“Come un terremoto potente”. Così Salvo Cocina, capo della protezione civile siciliana, descrive l’esplosione a Ravanusa di sabato sera. E sebbene siano tante le ipotesi sulle cause, ancora tutte da accertare, su un punto non ha dubbi: “Non parliamo di una perdita di una bombola, è stata un’esplosione troppo potente. Di certo riguarda la rete comunale di metano, con quali responsabilità, se ci sono, non sappiamo dirlo di certo adesso, quel che ipotizziamo è che ci sia stato una perdita che si è accumulata nel tempo e che via via ha creato una bolla, improvvisamente esplosa ieri”, spiega a ilfattoquotidiano.it. Un impianto risalente al 1983 che per motivi ancora da verificare è deflagrato, provocando un impatto molto violento: 5 palazzine crollate, mentre 3 sono rimaste gravemente danneggiate e un’altra quarantina di edifici saranno adesso dichiarati inagibili dal sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo.

Un “terremoto” su 10mila metri quadrati di estensione, mille mq sull’area più colpita: questo il bilancio finale in metri, mentre dopo i 5 estratti, di cui 3 morti, si cercano ancora i 6 dispersi. Per dare un senso, per capire cosa sia successo con certezza è ancora presto: “Ci sono macerie ovunque, quando sarà possibile liberare l’area da queste potremo guardare cosa c’è nella strada, cos’è davvero successo sotto”, continua Cocina. Ma le ipotesi in campo ci sono già: l’accumulo sulla rete vetusta, l’impatto tellurico su un territorio a rischio, le frane, gli innesti per ampliare la rete. Sono queste le primissime ipotesi su quel che è accaduto sabato notte, adesso al vaglio della procura di Agrigento che ha aperto un’inchiesta per disastro e omicidio colposo: “Abbiamo fatto un primo sopralluogo stamattina, ne faremo un secondo con gli esperti. Ho nominato un collegio peritale, l’accertamento tecnico è fondamentale”, ha spiegato il procuratore capo, Luigi Patronaggio.

Un accumulo di gas nel sottosuolo che nel tempo ha creato una bolla esplosa alle 20.30 di sabato sera. Di sicuro quando i vigili del fuoco e i carabinieri di Agrigento sono arrivati sul luogo dell’esplosione, hanno subito sentito gli odori che vengono aggiunti al metano per renderlo riconoscibile all’olfatto umano (altrimenti è inodore). I primi soccorritori hanno sentito un odore fortissimo e hanno subito chiuso il flusso del metanodotto, prima ancora di intervenire alla ricerca dei dispersi sotto le macerie. L’olezzo però non è andato via, nonostante la chiusura dell’impianto. Mentre alcune palazzine che ancora non erano state coinvolte dall’esplosione sono poi andate a fuoco.

Fiamme vive che testimoniano secondo gli esperti sul posto la presenza di gas nell’area: “Ci sono volute ore per trovare tutti gli accessi e chiudere tutto. Non prima delle 4 del mattino”, raccontano i soccorritori. Un impianto datato, realizzato quasi 40 anni fa in un territorio in cui nel tempo non sono mancate le frane. Una rete sulla quale dal 1983 sono stati aggiunti innesti per raggiungere le nuove abitazioni. Ma com’è possibile che un accumulo nel tempo non sia stato avvertito dagli abitanti? Un’ipotesi è che la bolla si sia creata nelle palazzine non abitate, dove l’odore non poteva essere avvertito da nessuno. Anche se nel day after di Ravanusa, le voci di chi aveva sentito quell’odore si rincorrono. Voci che però non sarebbero mai state segnalate al sindaco.

Intanto la Italgas, società che gestisce l’impianto, fa sapere che al momento non è esclusa alcuna ipotesi, mentre “i tecnici della società hanno completato le operazioni di isolamento del tratto di rete e messo in sicurezza l’area interessata interrompendo il flusso di gas”. Nessuna ipotesi è esclusa, ma non solo: più ipotesi potrebbero essere confermate, ovvero una serie di concause potrebbero avere scatenato l’esplosione. L’impianto vetusto su un territorio franoso, un’altra piccola perdita che è andata ad aggiungersi ad una situazione già molto critica. Solo le indagini della procura nei prossimi mesi potranno chiarire cause e responsabilità. Mentre oggi è ancora il momento della ricerca dei dispersi. A cercare tra le macerie ci sono i nuclei cinofili dei Vigili del fuoco e Carabinieri, mentre la protezione civile ha già messo psicologi a disposizione dei familiari delle vittime e dei dispersi.

Articolo Precedente

Mantova, teneva 55 chili di hashish nel pollaio. La polizia arresta arresta due uomini per spaccio di stupefacenti

next
Articolo Successivo

Assange, appello a Mattarella durante il presidio contro l’estradizione: “Interceda con gli Stati Uniti per ottenere la grazia”

next