Come vi avevo anticipato in un altro post, sabato 3 luglio ho ospitato, nel mio spazio eventi del Golf Club Albenza, Francesco Zambon che è noto all’opinione pubblica per essersi dimesso dall’Organizzazione mondiale della Sanità. La mia introduzione all’intervista è stata questa a cui sono seguite alcune domande che vi racconto come promesso.

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In questi otto anni di coordinamento della Commissione eventi volutamente non ho mai parlato di me, di medicina e di sanità, non ho mai parlato dei quarant’anni di lavoro di medico, dei 18 anni di impegno sociale per una sanità più dalla parte dei cittadini, dei 450 articoli scritti, dei due libri che racchiudono in modo romanzato il mio essere medico. Non ho mai volutamente parlato del docufilm Vicolo degli onesti che è uscito qualche settimana fa sulla nuova piattaforma del ministero della cultura ITsART.it e sulla piattaforma internazionale, famosa per i documentari, GuideDoc.tv.

Stasera invece parleremo proprio di medicina, di salute e di sanità perché prendersi cura degli altri è un’ottima cura anche per noi. Stasera sono particolarmente felice ed onorato di chiudere il sipario di velluto rosso con un uomo eccezionale, un medico con principi ben fondati, che non si ferma davanti a nessuno, spesso inascoltato, che ci racconterà la sua storia racchiusa nel libro Il pesce piccolo edito da Feltrinelli, che vi consiglio vivamente di acquistare ma soprattutto di leggere con attenzione.

Sono sicuro che nel Vicolo degli onesti siamo almeno in due e che i pesci piccoli spesso disturbano.

Francesco Zambon comincia a raccontare che con la pubblicazione del suo Report voleva dare vantaggio alle nazioni europee sul come affrontare il virus prendendo spunto da un fatto spiegato da un ricercatore israeliano per cui quando ci si trova di fronte ad un agente patogeno, per cui non esiste una terapia o un vaccino, l’unica cosa che si deve fare è quella di scambiarsi le informazioni. “Lavorammo come pazzi – spiega – giorno e notte, prima che l’Italia entrasse in fase due. Il 13 maggio 2020 viene messa online questa pubblicazione dal titolo ‘Una sfida senza precedenti: la risposta dell’Italia alla prima ondata di Covid’. Ranieri Guerra la vide e la bloccò nonostante fosse già approvata perché voleva fosse riportato che il piano pandemico era stato aggiornato nel 2016, mentre noi dicevamo (cosa poi diventata chiara a tutti) che il piano pandemico non era mai stato aggiornato dal 2006. Essendo lui direttore per la prevenzione al ministero della Salute italiana dal 2014 al 2017, anni in cui il piano pandemico avrebbe dovuto essere aggiornato. Anche altri avrebbero dovuto farlo, prima e dopo, ma la sua posizione è ancor più grave ed in conflitto di interesse in quanto lui era contemporaneamente anche in una posizione alta nell’Oms”.

Dopo infinite pressioni la pubblicazione viene messa on line per una ventina di ore e ritirata senza dare spiegazioni. Nella chat emersa dalla Procura della Repubblica di Bergamo fra Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, e Ranieri Guerra quest’ultimo dice: “Ho fatto ritirare il rapporto, farò saltare delle incorreggibili teste come il somarello di Venezia, il capo di gabinetto di Speranza diceva che bisognava far morire il rapporto”.

Zambon dice che nel libro Il pesce piccolo si racconta di un film degli anni 70, Cassandra Crossing, che ha molta assonanza con la storia del Covid. All’organizzazione internazionale della salute a Ginevra (il nome viene cambiato) avviene un attentato, si rompe una provetta e si ha un contagio che si diffonde tramite una persona infettata che prende un treno da Ginevra a Stoccolma. Il treno viene sigillato e deviato su un ponte che sarebbe crollato. Come dire che i pesci grandi possono far sparire i pesci piccoli.

Poi ci racconta che il 13 agosto 2020 il Guardian lo cita dicendo che l’Italia nella prima ondata avrebbe potuto risparmiare 10.000 morti se l’Italia avesse avuto un piano pandemico aggiornato. Lo stesso giornale l’11 dicembre 2020 nel titolo di un altro articolo parla di una cospirazione tra l’Oms e il governo italiano per rimuovere un rapporto scomodo. Fu l’articolo più letto di tutta la pandemia che avesse all’interno la parola Oms.

Zambon riferisce anche che poche settimane fa è andato per la seconda volta alla procura di Bergamo a depositare più di 1500 pagine perché era stato attaccato direttamente da Ranieri Guerra: non aveva detto il falso e non poteva più stare in silenzio.

Da ultimo ci spiega che se si aprirà l’udienza civile l’8 luglio dell’associazione delle vittime della bergamasca per le omissioni della pandemia si dovrà fare chiarezza per le vittime perché ci saranno altre pandemie ma nessuna sarà così catastrofica ad una condizione: che noi siamo in grado di ammettere quello che abbiamo sbagliato, di correggere il tiro e di costruire dalle lezioni che abbiamo appreso. Questo lo possiamo fare solo se abbiamo l’umiltà di ammettere i nostri errori, ma al momento non ci sono i presupposti, perché questa storia raccontata nel “pesce piccolo” è la dimostrazione che si continuano a dire un sacco di bugie.

La storia interessa tutto il mondo per il fatto che un rapporto dell’Oms sia stato ritirato per pressioni di un governo è l’evidenza che l’Oms che è un organismo che deve essere indipendente dagli Stati, in realtà non lo è e quindi è la prova provata che l’Oms non ci dirà mai quello che è successo in Cina realmente.

Io credo che in fondo la pandemia ce la spiegherà la storia perché nell’ultimo anno e mezzo hanno parlato tante persone, poche come Francesco Zambon, ma nella serata a lui dedicata io credo che abbiamo capito – ma occorre leggere il libro e seguire il gruppo “Tutti con Francesco Zambon” su Facebook per capirlo meglio – che questa pandemia è stata gestita male in particolare in Italia, non solo perché colpita per prima.

Stasera abbiamo un po’ fatto la storia grazie a Francesco e per questo, come dice la quarta di copertina del libro, lui e anche noi, perché ognuno di noi può essere lui, non potevamo rimanere in silenzio

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