Dario Nardella non perde occasione per ricordare che Firenze diventerà una delle città più green d’Europa e in una recente intervista alla cronaca fiorentina di Repubblica ha promesso “droni-taxi e bici nella Firenze 2040 ad emissioni zero. Un milione e mezzo di alberi in più, solo auto eco (un quarto delle attuali), 85 milioni di persone all’anno sul tram, 170 chilometri di ciclabili”. Il 2040 è lontano ma il via libera, ad esempio, alla costruzione di un parcheggio privato per circa 80 posti macchina nel cuore del quartiere di Gavinana, Firenze sud, è fresco di firme e timbri e porta infatti la data del 24 novembre scorso. Si tratta di un terreno verde, con alberi anche di pregio e una casa colonica, che era parte di un vasto podere denominato “la Mattonaia” che risale addirittura al 1300.

Qui fino a qualche anno fa abitavano un contadino e la sua famiglia, c’erano viti e verdure. “Ma ora tutto rischia di essere seppellito in una colata di cemento per costruirci un parcheggio”, denunciano i cittadini che da oltre dieci anni protestano con ricorsi al Tar e denunce varie. Finora sono riusciti a bloccare i lavori ma i proprietari, passata l’onda più tumultuosa della pandemia, hanno ripresentato un progetto di costruzione e Palazzo Vecchio questa volta ha dato il via libera. Doccia fredda per il comitato anti parcheggio. “Il progetto è uno scempio dal punto di vista ambientale e paesaggistico, inoltre risulta in palese contrasto con le politiche comunali volte (almeno sulla carta) a salvaguardare la qualità della vita dei propri cittadini e a tutelare il verde cittadino con frequenti interventi di piantumazione”, denuncia Silvia Bensi a nome del comitato di protesta. E Francesca Conti, direttrice di PerUnaltracittà, periodico on line legato a Ornella De Zordo, ex consigliere comunale, scrive: “In una città come Firenze, letteralmente divorata dagli interessi di grandi multinazionali, che sta cambiando pelle e soprattutto padroni, la vicenda di un vecchio podere trecentesco destinato a diventare un parcheggio potrebbe apparire secondaria. Ma la storia del Podere Mattonaia e del parcheggio che verrà costruito a cura della Società Podere Mattonaia s.rl. è molto di più che l’ennesimo scempio fatto a danno dei residenti, è una vicenda esemplare sull’eterno ritorno dei soliti noti, con gruppi di potere che si alternano”.

Il riferimento è a Quadra, una società di progettazione degli anni in cui sindaco era Leonardo Domenici, ex Ds, poi Pd. Quello del parcheggio nel podere trecentesco era uno dei suoi progetti, ricorda la Conti. Affonda le radici nel 2006. Quadra viene poi travolta da un’inchiesta chiusa nel 2016 con varie prescrizioni al processo di appello. La vicenda giudiziaria coinvolse tecnici e politici all’epoca ai vertici del Pd cittadino. Tra i condannati in primo grado, anche l’imprenditore Lorenzo Giudici, poi prescritto in appello, che ora è a capo della società La Mattonaia proprietaria del podere e costruttrice del parcheggio.

E mentre infiamma la polemica per il progetto nell’antico podere, scoppia il caso del nuovo resort di lusso di Costa San Giorgio, sulla affascinante collina di San Miniato, che sarà costruito sull’ex caserma Vittorio Veneto che mette insieme due conventi del Trecento e una chiesa, struttura acquistata dal magnate argentino Lowenstein. Da luogo pubblico di grande pregio a struttura privata per realizzarci un albergo di lusso. “Vedere trasformato un luogo come Costa San Giorgio in uno spazio per pochi privilegiati significa tradire la vocazione di quell’architettura e voltare le spalle all’idea di partecipazione che Giorgio La Pira e Giovanni Michelucci ci hanno insegnato”, ha tuonato dalle pagine di Repubblica l’abate della basilica di San Miniato, Bernardo Gianni, amico di Papa Francesco (gli ha predicato gli esercizi spirituali) e voce autorevole di Firenze. Che aggiunge: “Non possiamo perdere la collina di Costa San Giorgio e l’ex ospedale militare di Monte Oliveto, destinato a diventare appartamenti privati”. Forse verranno anche piantati un milione e mezzo di alberi, da oggi al 2040, ma a Firenze rischiano di “sparire intere porzioni di storia e identità cittadina semplicemente per profitto”, denuncia l’abate.

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