di Teresa Di Paola

Gentile Presidente Conte,
ho aspettato la fine di questa ennesima tornata elettorale, per riportarle il mio umile pensiero, simile, tra l’altro, a quello di innumerevoli italiani desiderosi di un ritorno alla politica fondata sulla morale, sulla civiltà e sul benessere dei propri concittadini. Invece, dobbiamo vedere in tv o leggere sui social, ormai quotidianamente, mediocri individui che, rinnegando anche il più piccolo significato etico dell’arte di governare, “si decantano” paladini dei cittadini e cultori del bene altrui provocando nella gente soltanto rabbia, irritazione e un senso di sconforto e delusione.

Ma da quando, chi non ha la minima idea di cosa significhino sacrifici, privazioni, rinunce e fatiche, può arrogarsi il diritto di parlare per gli altri? E, soprattutto, fino a quando uomini e donne che lavorano a singhiozzo (fortunatamente non tutti), ma vengono profumatamente ricompensati con un bel “reddito da parlamentare”, devono continuare a sbeffeggiare chi vive al di là della “casta”?

Beh, queste elezioni amministrative hanno dimostrato che il popolo è stufo dei “villeggianti nostrani”. È stufo di ascoltare costantemente discorsi palesemente falsi e ingannevoli da parte di chi preferisce la tracotanza alla correttezza. E, a dimostrazione di ciò, il dato di una così bassa affluenza elettorale, non può essere trascurato o archiviato come un episodio sporadico. La politica deve dotarsi di un nuovo impulso sociale, deve guardare e puntare ai bisogni reali delle persone, a chi lavora e vive per portare il pane a casa, non per andare a Dubai.

Nel mio piccolo vedo continuamente chi non riesce ad arrivare a fine mese e provo sdegno quando alcuni di quei “fortunati abitanti del Parlamento” conducono, con forte enfasi, la personale crociata contro coloro che non hanno un reddito, tralasciando i mali veri che affliggono l’Italia.

Vorrei che costoro (e non solo) erigessero barricate e sbarramenti per sconfiggere, ad esempio, la corruzione e l’evasione fiscale. Vorrei che si scandalizzassero a oltranza quando muore l’ennesimo essere umano per l’ennesima negligenza italiana o, quando un ennesimo individuo piange per l’ennesima ingiustizia. Inoltre, mi piacerebbe che sempre costoro fossero disgustati dai continui episodi di razzismo, omofobia, maschilismo etc., di cui l’Italia è pregna.

Purtroppo, anche loro diventano “preda e predatore” delle fake news che girano sui media, delle notizie false che utilizzano finemente l’ignoranza o la scarsa capacità critica della gente per trasferire “mandrie di voti”, a favore della prosperità di pochi, ma a discapito del benessere di tutti. Così, come succede con i sempre più frequenti polveroni, sollevati per adombrare situazioni chiare e puntuali. Nell’epoca del “basta che godo io, degli altri me ne frego”, i bisogni reali della gente reale, diventano sempre di più “un puntino in lontananza”.

Ebbene, Professore, rivolgo a Lei il mio pensiero, perché per molti di noi, Giuseppe Conte è diventato “un’opportunità”, una possibilità per ricondurre in Italia competenza, serietà e merito. Un ritorno, cioè, di quella “publica honestas”, di quell’amore e di quel rispetto per il cittadino di cui oggi abbiamo perso le tracce. Tutti meritiamo quest’opportunità.

La ringrazio per l’attenzione,
Una mamma preoccupata per le generazioni future, quelle di ieri e quelle di oggi

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