo è che un evento del genere è eccezionale”.

La denuncia – Un impianto che, come ha raccontato ilfattoquotidiano.it, risale al al 1983 e negli anni è stato “stressato” da un territorio franoso e da numerosi innesti per raggiungere le nuove abitazioni. Nel corso degli anni, inoltre, sono stati aggiunti innesti per consentire alla rete di raggiungere nuove abitazioni. “Purtroppo non è la prima volta che si registrano fughe di gas, queste sono state tamponate nel tempo con interventi di manutenzione da parte dei tecnici ma se pensiamo che la rete del metano è stata realizzata quasi quarant’anni fa, considerato che Ravanusa è stato uno dei primi paesi ad avere il metano, credo che non ci sia stata una manutenzione adeguata”, denuncia del consigliere comunale di Ravanusa Giuseppe Sortino. “Quello che ipotizziamo”, ha detto Salvo Cocina, capo della protezione civile a Ilfattoquotidiano.it, “è che ci sia stato una perdita che si è accumulata nel tempo e che via via ha creato una bolla, improvvisamente esplosa ieri”. Gli investigatori acquisiranno la relazione degli amministratori giudiziari dal tribunale di Palermo, che si occuparono di alcuni controlli per la prevenzione proprio sulla rete del metano gestita da Italgas. Scrivevano così: “Il 76% delle tratte di rete indagate deve essere sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento”. I controlli avevano riguardato mezza Italia e anche gli impianti dell’agrigentino.

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