Un piede in paradiso, di Ron Rash (traduzione di Tommaso Pincio; La Nuova Frontiera), è un romanzo che affonda le proprie radici nell’America dei margini, forte degli insegnamenti di William Faulkner e James Still (con tracce di Breece D’J Pancake), e che dipana le pluralità umane di una comunità degli Appalachi. Un reduce della guerra in Corea, testa calda della contea, è scomparso senza lasciare traccia. Lo sceriffo Alexander, il contadino Billy Holcombe, sua moglie Amy, loro figlio e il vicesceriffo raccontano, ognuno attraverso il proprio punto di vista, cosa si cela dietro al mistero della sparizione. E nel tratteggiare con incisivo punto di vista psicologico i personaggi, l’autore racconta il territorio della Carolina del Sud, un territorio alle prese con vecchie credenze malvagie, meretrici dei boschi, agricoltori ridotti alla fame e la minaccia, crescente, dell’allagamento volontario della valle, voluto da una compagnia elettrica per costruire una diga e cancellare, definitivamente, la memoria collettiva.

Il guardiano, di Peter Terrin (traduzione di Claudia Cozzi; Iperborea). Angosciante, paranoico, distopico, con riusciti agganci alla narrativa di J. G. Ballard, il romanzo dell’autore belga è la storia di una coppia di guardiani rinchiusi in un garage sotterraneo di un condominio di lusso che osservano gli abitanti dello stabile andarsene in tutta fretta. Qualcosa è successo, ma i due non sanno cosa e continuano a svolgere il proprio lavoro in una routine claustrofobica, incapaci di decidere del proprio destino. Le poche tracce che giungono dall’esterno portano solo potenziali pericoli (memorabili a tal proposito i brani dedicati all’arrivo del furgone delle provviste e il sopraggiungere di un terzo guardiano) e la sopravvivenza, fisica e mentale, diventa un delirio allucinante, un’attesa alla Aspettando Godot o Il deserto dei tartari. Un memorabile e originale thriller psicologico.

Krakatite, di Karel Čapek (traduzione di Angela Alessandri, postfazione di Alessandro Catalano; Miraggi edizioni), nuova uscita nella collana NováVlna dedicata alla letteratura ceca, è l’opera incredibile di uno degli scrittori di fantascienza più significativi del Novecento. Mai tradotto prima in italiano, Krakatite racconta, attraverso i suoi 54 capitoli, le paure emerse dopo la Prima guerra mondiale riguardo alla radioattività. Un’estrosa miscela di distopia e realtà aleggia per tutto il romanzo, segue le vicissitudini del protagonista, il chimico Prokop, inventore della Krakatite, un esplosivo micidiale, capace di distruggere intere nazioni. La storia dell’autore ceco diviene così metafora delle fobie umane e dell’ansia del movimento verso l’ignoto.

Karl Marx Show, di Juan Goytisolo (traduzione di Chiara Vighi; Marotta&Cafiero Editori), è un The Truman Show post-proletario, montato come la pièce di un film (con tanto di occhiali 3D in corredo), che vede protagonista Karl Marx e la sua famiglia alle prese con la contemporaneità. L’autore de Il Capitale guarda alla tv gli sbarchi dei profughi albanesi e si convince che ogni ideologia sia morta, convive con il lutto del tracollo del socialismo reale e con una moglie votata alla disillusione. Karl Marx Show è un paradossale, ironico viaggio metanarrativo che trasforma la soap opera in corrosivo linguaggio picaresco.

Rovorosa, di éric Chevillard (traduzione di Gianmaria Finardi; Prehistorica Editore), inserito nella collana Chevillardiana, dedicata all’inclassificabile autore francese, è un romanzo che fa dell’arte della trasfigurazione il suo personale marchio di fabbrica. È la ricerca disperata di un qualcosa di latente, della vita felice di Rovorosa con il suo archetipale papà, Mangiaferro, di vicini di casa con una gamba sola, di ciambellani, cinciallegre, pesci dorati, contesse e streghe immaginarie. Un romanzo eccentrico, particolare, estroso che si muove nell’universo di un plot chimerico e inusuale.

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