Le epidemie accompagnano da sempre l’umanità e sono frequenti anche nelle specie animali a vita libera, nonostante la loro in genere bassa densità di popolazione. In corso di epidemia si registra sempre un aumento del tasso di mortalità: ad esempio nel corso della presente epidemia di Covid-19 si sono registrati in Italia nel 2020 circa 746.000 decessi (12.400 per milione di abitanti), invece dei circa 645.000 (10.700 per milione) della media dei 5 anni precedenti. L’eccesso di mortalità risulta quindi di 100.500 (1.700 per milione).

Questo dato è in linea con le prime simulazioni statistiche pubblicate dall’Imperial College e dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine, che prevedevano circa 5.000 decessi per milione di abitanti per il completo corso spontaneo dell’epidemia riducibile alla metà o poco meno grazie alle misure di contenimento. E’ importante sottolineare che nessuno studio ipotizzava che le misure di contenimento (dalla mascherina al lockdown) potessero ottenere risultati molto migliori di quelli osservate, e che i dati citati non includono la mortalità del 2021. Alcuni paesi dell’estremo oriente, inclusa la Cina, hanno riportato mortalità molto basse, ma queste sollevano molti dubbi.

Il vaccino è uno strumento molto più efficace delle misure di contenimento e può ridurre la mortalità dell’epidemia a meno di un centesimo del valore atteso in sua assenza. La mortalità per Covid in una popolazione vaccinata si riduce ai casi nei quali il vaccinato non sviluppa una risposta protettiva sufficiente e ai casi di mortalità dovuta al vaccino stesso. Esistono tanto per la malattia quanto per il vaccino casi di danno permanente diverso dal decesso, ma su questi casi la statistica è più difficile da interpretare, quindi in questo post analizzeremo prevalentemente i dati di mortalità come riportati nel V rapporto Aifa pubblicato pochi giorni fa.

Fino ad oggi in Italia sono state somministrati oltre 32 milioni di dosi di vaccino (72% Pfizer; 24% VaxZevria – ex Astra Zeneca; 4% altri) e sono stati segnalati 328 decessi post-vaccino (10 decessi per milione di dosi). Di questi soltanto 4 sono soddisfano pienamente i criteri di causalità e possono essere effettivamente attribuiti al vaccino, per gli altri 324 il nesso di causalità è dubbio.

Le cause di morte principali sono la coagulazione intravascolare e lo shock cardiogeno; l’anafilassi è stata molto rara. Per avere un confronto si consideri che nonostante la stagione favorevole, che riduce la contagiosità del virus, a oggi si segnalano circa 36 decessi giornalieri per Covid-19, e nel periodo florido dell’epidemia se ne segnalavano dieci volte di più (circa un quinto dei circa 1.800 decessi totali giornalieri): un giorno di epidemia causava più decessi di 32 milioni di dosi di vaccino! Purtroppo non possiamo superare una epidemia senza decessi: ciò che possiamo fare è scegliere la strategia che comporta il minimo danno e non vi può essere nessun dubbio che questa strategia è la vaccinazione estensiva della popolazione adulta (nel caso di bambini e adolescenti il beneficio del vaccino è dubbio perché la mortalità da Covid è bassissima).

C’è oggi un allarme diffuso sul vaccino VaxZevria, non completamente giustificato dai dati. Secondo il report dell’Aifa, il totale dei 328 decessi post-vaccino segnalati (quindi non definitivamente attribuiti alla vaccinazione) corrispondono a 10 per milione di dosi per Pfizer/BionTech e 8 per milione di dosi per VaxZevria (trascuro i vaccini meno utilizzati, ma gli interessati possono consultare il documento originale al link indicato sopra). A causa della preoccupazione del pubblico sul vaccino VaxZevria, le autorità ne hanno limitato l’uso al di sopra dei 60 anni e probabilmente lo vieteranno del tutto, a favore dei concorrenti, principalmente Pfizer e Moderna.

Un problema specifico si pone per i cittadini di età inferiore ai 60 anni che hanno ricevuto la prima dose di VaxZevria, per i quali ci si propone di somministrare la seconda dose con un vaccino diverso. La strategia del mix di vaccini presenta due importanti motivi di perplessità: 1) non sono disponibili al momento veri studi di efficacia; 2) la grandissima maggioranza degli effetti avversi per VaxZevria è segnalata per la prima dose (circa il 90%), mentre per Pfizer le due dosi sembrano comportare rischi simili: rimpiazzare VaxZevria con Pfizer alla seconda dose potrebbe aumentare il rischio complessivo anziché diminuirlo.

Ogni decesso è un evento drammatico e sottrae una persona all’affetto dei suoi cari; d’altra parte la morte è un evento inevitabile per ciascuno di noi. Se i decessi sono inevitabili, è però importante contrastare il panico e le false credenze diffuse. I vaccini non azzerano i decessi ma li riducono da una stima potenziale di 5.000 per milione ad una di qualche unità per milione e VaxZevria non sembra al momento significativamente peggiore di Pfizer. L’importante è proseguire con la campagna vaccinale nei paesi ricchi e promuovere la distribuzione dei vaccini nei paesi poveri.

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