È talmente controcorrente, come si intitola il libro con cui martellerà le orecchie e non solo in queste prossime settimane d’estate, che arriva a dire che non solo il reddito di cittadinanza è “diseducativo, come aveva già detto alcuni giorni fa, come se si sentisse il maestro Manzi. Ma che sono proprio “soldi buttati“. E se l’accusa al M5s di averlo introdotto solo come “voto clientelare forse scatenerà qualche baruffa via agenzia di stampa che lascia il solito tempo che trova, chissà come si sentono le migliaia di lavoratori con uno stipendio insufficiente per sopravvivere, minori che vivono in famiglie in difficoltà o disabili che non riescono a trovare occupazione per via della loro condizione, tutte categorie che, più di altre, secondo l’ultimo rapporto Inps sono tra quelle a cui il reddito di cittadinanza mette un ombrello sopra la testa. Così controcorrente da negare l’evidenza dei numeri e da ricordare un po’ quel buffo capo del governo che disse innumerevoli volte che certamente avrebbe vinto il suo referendum. Solo che questa volta non ci sono l’abolizione del Cnel e il Senato dei sindaci nel mezzo: qui si parla della vita della gente e allora è Andrea Orlando, ministro del Lavoro di un governo per cui Renzi ha un’estasi ogni volta che passa davanti a Palazzo Chigi, a ricordare di leggere almeno i dati prima di parlare. “Lo dico – dice Orlando – perché credo che la discussione che si sta sviluppando prescinde completamente dai dati che emergono dal rapporto. O si contesta questo rapporto oppure si parte da qui. E questo lo dico perché la discussione appare a un tasso di strumentalità che fa sospettare che si sia in procinto di attuare una pericolosa, sbagliata campagna contro i poveri e di criminalizzazione della povertà“. Guerra ai poveri.

Nemmeno Confindustria arriva a rilanciare esplicitamente la battaglia. Lo fa invece Matteo Salvini, che non perde occasione (due volte negli ultimi tre giorni) per accodarsi a Renzi sull’attacco al Reddito. Per l’ex presidente del Consiglio e per il suo partito formato citofono la priorità – ora che non è ancora finita una pandemia secolare – è abbattere non la corruzione, non l’evasione fiscale, non il lavoro nero, non il lavoro sottopagato, non l’inquinamento, non la criminalità organizzata, non gli incidenti stradali, non le interviste a pagamento ai principi sauditi, non l’abbandono di animali, non le buche per strada (la lista dei mali su cui concentrarsi sarebbe effettivamente sterminata) ma proprio il reddito di cittadinanza, misura “diseducativa” perché i poveri – hai voglia di dai e dai – non imparano mica mai a non esserlo più, poveri. Quando poi a Renzi chiedono “Scusi, sì, abbiamo capito, ma allora cosa ci metterebbe al posto del reddito di cittadinanza, come la aiuterebbe quella povera gente?”, lui risponde con la faccia brutta e il dito puntato da qualche parte che non accetta che nessuno gli faccia la morale perché è stato lui a portare i “denari per la povertà” (li chiama così) da “venti milioni a due miliardi e sette”. Insomma: non risponde. O meglio: “Il meccanismo del reddito di cittadinanza, non giriamoci intorno, è un meccanismo che non funziona, è soltanto un sussidio finalizzato a un sussidio”. Insomma: non risponde.

Risponde con un’altra cosa. Per esempio: “Il reddito di cittadinanza è, non un modo per aiutare i poveri, ma un modo per i 5 Stelle per buttare via i soldi”. Cioè come? Nel senso di una roba applicata male, da migliorare, da integrare? No, è stata inventata “al solo scopo di continuare ad avere consenso”. “È un voto clientelare garantito e organizzato che i 5 stelle intendono rappresentare e che noi vogliamo scardinare”. In pratica “hanno comprato i voti di tanti italiani poveri”, ecco, la sintesi in una frase. Solo che non l’ha detta Renzi ieri per presentare la sua ultima opera letteraria, ma Silvio Berlusconi nel 2019, vedi mai che l’elettorato (ammesso che ne avrà ancora uno, un giorno) non abbia ancora capito da che parte sta (capito, ora, elettorato?). C’è chi ironizza sul fatto che proprio ora che il M5s era nelle peste, con questa sbilenca pace raggiunta in extremis dopo una maxi-rissa tra i maschi della specie, Renzi ha trovato il modo di rivitalizzarlo dandogli un motivo per rimettersi a parlare del mondo che lo circonda.

E siccome Matteo Renzi sta pensando seriamente di firmare i referendum sulla giustizia dei Radicali come ha già fatto Matteo Salvini magari c’è qualcuno che potrebbe ricambiare il favore. “Dopo l’estate va rivisto il reddito di cittadinanza – ha detto proprio lunedì il leader della Lega – perché siamo pieni di imprenditori, ristoratori, albergatori in Calabria che non riescono a trovare personale. Molti rispondono che preferiscono stare a casa, con l’aria condizionata, con il reddito di cittadinanza piuttosto che andare a lavorare. Quindi c’è qualcosa che non funziona. Invece di creare occupazione, crea lavoro nero e disoccupazione”. D’altra parte lo stesso segretario del Carroccio – suo malgrado senza l’agognata aria condizionata – davanti alle video-inchieste sul lavoro stagionale sottopagato e al nero de ilfattoquotidiano.it, aveva dovuto concedere che ai propri figli avrebbe consigliato di rinunciare, ma comunque aveva minimizzato, dicendo che “ovunque c’è chi fa il furbo”.

Figurati in politica, ora che all’orizzonte sono un po’ più nitidi i contorni del Quirinale, a venti giorni dall’inizio del semestre bianco, ora che comincia la lunghissima, lentissima discesa verso la fine della legislatura. Si salvi chi può. Il ddl Zan, lo sblocco dei licenziamenti, ora il reddito di cittadinanza: i segnali li ha mandati. È quasi l’ora che qualcuno li raccolga.

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