Cristiano Ronaldo fuori e la Juve stecca la prima. Il campionato praticamente ancora non è cominciato, il calcio d’agosto si sa non è attendibile, però la Serie A ha già il suo primo caso. Subito dopo la lettura delle formazioni di Udinese-Juventus hanno cominciato a rincorrersi le prime voci, poi deflagrate con l’indiscrezione di Sky: “Ronaldo ha chiesto di stare fuori per possibili sviluppi di mercato”. Una lettura che inizialmente nemmeno il vicepresidente Pavel Nedved aveva smentito (“E’ stata una scelta condivisa”), prima che Allegri ci mettesse una pezza, almeno comunicativa, nel dopo partita: “Ho deciso io pensando alle condizioni un po’ di tutti, lui si è messo a disposizione e aveva anche fatto gol”.

Non sappiamo quanto fosse genuina la versione di Sky o quanto esasperata dalle ruggini di quella che fino a poco fa era emittente tradizionalmente vicina ai bianconeri e si è sentita un po’ tradita dalla società che ha deciso di appoggiare Dazn nell’ultima, clamorosa, asta dei diritti tv del campionato che ha segnato la fine di un’epoca. Certo non è un mistero la posizione di Ronaldo, in bilico dall’inizio dell’estate, a riposo già nell’amichevole contro l’Under 23, accostato a tutte le principali big europee, dal City al Real passando per il Psg. Il portoghese è intervenuto solo una volta sui social con un lunghissimo post, tanto ambiguo quanto autocelebrativo, per mettere a tacere le voci senza però smentirle. Sarebbero bastate tre semplicissimi parole, “resto alla Juve”. Invece lui non le ha dette, non ha nemmeno mai citato la Juventus. Chiaro che non vederlo in campo dall’inizio nel debutto contro l’Udinese è stato come dar ragione a tutte le malelingue.

Quella di Ronaldo è solo la situazione più eclatante di una serie, dovuta alla solita distorsione del mercato aperto a campionato iniziato. Sono anni che allenatori e giocatori denunciano quanto sia sbagliato iniziare la stagione con le trattative ancora in corso che condizionano formazioni e prestazioni dei giocatori più chiacchierati. Mettere lo stop prima dell’esordio era stata una delle poche cose buone fatte dal commissariamento del Coni. Poi è arrivato Gravina e la FederCalcio ha fatto marcia indietro, un po’ perché questo genere di provvedimenti se non viene concordato a livello europeo finisce per danneggiarti (inutile chiudere in Serie A se Premier e Liga restano aperti), un po’ per la pressione di procuratori, dirigenti, anche giornalisti, che sul carrozzone del calciomercato ci campano. Così oggi ci ritroviamo con Berardi, Correa, Insigne, Vlahovic, lasciati in panchina o buttati in campo controvoglia con una maglia che non sapranno se indosseranno anche domani. Nel caso di Ronaldo poi tutto si amplifica, semplicemente perché Ronaldo è Ronaldo. E la Juventus non può essere trattata come una provinciale qualsiasi.

La verità è che la Juventus è prigioniera della grandezza del suo campione, non da oggi, da tempo, praticamente dal suo arrivo a Torino. Passata la sbornia dell’entusiasmo della prima stagione, quando si pensava che il portoghese da solo avrebbe portato la tanto agognata Champions, si è ormai capito che l’affare è stato un disastro per la società dal punto di vista economico e comincia a vacillare anche da quello tecnico. Ronaldo che non accetta di andare in panchina perché uno come lui o gioca o resta a casa, Ronaldo che vuole calciare tutte le punizioni anche se non ne segna una da tre anni, Ronaldo che pretende di decidere lui la sua posizione in campo e quella di tutti gli altri che gli devono ruotare intorno. Le priorità della Juventus sono scivolate dietro quelle del suo campione. Ed è così che è iniziato il declino che ha portato alla fine dell’egemonia bianconera e all’ultimo scudetto dell’Inter.

Se è vero che contro l’Udinese è stato Cr7 a chiedere di non giocare (ma in fondo come sia andata non cambia poi troppo, il dato di fatto è comunque un’esclusione clamorosa), adesso è la Juventus che deve trovare la forza di lasciarlo fuori. Nel senso non di metterlo fuori squadra, ma di decidere lei il suo destino. Dica la Juve se Ronaldo (che ha ancora un anno di contratto a 30 milioni netti a stagione, forse se lo è dimenticato) è sul mercato: potrebbe anche essere la scelta migliore per entrambi, considerato il suo stipendio insostenibile. O viceversa, se resterà fino al 2022, decida la Juventus (in questo caso Allegri) come e quanto utilizzarlo: perché a 36 anni suonati Ronaldo non è più l’uomo bionico che può giocare tutte le partite senza saltare nemmeno un minuto, non ha più la forza di monopolizzare l’intera manovra bianconera che non a caso è stata praticamente distrutta dalla sua presenza negli ultimi anni. Ma, in una squadra che dovrà trovare nuovi equilibri e nuove stelle polari indipendenti da lui, può ancora essere lo straordinario campione che è, che fa la differenza con un’ora di qualità all’inizio o una mezzora finale uscendo dalla panchina. Proprio come in fondo era successo ieri. Solo così la Juve tornerà a vincere. Magari pure con Ronaldo.

Twitter: @lVendemiale

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