L’Agenzia internazionale per l’energia (organizzazione che è espressione dell’industria di petrolio e gas dei paesi Ocse) ha invitato la Russia ad aumentare i flussi di gas verso l’Europa, al fine di attenuare la crisi energetica e rallentare la corsa dei prezzi. La sollecitazione dell’Aie a Mosca arriva dopo che operatori del settore e trader hanno segnalato che Gazprom, il colosso russo del gas controllato dal Cremlino, starebbe limitando le forniture. Una quarantina dei membri del Parlamento europeo hanno chiesto che venga avviata un’indagine sulla vicende. Forse con l’obiettivo di velocizzare l’entrata in funzione di North Stream 2, gasdotto che raddoppia la conduttura già esistente che collega le coste della Russia a quelle tedesche.

Il gasdotto è stato per anni oggetto di attriti geopolitici, in particolare per l’opposizione degli Stati Uniti. La nuova pipeline avvicinerebbe ulteriormente Mosca e Berlino e consentirebbe a Germania ed Europa di bypassare il transito di gas dall’Ucraina, paese legato a Washington. Poco dopo essere entrata in carica l’amministrazione Biden ha però dato un sostanziale semaforo verde al progetto, accontentando la Germania. Ma nel paese ora si vota, il gas, combustibile fossile, è questione da maneggiare con attenzione. Tutto è rimandato a dopo le elezioni.

L’Aie ritiene che la Russia “potrebbe fare di più per aumentare la disponibilità di gas in Europa e garantire un adeguato stoccaggio in vista della stagione invernale”. Le riserve di gas sono rimaste sottodimensionate dallo scorso inverno, lungo e rigido. La ripresa economica seguita alla pandemia e una fortissima richiesta di gas dalla Cina hanno aumentato la domanda globale, provocando una corsa dei prezzi e complicando l’opera di ricostituzione delle scorte. L’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, ha dichiarato che “la società sta rispettando i propri accordi di fornitura ed è pronta ad aumentare la produzione se necessario, ma ha avvertito che i prezzi potrebbero salire ulteriormente in inverno”.

La Russia dispone delle riserve naturali di gas più grandi del mondo, stimate in 49mila miliardi di metri cubi, ed è il secondo produttore al mondo dopo gli Stati Uniti grazie ai 716 miliardi di metri cubi estratti ogni anno. Altri tradizionali fornitori dell’Europa sono l’Algeria e la Libia e i paesi del Nord del Vecchio Continente. L’Aie ha anche precisato che incolpare le energie rinnovabili per l’aumento dei prezzi è scorretto. “I recenti aumenti dei prezzi globali del gas naturale sono il risultato di molteplici fattori, è impreciso e fuorviante attribuirne la responsabilità alla transizione verso l’energia pulita”, ha affermato l’Agenzia.

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