Sono in corso nel mondo vari progetti di ricerca finalizzati ad identificare i geni dell’intelligenza: quali varianti di quali geni del nostro genoma concorrono a determinare la nostra capacità di risolvere problemi. Recentemente è stato dato grande risalto all’identificazione di un certo numero di discendenti maschi della famiglia di Leonardo da Vinci. L’interesse di questa “scoperta” sta nel fatto che potrebbe permettere di identificare lo scheletro trovato nella cappella di Saint Hubert in Francia, dove Leonardo era seppellito, e stabilire se sia effettivamente di Leonardo. Se questo fosse il caso, il Dna estratto dallo scheletro potrebbe consentire di ricostruire in tutto o in parte il genoma di Leonardo, un progetto coordinato da Craig Venter, patron di Celera Genomics, la holding privata che ebbe una certa notorietà al tempo della corsa al sequenziamento del genoma umano.

La necessità di conoscere i discendenti di linea maschile è indiretta, e si spiega in questo modo. Ciascuno di noi ha 4 nonni, 8 bisnonni, etc. Fermandoci per semplicità ai soli bisnonni, senza andare più indietro nel tempo, il genoma di ciascuno di noi contiene circa un ottavo del genoma di ciascun bisnonno indipendentemente dal sesso; una miscela pressoché inestricabile dal punto di vista genealogico. Esistono però due casi particolari: quello del cromosoma Y e quello del genoma mitocondriale, che sfuggono a questa regola.

Il cromosoma Y è posseduto solo dai maschi e si eredita per discendenza paterna: il cromosoma Y di un uomo viene solo da quel bisnonno che era padre del nonno paterno. Il Dna mitocondriale è invece ereditato per discendenza materna: un uomo o una donna lo eredita esclusivamente da quella bisnonna che era la madre della sua nonna materna. Pertanto il Dna estratto dallo scheletro della cappella di Saint Hubert può essere attribuito a Leonardo se le sequenze geniche del cromosoma Y corrispondono a quelle dei discendenti noti di linea esclusivamente paterna del padre di Leonardo. In mancanza di questa prova, non sarebbe possibile avere certezza sull’identità dello scheletro.

Analizzando il Dna mitocondriale o del cromosoma Y si possono affrontare vari problemi genealogici: ci sono ricercatori che cercano di rintracciare nel cromosoma Y delle persone che si chiamano Cohen i geni di Aronne, il fratello di Mosè! Lo studio comparativo dei genomi completi, mitocondriali e del cromosoma Y è un potente strumento di indagine per gli studi genealogici o antropologici: consente ad esempio di ricostruire la probabile origine di popolazioni umane.

E’ invece molto dubbia l’utilità di una ricerca finalizzata a ricostruire il genoma delle persone di genio, di cui Leonardo è preso come rappresentante. Le persone di genio hanno certamente una intelligenza elevata ma non tale da porle fuori dalle scale di misurazione: ad esempio in uno studio classico su 64 scienziati e premi Nobel condotto negli anni ’50, Anne Roe trovò un Qi medio di circa 150, che nella popolazione generale ha una frequenza di poco meno dello 0,1%: raro ma non eccezionale. In pratica questo ci suggerisce che il genio ha una intelligenza elevata, determinata geneticamente, ma non eccezionale: per il resto si forma nella sua epoca con i suoi maestri e con la sua storia.

Il genoma di Leonardo ci dirà molto meno di quanto non ci dice o direbbe lo studio accurato della sua vita. In Cina è in corso da anni il sequenziamento del genoma di adolescenti dotati di particolari competenze in matematica e scienze, uno studio che finora ha prodotto scarsa informazione utile. Inoltre questo tipo di studi solleva gravi problematiche di tipo etico: tutte le volte che noi cerchiamo i geni di qualche caratteristica non possiamo non dividere l’umanità tra chi li possiede e chi no, creando inevitabili implicazioni discriminatorie. Perseguire l’acquisizione da parte del massimo numero di cittadini del massimo potenziale intellettivo è auspicabile, ma questo risultato si ottiene attraverso la scolarizzazione, non attraverso la genetica.

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