Un anno senza soldi per le imprese edili siciliane che hanno avviato lavori con il settore pubblico. È questa la situazione di migliaia di aziende dell’isola che da 12 mesi fanno i conti con la farraginosa macchina burocratica regionale, che tiene bloccato più di un miliardo di euro destinato alle imprese, prima per l’attesa dell’approvazione del bilancio del 2021, poi per l’accertamento dei residui passivi. Adesso neanche le stesse imprese creditrici riescono a spiegarsi perché i soldi non arrivano: “Dopo un primo annuncio arrivato ad agosto, in seguito alla nostra protesta, in cui la Regione aveva affermato che i soldi erano stati sbloccati, non è cambiato nulla – spiega Carmelo Salamone, presidente di Ance Agrigento, l’associazione italiana dei costruttori – le aziende non hanno visto un euro e da un anno comprano materiale e pagano gli operai per completare opere per le quali non hanno ricevuto soldi dagli enti pubblici”.

Le proteste delle imprese edili erano infatti cominciate a luglio, quando l’Ance temeva che le ferie e l’estate rallentassero ancora di più i pagamenti. Passata però la bella stagione e mentre si avvicina Natale, nonostante gli annunci, non è arrivato nulla nelle casse delle imprese che adesso non riescono più ad andare avanti e sono costrette a lasciare i lavori a metà. Questo potrebbe portare dei problemi ai piccoli comuni che rischiano così di non vedere completare piccole ma importanti opere, come il rifacimento di scuole, lavori di riqualificazione del centro storico, consolidamento di costoni a rischio frana, ma anche lavori in strade e opere viarie secondarie.

“È passato un anno ma riceviamo sempre e soltanto scuse – dice ancora Salamone – in una terra dove la normalità è solo desiderata non riceviamo chiarimenti e non riceviamo soldi. Noi dobbiamo sottostare a tutti i balzelli e gli impedimenti burocratici che ci vengono imposti quando stipuliamo i contratti con la pubblica amministrazione, ma dall’altro lato non riceviamo la stessa professionalità. Se gli uffici e la Regione non riescono ad adempire ai loro doveri che facciano allora un passo indietro”. Come se non bastasse, ad acuire la situazione drammatica delle imprese edili è l’aumento del costo delle materie prime, alcune addirittura raddoppiate nell’ultimo anno, come il ferro, il legno e il rame, dopo la crisi legata alla pandemia. “Noi – continua ancora Salamone – stiamo attraversando un periodo in cui i materiali costano il doppio e dobbiamo pure anticipare i soldi perché la Regione non riesce a pagarci. Chi può va avanti, ma altri sono costretti a lasciare i cantieri a metà creando così disagi per i cittadini. Ogni giorno trascorso per le imprese si traduce nel dover lavorare senza la copertura economica necessaria, e il peso sta diventando insopportabile. Si parla del Pnrr, ma qui non riescono a garantire l’essenziale, figuriamoci questi fondi, sarebbe come affrontare la Champions League con una squadra da Terza categoria”. Visto il silenzio della Regione, le aziende adesso passano al contrattacco: dopo il mancato pagamento si sono rivolte a uno studio legale per recuperare le somme in modo coattivo con l’aggiunta degli oneri e il pagamento dei danni causati dai ritardi cui incorrono ancora oggi. “Purtroppo ogni volta che si garantisce una veloce risoluzione del problema abbiamo solo la percezione di una grande presa in giro – dicono dall’Ance – siamo costretti ad agire per vie le legali per poter risarcire gli imprenditori che hanno avuto la ‘sfortuna’ di aggiudicarsi dei lavori con una pubblica amministrazione cieca, sorda e muta”.

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