Le nuove regole sulle perquisizioni in carcere provocano il malumore nei ranghi della polizia penitenziaria. Il motivo? Con le nuove norme svanirebbe l’effetto sorpresa e si comprometterebbe il segreto istruttorio, vanificando di fatto l’utilità stessa della perquisizione, dicono i sindacati degli agenti penitenziari, che hanno protestato con una lettera inviata alla guardasigilli Marta Cartabia. Le nuove regole sulle perquisizioni sono contenute in una circolare firmata dal direttore del Trattamento dei detenuti del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Gianfranco De Gesù.

Nel documento inviato ai provveditori regionali si prevede che l’ordine con cui il direttore del carcere dispone la perquisizione generale straordinaria dovrà essere scritto e motivato e indicare il contingente della polizia penitenziaria impegnato nell’operazione e le sue modalità. Inoltre dovranno essere informati preventivamente il magistrato di sorveglianza e il Garante delle persone private della libertà. Inoltre l’ordine di perquisizione dovrà indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche in base alle quali l’atto è adottato. E spiegare nel dettaglio perché le concrete esigenze di sicurezza non possono essere soddisfatte in altro modo. Non solo: andrà specificato se il personale da impiegare appartiene esclusivamente al reparto della polizia penitenziaria in servizio nell’istituto o a contingenti del Corpo provenienti da altre sedi e andrà indicato il responsabile dell’operazione se diverso dal comandante di reparto. Inoltre andranno dettagliate le modalità esecutive, a partire da luoghi e a tempi della perquisizione, mezzi, equipaggiamento e l’eventuale apporto del personale appartenente alle Forze di polizia poste a disposizione dal Prefetto. Copia dell’ordine di servizio sarà preventivamente inviato oltre che al Magistrato di Sorveglianza e al Garante delle persone private della libertà, anche alla Direzione Generale dei detenuti e del trattamento e al Provveditorato Regionale. E a tutte queste autorità andrà mandato un “dettagliato rapporto” entro sette giorni dalla conclusione dell’operazione.

Le nuove regole, scrive De Gesù, sono legate alle “recenti vicende che hanno interessato alcuni istituti penitenziari e soprattutto i tristemente noti fatti occorsi nella Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere“. L’effetto della circolare, però, potrebbe completamente neutralizzare lo scopo delle perquisizioni in carcere. E’ quello che fa notare il sindacato della polizia penitenziaria Osapp, chiedendo di modificare o ritirare il documento. Con le nuove regole, scrive il segretario del sindacato Leo Beneduci, si inibisce “del tutto la possibilità di effettuare efficacemente le perquisizioni in ambito penitenziario”, anche per “la gravosità degli atti” richiesti. Il sindacato ha scritto alla ministra della giustizia, Marta Cartabia, al capo del Dap Bernardo Petralia e, per conoscenza, al presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra. L’allarme dell’Osapp è legato in particolare alla norma che prevede l’obbligo di informare preventivamente della perquisizione il Garante delle persone private della libertà. Così “il segreto istruttorio verrebbe compromesso” , continua Beneduci, paventando gli effetti negativi che questa norma potrebbe avere nei casi concreti, a partire dalla “grave vicenda” del carcere di Frosinone con un detenuto ha sparato ad altri con una pistola arrivata con un drone. Beneduci fa anche un altro esempio che verrebbe neutralizzato dalle nuove regole: quello di una perquisizione straordinaria finalizzata alla ricerca di un telefono cellulare utilizzato per un progetto di evasione o l’accaparramento di sostanze stupefacenti”.

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