Prima il consigliere regionale del Pd Nicola Irto che ha denunciato il suo partito diviso in “piccoli feudi” e affetto da “trasversalismo” tendente a destra. Poi le primarie alle quali voleva partecipare anche la sottosegretaria del M5s Dalila Nesci. Dopo ancora è spuntato il professore Enzo Ciconte, storico e studioso delle mafie, il cui nome però non è mai stato ufficializzato come possibile candidato.

Di nuovo le primarie, quindi, superate solo dal nome dell’imprenditrice Maria Antonietta Ventura. Ufficializzata la scelta da Letta, Conte e Speranza, la candidata in pectore ha rilasciato anche interviste sui giornali prima di ritirarsi a causa di un’interdittiva antimafia che ha riguardato l’azienda di famiglia.

Una piccola parentesi, giusto il tempo di dare in pasto alla stampa altri tre o quattro nomi (come l’europarlamentare grillina Laura Ferrara, l’imprenditore Nino De Masi, il sindaco di Soverato Ernesto Alecci e il deputato del M5s Massimo Misiti) e il centrosinistra ha scelto il suo candidato a presidente della Regione Calabria che ad ottobre dovrà affrontare l’aspirante governatore di centrodestra Roberto Occhiuto e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris che ha riunito la sinistra radicale.

Dopo l’impasse dovuta allo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, che ha contribuito a rallentare le trattative del centrosinistra, la girandola dei candidati si sarebbe fermata su Amalia Bruni, scienziata di livello mondiale, allieva di Rita Levi Montalcini e direttrice del centro regionale di Neurogenetica. Il condizionale è d’obbligo vista la schizofrenia di un Pd calabrese che in questi ultimi mesi ha dimostrato di avere più candidati a presidente della Regione che tesserati. Tuttavia sembra che sul nome della Bruni ci sia la convergenza del Partito democratico e del Movimento cinque stelle.

Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, la candidata è professoressa di Neurologia e di Genetica Medica. Originaria di Lamezia Terme, Amalia Bruni ha 66 anni ed è presidente della SinDem (Società Italiana di Neurologia delle Demenze), collabora con le università calabresi e, nella sua città di origine, guida da venticinque il Centro Regionale di Neurogenetica, presidio sanitario di livello internazionale. Bruni ha collaborato con il premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini ed è nota soprattutto per aver guidato il suo team di ricerca nella scoperta della “nicastrina” ovvero la glicoproteina delle membrane intracellulari neuronali implicata nel meccanismo patogenetico della demenza precoce dell’Alzheimer.

Questa scoperta ha proiettato la candidata Bruni sul palcoscenico mondiale della ricerca scientifica in ambito sanitario. Nonostante le proposte di collaborazione provenienti dai migliori centri di ricerca esteri non ha mai voluto abbandonare la Calabria, preferendo condurre il suo lavoro e suoi studi a Lamezia Terme, coinvolgendo numerosi giovani calabresi. Negli ambulatori dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia, grazie al suo impegno sono state seguite e curate oltre 13mila persone affette da demenza, molte delle quali provenienti da fuori regione.

Nel tardo pomeriggio ci sarà l’ennesima riunione del centrosinistra, una sorta di interpartitica dove il nome della Bruni sarà presentato a tutta coalizione. Al netto di sorprese dell’ultima ora, negli ambienti del Pd sono fiduciosi di trovare la quadra. Addirittura la scienziata Bruni potrebbe trovare d’accordo anche Carlo Tansi, il candidato civico che nel 2020 corse da solo non riuscendo a raggiungere il quorum e che, poche settimane fa, ha rotto con De Magistris con il quale voleva contrastare il “Put”, il “Partito unico della torta” di cui, a suo dire, farebbe parte anche il Pd. Lo stesso Pd che oggi rischia di trovarsi in alleanza con Tansi. “C’è molto entusiasmo. Questa è la volta buona” dicono negli ambienti del Partito democratico. Un dirigente locale, invece, tira un sospiro di sollievo: “Finalmente hanno smesso di telefonare a tutti per implorarli di candidarsi a presidente della Regione”.

Resta con il cerino in mano, infine, il senatore Ernesto Magorno e la sua “Italia Viva”. Il primo cittadino di Diamante ed ex segretario del Pd nelle settimane scorse ha annunciato la sua candidatura a governatore e la disponibilità a ritirarla solo davanti alla scelta da parte del centrosinistra di un sindaco giovane. Amalia Bruni non è un sindaco ma una stimata scienziata. A questo punto il renziano Magorno ha tre opzioni: cambiare idea e tornare nella coalizione del centrosinistra, allearsi con Forza Italia e la Lega e quindi andare nel centrodestra o correre da solo alle prossime regionali. Magari sperando di prendere più voti di quanti ne ha presi alle ultime regionali in Puglia il suo amico Ivan Scalfarotto (1,6% dei consensi) che tre giorni fa è stato a Diamante ospite proprio di Magorno.

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