Musica

Concerti, gli organizzatori tutti riuniti a San Siro: “Abbiamo perso il 99% dei ricavi. Siamo anche disposti alla scelta della disperazione ma basta capienze ridotte”

Tutti i produttori di musica live e le Associazioni di categoria del settore invitano il Governo a prendere una posizione netta e precisa per la ripartenza a capienza piena: "La maggior parte dei concerti sono sold out, da due anni. Abbiamo bisogno di mesi per realizzare dei tour e con la normativa dell'80% è fantascienza realizzarli. Le nostre aziende hanno al momento degli utili miseri che vanno dal 2% al 4%..."

di Andrea Conti

Ora o mai più. Uniti, anche se concorrenti, in un solo grido di disperazione. Allo Stadio San Siro di Milano si è tenuta una importante conferenza stampa promossa e organizzata da tutti i produttori di musica live e dalle Associazioni di categoria del settore per invitare il Governo a prendere una posizione netta e precisa per la ripartenza a capienza piena dei grandi eventi e dei concerti al chiuso. In prima fila Vincenzo Spera presidente di Assomusica, Ferdinando Salzano (Friends And Partners), Clemente Zard (Vivo Concerti), Roberto De Luca (Live Nation Italia), Danilo Mancuso (DM Produzioni), Andrea Peroni (Vertigo), Daniele Parascandolo (Magellano Concerti), Francesco Barbaro (OTR Live), Pietro Fuccio (DNA Concerti), Mimmo D’Alessandro (D’Alessandro e Galli), Alessandro Ceccarelli e Attilio Perissinotti (BPM Concerti), Antonio Colombi (Colorsound), Luigi Fantini (Concerto). Vincenzo Spera presidente di Assomusica ha aperto la conferenza: “Da 13440 giorni il settore live è in ginocchio, ed è un tempo lungo: è ora che questo tempo scada. C’è stato un calo del fatturato complessivo del 98% mentre alcune società hanno anche perso il 100%. Se andiamo avanti ancora così può darsi che ci fermeremo per sempre”.

Il Comitato Tecnico Scientifico entro il 30 settembre si pronuncerà ma l’intenzione dei promoter è quella di evitare la via di mezzo della ripartenza a step del 75-80% di capienza e in un secondo momento del 100%. La situazione economica delle agenzie e quella dei lavoratori fragili dello spettacolo non lo consente per questo l’ipotesi rimane quella della capienza piena. La lettera aperta “presidente Draghi aiuto, salviamo la musica live” – sottoscritta anche da centinaia di artisti italiani e stranieri – è indirizzata al premier stesso e ai ministri della Cultura Franceschini, dello Sviluppo Economico Giorgetti, della Sanità Speranza e del Lavoro Orlando. “Questo appello è per sollecitare una presa di posizione chiara e risolutiva per la sopravvivenza e il rilancio del settore della musica live nel nostro Paese”, esordisce così la missiva.

Si sottolinea come in Paesi come Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Inghilterra, Israele, Lettonia, Lituania, Olanda, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria abbiano già completamente aperto e altri come Irlanda, Portogallo e Svezia abbiano già fissato la data di riapertura, tornando alla situazione di normalità pre Covid. “Ricordiamo che da marzo 2020 il nostro settore, in particolare quello dei grandi eventi, in Italia è completamente fermo. Che dal nostro compartono dipendono centinaia di migliaia di lavoratori che hanno perso il loro lavoro con grave incertezza personale e delle loro famiglie”, dicono gli organizzatori. Circostanza anche confermata da una delle Associazioni dei lavoratori dello Spettacolo come Bauli in Piazza che ha sottolineato come dal Governo sia fatto poco o nulla sul fronte dei contratti e soprattutto delle tutele.

La proposta è quella di un protocollo condiviso sulle norme di sicurezza: ingressi ai concerti solo con Green Pass, mascherine obbligatorie e controllo della temperatura per gli show al chiuso. “Per tornare ad una situazione di normalità come quella di pre covid che è legata all’obiettivo comune del successo della campagna vaccinale di cui faremo parte attiva per la promozione”, i promoter chiedono il 100% delle capienza con abolizione del distanziamento e soprattutto, questo l’elemento più importante, “che sia fissata una data certa per la ripartenza attraverso un piano condiviso da formalizzarsi entro il 31 ottobre, così da non compromettere irrimediabilmente anche la stagione 2022.”. Prendere o lasciare.

SALZANO (FRIENDS AND PARTNERS): “ENTRO OTTOBRE DATA DI RIPARTENZA”

“Voglio porre l’accento sul nostro rapporto col pubblico e questa fiducia va restituita. In questo tipo di percorso abbiamo bisogno di una cosa certa: la programmazione. Dobbiamo ricostruire il tessuto di programmazione che è fondamentale. Una cosa è certa il nostro settore vive di tantissime prove, che durano mesi e mesi di studi, sia per la location che l’allestimento dello show. Il pubblico deve avere il tempo e la voglia di ricomprare i biglietti. Entro il mese di ottobre è importante ci sia data la data di partenza. Anche il ministro Franceschini ha confermato che dobbiamo ripartire al 100%. – ha continuato Salzano – Nessuno cita mai i palasport, ma solo teatri e cinema. Gli stadi vengono citati solo per il calcio. Non sentiamo la parola fondamentale: l’abolizione del distanziamento. Il Dpcm del 7 agosto di quest’anno addirittura permetteva di organizzare concerti all’aperto fino a 5mila posti. Vorrei conoscere il legislatore. Per fare 5mila posti quanto spazio ci vuole? Due campi di calcio e mezzo. Tolta l’Arena di Verona non ci sono altri spazi in Italia esistenti. Per questo ci vuole una data certa. Vogliamo un tavolo di confronto entro settimana prossima. Non possiamo più aspettare. Speriamo che il Piano B, l’ancora di salvezza e di disperazione, non si debba avverare, un nuovo stop sarebbe la distruzione di quello che abbiamo costruito in 60 anni di attività. Nel caso non venga accettato la nostra proposta del 100% siamo anche disposti al punto della disperazione: ai concerti possono accedere chi ha concluso il ciclo vaccinale e chi ha avuto il Covid ed è immunizzato. Ogni concerto diventerebbe una casa di immunizzati e di unità di gregge. Se anche questa proposta verrà rifiutata ci chiederemmo: perché ci siamo vaccinati?”.

DE LUCA (LIVE NATION ITALIA): “ABBIAMO PERSO IL 99% DEI RICAVI”

“Credibilità è ripartire al 100% e senza distanziamento. Gli artisti che ci hanno seguito e ci supportano quando hanno sottoscritto il manifesto, non solo per interesse personale ma sanno che sono la macchina del nostro lavoro. Senza gli artisti non coltiviamo l’orto. Li ringraziamo sempre. Abbiamo perso il 99% di ricavi. Siamo vivi perché abbiamo avuto qualche ristoro non sufficiente, con le nostre forze non abbiamo licenziato nessuno, abbiamo pagato gli stipendi ottobre-novembre parziali con una parte dei fondi dello Spettacolo. Oggi tutti i nostri dipendenti hanno lo stipendio pieno. Solo col 100% delle capienze possiamo ripartire. Il nostro pubblico è ambulante, gira e viaggia, si creano posti di lavoro e cultura, oltre che emozioni. Come soldatini abbiamo seguito tutte le prescrizioni del governo e nessuno di noi ha suonato nelle stesse condizioni del comizio di Conte e Cosenza”.

CLEMENTE ZARD (VIVO CONCERTI): “I MANESKIN HANNO PARTECIPATO A FESTIVAL CON 25MILA PERSONE. IN ITALIA?”

“Lavoro con i Maneskin che hanno partecipato questa estate ad alcuni Festival di Europei con oltre 25mila presenza, senza distanziamento con Green Pass e tampone negativo e vi garantisco che non c’è stato alcun tipo di problema. Sono concerti avvenuti tra metà agosto e inizi di settembre. Erano tutti concerti all’aperto senza mascherina e distanziamento. Noi vogliamo fare il nostro lavoro, in sicurezza, guardando ad altri Paesi. Per ospitare il pubblico anche nei palasport. Sul concerto di Salmo, nostro artista, di questa estate è stata una vera e propria provocazione e se oggi siamo qui a parlare di capienze, al netto delle polemiche che ne sono scaturite, qualcosa vorrà dire”.

MAURIZIO SALVADORI (TRIDENT): “IRREALIZZABILE CAPIENZE 80%”

“Apprezzabile la buona volontà di fissare le capienze del 75-80% da parte di alcuni esponenti del Governo ma è impraticabile per motivi logistici. La maggior parte dei concerti sono sold out, da due anni. Abbiamo bisogno di mesi per realizzare dei tour e con la normativa dell’80% è fantascienza realizzarli. Le nostre aziende hanno al momento degli utili miseri che vanno dal 2% al 4%, aggiungo che questa norma potrebbe andare bene per chi come il calcio e la Formula 1 vive con il 60% degli introiti legati ad eventi tv. Noi viviamo solo di biglietti venduti. Non voglio leggere che la politica ci viene incontro dandoci l’80% che è impraticabile per dover rispondere che siamo punto e a capo. Mi sembrerebbe un approccio politico per ‘accontentare’ il settore”.

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