Il Viceministro cubano agli Affari Esteri, Gerardo Peñalver, che ho avuto modo di incontrare il 28 ottobre a margine alla Conferenza tra Italia e Paesi latinoamericani e caraibici, tiene anzitutto a sottolineare l’importanza delle relazioni esistenti tra Italia e Cuba.

Si tratta di relazioni di antica data e che risentono positivamente di una serie di fattori, tra i quali le affinità culturali, l’esistenza di intensi flussi turistici e di un forte e strutturato movimento di solidarietà che esiste e opera da molto tempo con efficacia crescente. Se tale solidarietà si attua ormai in entrambe le direzioni, specialmente a partire dall’esemplare missione della Brigata medica cubana “Henry Reeve” a Crema e a Torino nei giorni più bui e drammatici della pandemia, sul piano più propriamente economico una grossa risorsa è costituita dalle caratteristiche del sistema economico italiano fortemente imperniato sulla piccola e media impresa. Sistema dal quale possono giungere a Cuba importanti esperienze e stimoli significativi, nel momento in cui il Paese caraibico sta aggiornando il suo sistema economico e si sta dotando, in attuazione della Costituzione adottata nel 2019, di un quadro giuridico favorevole alla creazione di entità di questo tipo, destinate a operare in vari settori per rafforzare l’economia e realizzare un Paese prospero.

Proprio il settore della produzione di medicinali e di vaccini, nel quale Cuba ha un know-how consolidato, dimostrato oggi tra l’altro dai tre vaccini fin qui messi a punto (Abdala, Soberana e Soberana Plus) può e deve costituire un terreno di cooperazione in grado di dar vita ad attività di grande importanza anche per il nostro Paese, come la produzione su larga scala di medicinali e vaccini in grado di farci uscire dalla dipendenza nei confronti di Big Pharma. Su questo piano strategico e vitale Cuba può rappresentare un partner davvero prezioso, come dimostrato dall’eccellenza del suo sistema biofarmaceutici e sanitario. Il 75% della popolazione vaccinabile è stato raggiunto in poco tempo da una massiccia campagna di vaccinazione coi menzionati prodotti nazionali oggi esportati in Vietnam, Nicaragua e Venezuela, mentre importanti iniziative di cooperazione nella ricerca e produzione nel settore sono state avviate coll’Iran, il Vietnam e altri Paesi.

Dall’Italia, che è stata storicamente tra i primi Paesi ad intervenire economicamente a Cuba dopo la fine del blocco sovietico, si attendono oggi investimenti in questo e altri settori. Il famigerato bloqueo continua a costituire un ostacolo in questo senso perché il timore di multe ed altre rappresaglie da parte statunitense continua a intimidire potenziali investitori frenandone l’impegno e a creare più in generale difficoltà di ogni genere alle famiglie cubane, spesso impossibilitate ad avere accesso anche a beni volti a soddisfare i bisogni più elementari.

Su questo come altri piani diventa indispensabile l’intervento dell’Unione europea che deve andare oltre la mera condanna formale del bloqueo per tradursi in un sostegno effettivo alle imprese che intraprendono la strada dello scambio con Cuba, come del resto previsto da un apposito Regolamento europeo adottato fin dal 1996.

Nonostante qualche risoluzione inopportuna adottata dalla maggioranza di destra del Parlamento europeo, il dialogo, nel rispetto reciproco, tra Unione Europea e Cuba procede secondo i criteri a suo tempo identificati e riguarda una vasta serie di materie di grande interesse mutuo e globale, dal disarmo alla tutela ambientale, ai diritti umani e alle misure coercitive unilaterali.

Il governo cubano auspica, e si tratta di un auspicio davvero condivisibile da noi cittadini europei, che l’Unione europea sia sempre più in grado di dare in modo costruttivo ed originale il proprio contributo alla costruzione di un nuovo ordine internazionale policentrico basato sullo sviluppo della cooperazione per affrontare gli angosciosi problemi globali che l’umanità ha di fronte e che potranno essere risolti solo mediante uno sforzo concorde.

Cuba è in prima fila su molte di tali problematiche. Da piccolo Paese insulare guarda con preoccupazione al cambiamento climatico e ha approntato piano di riduzione del danno da qui a molti anni a venire. Da Paese sempre impegnato nella solidarietà internazionale, in particolare sul terreno essenziale della salute, è ben consapevole della necessità di rilanciare la cooperazione internazionale al riguardo nelle sedi più appropriate, come l’Organizzazione mondiale della sanità, superando ogni deleterio nazionalismo vaccinale e ogni riprovevole tentazione di approfittare della situazione per soffocare le aspirazioni dei popoli alla loro piena sovranità.

Per evitare di piombare nella barbarie incombente, Stati e popoli devono uscire dallo stato preistorico di relazioni basate su approcci opportunistici volti a perpetuare modelli di dominazione del tutto anacronistici. Cuba è pronta a cooperare in questa direzione con l’Italia e con l’Europa nel mutuo interesse e in quello dell’umanità intera. Non perdiamo questa occasione.

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