Si affloscia ancora di più il progetto di introdurre una tassa minima globale sui profitti delle multinazionali. Giovedì se ne discuterà in sede Ocse ma l’Irlanda ha già fatto trapelare di aver ottenuto concessioni alle sue richieste. In particolare il testo non prevedrebbe più un’ imposta di “almeno il 15%” ma “del 15%”, quindi esattamente in linea con il prelievo che già applica adesso Dublino (fatti salvi accordi particolari che possono ulteriormente ridurre il carico fiscale sulla singola azienda). Inoltre il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha detto di aver ottenuto garanzie sul fatto che Dublino potrà mantenere l’aliquota del 12,5% per le imprese con ricavi annui inferiori a 750 milioni di euro.

Si profila dunque un nuovo depotenziamento dopo che l’asticella è stata via via abbassata nei mesi scorsi. Si era partiti con una proposta del 21% si è scesi fino all'”almeno 15%” concordato nel corso del vertice G20 di Venezia dello scorso luglio. Accordo che non era però stato sottoscritto da Irlanda, Ungheria ed Estonia. Ora si scende ancora.

In sostanza se un paese decide di tassare i profitti aziendali, ad esempio, al 7%, lo Stato di residenza della multinazionale (molto spesso gli Stati Uniti) può riscuotere il rimanente 8%. Un regime che renderebbe inutile quanto meno il ricorso ai paradisi fiscali più spinti, come Bermuda o Isole Cayman, dove il prelievo è praticamente inesistente. L’economista francese Thomas Piketty parla di una tassa ridicolmente bassa rimarcando quanto poco si sia fatto in concreto a fronte di roboanti annunci e come i paesi poveri vengano esclusi da qualsiasi beneficio.

Il commissario Ue dell’Economia Paolo Gentiloni ha affermato ieri che la discussione sulla tassazione minima per le multinazionali “va avanti” e “sostengo fortemente la possibilità di raggiungere un accordo globale al G20 a Washington” la prossima settimana “o al G20 dei leader a fine mese a Roma”. Nel luglio scorso il G20 riunito a Venezia aveva sostenuto l’intesa di massima raggiunta raggiunta in seno all’Ocse per una minimum tax del 15% sulle multinazionali. Irlanda, Ungheria ed Estonia si erano però sfilate dalla firma. “Penso che ci sia un’evoluzione in corso” per questi tre Stati membri “ma spetta a loro parlarne”, ha aggiunto Gentiloni.

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