Manca poco più di una settimana alla prima campanella, ma la macchina dei trasporti pubblici arriverà in ritardo all’appuntamento. I dirigenti scolastici si lamentano del fatto che ancora non hanno a disposizione i dati sulle necessità dei propri studenti e non sanno se dovranno o meno effettuare ingressi scaglionati. La prima prova sui trasporti, a detta del ministro dei Trasporti, Enrico Giovannini che giovedì 2 settembre è intervenuto alla conferenza stampa del premier Mario Draghi, è andata bene: “Il numero di persone sprovviste mercoledì di green pass sui treni a lunga percorrenza era dello 0,2% dei passeggeri, ovvero poco più di 70 persone”. In salita la questione legata alla partenza delle lezioni. Nei giorni scorsi il ministro ha incontrato i sindacati, ma al di là della pubblicazione delle linee guida è stato tutto rinviato al 20 di settembre per un nuovo incontro, quando ormai l’anno scolastico sarà iniziato da una settimana nella maggior parte delle Regioni.

Ad oggi non si conoscono gli investimenti fatti dai governatori sui servizi aggiuntivi per i trasporti locali, non è ancora stato aggiornato il protocollo di sicurezza dei lavoratori dei mezzi pubblici, non è chiaro se ci saranno risorse per assumere i controllori che verificheranno che gli studenti indossino i dispositivi di protezione individuale e soprattutto non esiste una mappatura di quanti sono i mobility manager scolastici. A villa Patrizi ci dicono che bisogna sentire viale Trastevere per avere un numero di quante potrebbero essere queste figure, ma anche al ministero dell’Istruzione non ci sono dati in merito.

Giovannini da mesi insiste perché negli istituti ogni preside nomini il personale per ricoprire questo ruolo che dovrebbe realizzare il piano di spostamenti casa-lavoro, ma la maggioranza dei dirigenti scolastici non ha alcuna intenzione di rispettare l’indicazione del ministero. In realtà, stiamo parlando, di una figura che è stata introdotta dalla Legge 221 del 28 dicembre 2015, entrata in vigore a inizio 2016. In questo quadro legislativo al ministro dell’Istruzione era richiesto di adottare specifiche linee guida per favorire l’istituzione in tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell’ambito della loro autonomia amministrativa ed organizzativa, della figura del mobility manager scolastico. Anche Giovannini ha ribadito l’importanza di questa nomina scelta su base volontaria e senza riduzione del carico didattico, da individuare tra il personale docente.

L’insistenza del ministro, tuttavia, si scontra con la realtà. In questi sei anni, pochissime scuole l’hanno nominato. Ilfattoquotidiano.it ha svolto una rapida indagine: su dieci dirigenti di diverse scuole d’Italia nessuno al 31 agosto ha nel proprio staff questo ruolo e solo due lo nomineranno con il primo collegio docenti. A Cremona, Roberta Mozzi, dell’istituto “Torriani”, non ne vuol sentir parlare e taglia corto con un “ci mandino risorse per questa novità”, mentre il collega Flavio Arpini del liceo “Anguissola” annuncia che con l’inizio del mese ci sarà nella sua scuola questa figura ma non è detto che sia un docente.

A Milano, Giovanna Mezzatesta, a capo del liceo “Bottoni”, sorride e spiega: “Me lo faccio da sola il mobility manager”. Una battuta che diventa realtà sentendo la preside Laura Biancato della scuola “Einaudi” di Bassano del Grappa: “Non l’ho nominato. Non me la sono sentita di scaricare su un docente questo compito a costo zero. Ci penso io a tenere i rapporti con gli enti sul tema dei trasporti”. La dirigente Biancato è l’unica ad essere ottimista: “Nella nostra regione sono state aumentate le corse per un terzo e in provincia di Vicenza sono raddoppiate. Il flusso di dati dalle scuole alle aziende di trasporto c’è stato e ricominceremo senza scaglionamenti”.

Non è così fortunato Simone Cavari, a capo del “Gobetti-Volta” di Bagno a Ripoli: “Non ho il mobility manager perché in questo momento ho ben altre priorità. Tenga conto che ancora non ho una fotografia chiara di come arriveranno a scuola i nostri ragazzi. Faremo noi un monitoraggio la prossima settimana”. Così anche Osvaldo Di Cuffa, preside all’istituto superiore Sassetti-Peruzzi: “L’ho fatto io. Il ministero ora sta insistendo molto su questa nomina ma va detto che gli strumenti sono stati pochi anche lo scorso anno. Ai tavoli con le aziende dei trasporti locali si è parlato tanto ma si è risolto poco”. Di Cuffa è preoccupato per l’inizio della scuola: “Non abbiamo dati sui mezzi a disposizione e i genitori fremono. In città i mezzi sono tanti ma la questione riguarda chi arriva dai paesi dove c’è un solo autobus. Per tutta l’estate non si è fatta una sola riunione su questo tema”.

A Firenze, Ludovico Arte al “Marco Polo” non intende definire il mobility manager perché “non lo ritiene necessario”. Dalla Toscana al Lazio. Danilo Vicca, dirigente del liceo artistico “Enzo Rossi” di Roma e presidente delle Rete nazionale dei licei artistici, spiega: “È difficile trovare docenti che si assumono questo incarico a costo zero. Abbiamo fatto anche uno studio di fattibilità e abbiamo capito che forse non serve nella capitale”. Furente Valeria Sentili che guida l’istituto comprensivo “Francesca Morvillo” a Tor Bella Monica: “È l’ultimo dei pensieri. Già siamo oberati da adempimenti di difficilissima soluzione”. A nominarlo, invece, sarà Matteo Croce, preside del liceo “Danilo Dolci” a Palermo: “Noi abbiamo di fatto assolto a questo compito comunicando alla Prefettura tutte le partenze dei ragazzi dai vari luoghi”.

Ad avere qualche dubbio sul tema trasporti e ripartenza scolastica sono anche i sindacati che lunedì hanno incontrato Giovannini. Il segretario di categoria della Cisl, Salvatore Pellecchia, sottolinea i nodi che ancora devono essere risolti. Il primo: capire cosa hanno fatto le Regioni con le risorse economiche a disposizione per i servizi aggiuntivi del trasporto locale. Il secondo: avere contezza della nomina dei mobility manager. “Il 20 faremo il punto – spiega Pellecchia – su queste due questioni. Come diceva il maestro Alberto Manzi, ‘non è mai troppo tardi’. Certo si poteva arrivare prima ad avere un quadro, ma l’importante è risolvere i problemi. Purtroppo abbiamo dei dati Istat fermi al 2019 sul tema trasporto pubblico: 3 milioni di persone tutti i giorni usavano un mezzo, 900mila il treno”. Per il segretario della Cisl, la prima campanella sarà un test al quale “bisogna avere la capacità di rispondere in maniera puntuale e adeguata. La nostra struttura sindacale attraverso i suoi delegati monitorerà la situazione in ogni città”.

Più critico il segretario nazionale della Filt Cgil Stefano Malorgio: “Chiariamoci, le linee guida sono di competenza del ministero, a noi spetta definire il protocollo di sicurezza dei nostri lavoratori che non è stato aggiornato da oltre un anno”. Per Malorgio ci sono altre questioni da risolvere: prima d’oggi il controllo dei biglietti era sospeso. Ora Giovannini è intenzionato a ripristinarlo “ma dev’essere fatto a terra, non a bordo, e non può essere svolto dagli autisti”. Il segretario è invece dubbioso sul mobility manager: “Temo che le scuole non l’abbiano mai nominato”. Dura la sua posizione anche sui tavoli prefettizi: “Lì, nonostante avessimo chiesto al ministero di esserci, non siamo presenti. Non so come si ripartirà. Si è maturata più esperienza ma la flessibilità degli orari nelle città non è mai realmente entrata in funzione e questo continuerà a creare problemi”.

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