Ore decisive per la trattativa sulla riforma del processo penale. In via Arenula, al ministero della Giustizia, si è concluso un incontro tra la ministra Marta Cartabia e i capigruppo dei partiti di maggioranza in Commissione Giustizia, con la partecipazione dei sottosegretari Anna Macina (M5s) e Francesco Paolo Sisto (Forza Italia). A quanto riferiscono i partecipanti, però, non si è parlato del nodo principale della riforma, ovvero dell’improcedibilità dopo due anni in Appello e uno in Cassazione (salve alcune eccezioni). Su cui invece si esprime la Lega. Prima con la responsabile Giustizia della Lega, l’avvocato Giulia Bongiorno, che nel tardo pomeriggio si accoda alla principale richiesta del Movimento 5 stelle: l’esclusione della tagliola ai processi per i reati di mafia. Bongiorno ha garantito “massimo impegno per evitare che, a causa delle disfunzioni della macchina giudiziaria, vadano in fumo processi per reati gravi: quelli per associazione di stampo mafioso, per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e per i reati di violenza sessuale“.

Salvini si accoda, Conte rilancia: le loro parole – Un concetto ribadito in serata da Matteo Salvini: “È giusto non mandare in prescrizione i processi di mafia, ma per la Lega è altrettanto doveroso prevedere che anche per i reati di violenza sessuale e traffico di droga i processi vadano fino in fondo”. Una posizione, fanno sapere fonti interne della Lega, rinvigorita dal leader del Carroccio nel corso di una telefonata serale con Draghi (che ha ricevuto anche la chiamata del segretario Pd Letta per “favorire la mediazione per una riforma attesa da anni”). L’entourage di Salvini, poi, ha fatto sapere che nella giornata di giovedì 29 luglio il segretario federale sarà tutto il giorno a Roma per provare a mediare e chiudere sulla riforma e che continuano e continueranno i contatti con Palazzo Chigi. “Se sarà necessario – fanno sapere – incontrerà nuovamente il Presidente del Consiglio”. La trattativa, insomma, è tutto tranne che finita. La conferma, tra l’altro, è arrivata anche dall’ex premier Giuseppe Conte. Intercettato a tarda sera fuori dal Senato dal fattoquotidiano.it, il leader in pectore del M5s ha risposto così alla domanda dei cronisti sulla possibilità di chiudere l’accordo ini tempi brevi: “Noi lavoriamo sempre perché le riforme si facciano, perché si velocizzino i processi, per una giustizia più equa e efficiente. E ovviamente perché i processi si celebrino“.

La partita in Parlamento – Durante la riunione tra Cartabia e i partiti è stato intavolato un esame tecnico dei 400 emendamenti ancora in piedi, con il parere del governo che, a quanto pare, è contrario su tutti esclusi tre. Due del dem Alfredo Bazoli (sugli sconti di pena per il patteggiamento e sulla messa alla prova) e uno, del grillino Vittorio Ferraresi, su una questione sollevata dall’Associazione nazionale magistrati e anche nelle scorse settimane sul fattoquotidiano.it: la possibilità di svolgere anche in appello di fronte a un solo giudice i processi per reati a citazione diretta, che in primo grado si tengono di fronte al giudice monocratico. In questo modo si aumenterebbero i giudici a disposizione nelle Corti d’appello, velocizzando i tempi. Secondo Repubblica, Cartabia avrebbe accompagnato la concessione con la frase “simul stabunt, simul cadent”: cioè, o questi emendamenti si approvano tutti o nessuno. Si attende che la mediazione sulla prescrizione possa concludersi a breve: “Il tempo stringe, già se ci si arriva domani è tardi”, spiega una fonte parlamentare vicina al dossier. L’arrivo del disegno di legge in Aula alla Camera infatti è previsto tra due giorni, venerdì 30 luglio. L’obiettivo della commissione Giustizia è chiudere il testo giovedì mattina. Il Governo potrebbe chiedere la fiducia già venerdì sera, in modo da arrivare all’approvazione blindata martedì 3 agosto.

Reati contro le donne, le rassicurazioni della Guardasigilli – Tornando agli incontri odierni della ministra Cartabia e alle richieste della Lega, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti la Guardasigilli ha assicurato che i reati contro le donne saranno esplicitamente indicati tra quelli da escludere dalla “particolare tenuità” nella delega penale. Nella riunione con i capigruppo, in particolare, a proposito delle preoccupazioni circolate secondo cui la riforma pregiudica la tutela delle donne, la ministra ha chiarito che è quanto di più lontano da lei. Già negli emendamenti approvati dal Cdm era previsto che in sede di attuazione della delega da parte del governo venissero indicati i reati da escludere dalla particolare tenuità. E ovviamente sarebbero stati compresi i reati di violenza contro le donne, in linea con la Convenzione di Istanbul. Ma per fugare ogni equivoco e come ulteriore segno di attenzione, è stato proposto di esplicitarlo da subito, già nella legge delega.

Conte: “Priorità reati decise dal Parlamento? Norma critica” – Nel corso della giornata le posizioni si sono evolute. Giuseppe Conte ha alzato il tiro: non solo la ghigliottina ai processi di mafia e terrorismo, ma anche la previsione che consente al Parlamento di individuare i criteri di priorità dell’azione penale, per il capo in pectore del M5s, è un punto critico e da modificare. “Per carità – dice ai cronisti all’uscita della Camera, dove ha incontrato i propri parlamentari – in altri ordinamenti indirizzi del genere sono anche previsti, però quando li caliamo nel nostro conosciamo i rapporti difficili del passato tra politica e magistratura. Ritengo che quella norma sia critica, è bene lasciare e realizzare appieno il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale. Gli interventi del Parlamento possono essere molto, molto critici e delicati“, spiega. Gli fa eco il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni: “L’idea che il Parlamento stabilisca ogni anno quali sono i reati su cui bisogna indagare è contro la Costituzione. Se il Parlamento vuole sfoltire i reati, lo faccia e sarebbe pure utile. Cominci dai reati più lievi, per esempio da quelli legati al consumo di droghe che occupano carceri e ingolfano tribunali”.

Salvini: “Accettiamo proposte di Draghi, non dei Cinque stelle” – Dall’altra parte, al mattino Matteo Salvini si è preoccupato di specificare che “noi accettiamo le proposte di Draghi, non dei Cinque stelle. Perché c’è questa ossessione col M5s? Noi parliamo con il presidente del Consiglio, a noi va bene il testo approvato dal Consiglio dei ministri, ad altri no. Vediamo”. Ma non ha negato che alcune modifiche possano trovare l’appoggio della Lega: “C’è Giulia Bongiorno che sta lavorando sia con il ministro Cartabia che con il presidente Draghi. Lavoriamo per risolvere, mi sembra che centinaia di emendamenti li abbiano presentati i Cinque stelle, non noi”, ha detto a margine dell’incontro con il premier avuto questa mattina. E proprio la responsabile Giustizia del Carroccio rilascia una dichiarazione che somiglia a un’apertura: “In questa fase finale di lavori – dice – la Lega sta ancora una volta apportando il suo contributo. Per noi la priorità è la riduzione dei tempi dei processi, ma al contempo anche il massimo impegno per evitare che, a causa delle disfunzioni della macchina giudiziaria, vadano in fumo processi per reati gravi: quelli per associazione di stampo mafioso, per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e per i reati di violenza sessuale“.

L’ex premier: “Cambiare la riforma è battaglia di tutti gli italiani” – L’obiettivo imprescindibile del Governo è ottenere il sì di Montecitorio prima della pausa estiva, per poter spendere il risultato nelle sedi europee. Ma Conte, al primo banco di prova da leader pentastellato, non ha intenzione di cedere senza aver portato a casa almeno l’esclusione dall’improcedibilità – dopo due anni in Appello e uno in Cassazione – dei reati di mafia e terrorismo. E ora apre anche un nuovo fronte, quello dei criteri di priorità dell’azione penale. “Continuiamo ad attendere che si realizzi l’esito di questo confronto. Adesso ci sono anche i pareri del Csm, compreso quello chiesto dalla ministra sul complesso della riforma, che verranno discussi dal plenum. È un ulteriore contributo tecnico che ci serve per mettere a fuoco le criticità che anche noi abbiamo segnalato. Non è una battaglia del M5s, è una battaglia di tutti gli italiani che hanno a cuore i valori della legalità, della giustizia, dell’antimafia, dell’anticorruzione”, spiega il presidente pentastellato in pectore.

Il nuovo parere del Csm: “Norma su priorità è in contrasto con assetto costituzionale” – Il parere sull’intero testo, licenziato martedì dalla sesta Commissione, è infatti piuttosto duro sull’ipotesi che la politica possa dettare alle Procure le priorità sui reati da perseguire: quella norma si pone in “possibile contrasto con l’attuale assetto dei rapporti tra i poteri dello Stato”, scrivono i consiglieri. L’individuazione dei criteri, infatti, “rispecchierà, inevitabilmente e fisiologicamente, le maggioranze politiche del momento”. L’organo al completo si esprimerà sul parere domani, 29 luglio. E sul progetto di riforma arriva un nuovo giudizio tranchant anche dal presidente della Commissione parlamentare Antimafia, l’ex M5s Nicola Morra: “Con la riforma Cartabia, la Giustizia diventerà sempre più una Giustizia di classe”, dice. “Chi potrà sfuggire alla giurisdizione ricorrerà in tutti i modi, e con tutti gli artifici che la legge consentirà per sottrarsi”.

Fratelli d’Italia: “Ha ragione Gratteri, la riforma crea impunità” – E dopo le parole di Ignazio La Russache ieri si è dichiarato favorevole a escludere dall’improcedibilità i processi di mafia – pure da Fratelli d’Italia arriva una presa di di posizione critica verso la riforma. Cartabia “propone un sistema che, fino al primo grado, vedrà la prescrizione voluta dall’ex ministro (Bonafede, ndr) e nel secondo grado, invece, subentrerà la tagliola della improcedibilità, la quale garantirà impunità per taluni reati, soprattutto i più gravi”, dice il responsabile Giustizia del partito, Andrea Delmastro Delle Vedove. “Ha ragione il procuratore Gratteri – prosegue – quando sostiene che si tratta di una sorta di amnistia. Inoltre, un altro grave elemento della riforma Cartabia è quello della sostanziale decarcerazione posta alla base della proposta, che determina una fuga dalla sanzione penale, allargando la maglia della tenuità della sanzione penale e il ricorso alle pene alternative al carcere, anche per i reati che creano grave allarme sociale”.

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