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Amazon, nel 2021 già ottenute esenzioni e sovvenzioni per 650 milioni. Nel 2018 e nel 2019 zero tasse. Nel 2020 aliquota del 9%

Il colosso dell'e-commerce che ha chiuso il 2020 con ricavi per 386 miliardi (in crescita del 38%) e profitti per quasi 21 miliardi, ha raccolto questo "tesoretto" con un mix di sovvenzioni erogate da singoli stati americani e governo centrale, esenzioni e altre forme di incentivi. Nel 2018 il gruppo Amazon non ha pagato tasse negli Usa.  Nel 2019 ha versato 162 milioni su 13 miliardi di profitti (aliquota dell'1%), nel 2020 ha pagato 1,8 miliardi a fronte di 20 miliardi di utili, un'aliquota del 9,4%
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Il gruppo Amazon avrebbe ottenuto crediti di imposta per 650 milioni di dollari negli Stati Uniti grazie ai suoi piani per l’espansione della rete vendita. Lo scrive il quotidiano londinese Financial Times citando i dati dell’osservatorio statunitense Good Jobs First. Il colosso dell’e-commerce che ha chiuso il 2020 con ricavi per 386 miliardi (in crescita del 38%) e profitti per quasi 21 miliardi, ha raccolto questo “tesoretto” con un mix di sovvenzioni erogate da singoli stati americani e governo centrale, esenzioni e altre forme di incentivi. Nonostante la somma ingente si tratterebbe di una stima “prudenziale”.

Secondo Good Jobs First si tratterebbe del bottino più grande dopo quello da 750 milioni incassato nel 2019, anno in cui il gruppo ha costruito il suo secondo quartier generale ad Arlington, in Virgina. Ma alla fine dell”anno mancano ancora tre mesi che potrebbero portare nuove gradite sorprese al gruppo fondato da Jeff Bezos. “Speravo che i funzionari pubblici facessero un passo indietro e dicessero: Siamo in una situazione economicamente molto difficile, dobbiamo quindi smettere di sovvenzionare aziende già molto ricche. Invece, purtroppo, sta accadendo il contrario“, ha affermato Kasia Tarczynska, ricercatrice presso Good Jobs First secondo quanto riporta il Financial Times.

In sostanza stati e città si sfidano a colpi di incentivi per accaparrarsi nuovi stabilimenti e posti di lavoro, ancora più ambiti in una difficile fase di ripartenza economica. Così le grandi aziende che, nonostante gli utili, non pagano neppure un dollaro negli Stati Uniti si contano a decine. Dalla Nike a FedEx e Hp. Tra il 2018 e il 2019 le 9 società più redditizie dell’ indice S&P500 non hanno pagato imposte. A sua volta, nel 2018 il gruppo Amazon non ha pagato tasse negli Usa. Nel 2019 ha versato 162 milioni su 13 miliardi di profitti (aliquota dell’1%), nel 2020 ha pagato 1,8 miliardi a fronte di 20 miliardi di utili, un’aliquota del 9,4%, bassa ma comunque la più alta del triennio. La filiale europea del gruppo nel 2020 non ha pagato tasse.

Il gruppo Amazon si difende affermando che “Gli incentivi sono disponibili per qualsiasi azienda che soddisfi i criteri e le aziende non ricevono un centesimo fino a quando non hanno creato posti di lavoro e effettuato investimenti di capitale”, ricordando poi il numero dei posti di lavoro creati. In realtà esistono diversi studi che evidenziano un deterioramento delle condizioni di lavoro complessive che interessano le aree in cui Amazon insedia i suoi stabilimenti.

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