Numeri alla mano, a fare la differenza sono stati 16 franchi tiratori. Sono loro materialmente ad aver affossato definitivamente il ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia. Per il suo promotore, però, i numeri contano poco perché il responsabile ha un nome e cognome: Matteo Renzi. Il suo partito, Italia Viva, “si è messo a flirtare con il centrodestra, con la Lega“. Il quadro politico, spiega Alessandro Zan in un’intervista al Corriere della Sera, è cambiato quando “è arrivato il governo di Draghi” e “il partito di Renzi si è messo in testa di voler essere l’ago della bilancia del Senato”. Così i renziani sono passati dal sì compatto al ddl (così hanno votato alla Camera) alla apertura alle modifiche al testo per andare incontro alle richieste delle destre. “Basta sentire le dichiarazioni di Davide Faraone, il presidente di Italia viva al Senato – dice Zan – Parla e sembra che a parlare sia Salvini“.

Il deputato democratico parla all’indomani del fallimento di Palazzo Madama, dove il voto segreto sulla “tagliola” richiesta da Lega e FdI ha messe la parola fine alla sua proposta di legge che avrebbe aumentato le tutele nei confronti delle persone Lgbt in Italia. “Il Pd aveva calcolato che sulla carta avevamo un vantaggio di almeno 8-10 voti“, spiega Zan, ammettendo che una sconfitta del genere “non me l’aspettavo proprio”. Il risultato è che “due anni di lavoro sono stati buttati nel cestino” e l’Italia “rimane uno dei pochissimi paesi d’Europa a non avere una legge sui diritti civili. La inseguiamo da quasi trent’anni“.

Per questo Zan si rivolge ai renziani e si chiede se “forse non si sono resi conto di cosa stavano facendo”. Flirtando con la Lega, i renziani “si sono avvicinati al partito che è amico di Orbán e di Duda, il leader ungherese e quello polacco. Orbán, capito? Quello che ha votato le leggi omotransfobiche. Che ha tappato la bocca ai giornalisti. Che ha chiuso le università“, attacca il deputato Pd. Che poi sottolinea anche le dichiarazioni di mercoledì pomeriggio, dopo il voto: quelle dei leghisti e quelle dei renziani, così simili tra loro. Faraone “ha parlato dell’arroganza del Pd, dei Cinque Stelle, di Leu. Chiudevi gli occhi e sembrava che parlasse Massimiliano Romeo, il capogruppo leghista”.

È la conseguenza di un percorso cominciato questa estate e che ha sempre avuto un mandante ben preciso: Matteo Renzi. Colui che neanche qualche mese prima aveva contribuito con i suoi a scrivere la legge e che, fatto saltare il governo, ha deciso di iniziare a flirtare con le destre per far contare il suo gruppetto di deputati e senatori. “Quando abbiamo votato il ddl Zan, un anno fa, Italia viva ha votato compatta con noi e da Forza Italia anno lasciato libertà di coscienza”, ricorda Zan. Invece al Senato tutto è improvvisamente cambiato: “Quelli di Italia viva ci dicevano che dovevamo mediare con la Lega. Ma come si fa a mediare con un partito che da quando il ddl Zan è arrivato al Senato non ha fatto altro se non cercare di affossarlo“.

Secondo Zan la sua legge è stata affossata anche per le logiche politiche e partite più grandi, “prima di tutte quella del Quirinale“. “Forza Italia con questo voto ha fatto le prove tecniche per le elezioni del Quirinale”, afferma il deputato Pd. Se dietro ci sia anche in questo caso la mano di Renzi, “non voglio nemmeno pensarci”, commenta Zan. “Non voglio pensare che davvero Italia viva sia stata capace di fare tutto questo sulla pelle dei diritti delle persone“. In ogni caso, il parlamentare dice di rimanere ottimista perché “due anni di lavoro hanno rafforzato nel nostro Paese una coscienza sull’importanza dei diritti”. “Per fortuna – conclude – il nostro Paese è molto più avanti della sua classe politica”.

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